the last bad day of the year
Sono ancora qui, vivo e poco vegeto. Non è mica un risultato da niente, coi tempi che corrono. Questo inverno infame sta cercando di piegarmi attaccandomi sulla salute. Lo dicevo a mia moglie l'altro giorno: questo freddaccio ci ucciderà tutti. Lei ha alzato il riscaldamento e ha regolato la temperatura dell'acqua sanitaria elevandola di parecchi gradi. Tra le tante cose che mia moglie ancora non ha capito, c'è anche la differenza tra temperatura dell'acqua sanitaria e quella di riscaldamento, così adesso ogni volta che mi lavo le mani me le spello lessandole sotto un getto di acqua incandescente. Dicono gli esperti che nei primi giorni del nuovo anno potrebbe nevicare anche a bassa quota. So già che non succederà, come non succede ormai da anni, e allora gli esperti si affanneranno a darne la colpa all'effetto serra e al surriscaldamento globale. Dopo settimane di temperature sottozero, le cassandre climatiche torneranno a pronosticare catastrofi non appena la colonnina dei termometri si azzarderà un paio di lineette sopra la media. Fa niente se per settimane si è schiattato a -4 costanti: quello è la normalità. Il mondo va a rotoli solo se fa caldo. Oggi è stato l'ultimo giorno di lavoro dell'anno. Dovrebbe esserci una specie di cerimonia in queste occasioni, come una ricorrenza da festeggiare, un rituale pagano da espletare. In realtà è stata una giornataccia come tutte la altre nel corso dell'anno, se non addirittura peggio. Gli ultimi giorni dell'anno dovrebbero essere di assoluto relax. Si chiude un anno, ragazzi, una serie interminabile di giornate faticose, rotture di coglioni, rogne da gestire, colleghi incazzosi, scioperi degli autoferrotranvieri. In questi giorni ci si dovrebbe raccogliere in meditazione davanti a ciò che resta di un anno di lavoro. Si dovrebbe riflettere su quanto fatto, quanto resta da fare, quando si sarebbe potuto fare mentre non c'è più il tempo di farlo. Invece gli ultimi giorni si concentrano le rotture di coglioni, come se la gente avesse fretta di liberarsi delle rogne rifilandole a chi capita per togliersele dalle mani prima che il nuovo anno li sorprenda con ancora in mano il cerino acceso. Ci sono le chiusure di fine anno, ti dicono. Perchè, dopo la befana non riaprite? Sembra che si possa evitare di trascinarsi nel nuovo anno i propri problemi semplicemente rifilandoli sul gobbo a qualcun altro entro il 31/12. Ci hanno provato in tanti con il sottoscritto in questi giorni. A tutti coloro che mi hanno scaricato un problema, pensando di liberarsene entro fine anno, garantisco che restituirò tutto con gli interessi prima ancora che la befana sia sparita con la sua scopa. E tanti auguri a tutti.
|