Non se ne abbia a male Santità, può capitare a tutti prima o poi di risultare poco graditi a qualcuno/qualcosa, di ritrovarsi indesiderati in una determinata situazione o contesto.
Ma non è facendo l'offeso e negandosi che se ne esce facendo la figura di quello buono che ha sempre ragione, solo perchè ad esser testa di cazzo son sempre gli altri.
Oddio (ops! perdoni, Santità), in tutta questa faccenda di teste di cazzo ne son sfilate tantissime e un buon numero di queste, abbiamo scoperto, si nasconde nella redazione di alcuni quotidiani, però il suo atteggiamento mi ricorda un po' i capricci del ragazzino che ha portato la palla, quindi o lo fan giocare in attacco oppure non gioca più nessuno.
Premetto che chi le scrive è un progressista mediamente illuminato, convinto che sia doveroso per uno stato democratico garantire a tutti il diritto di avere e poter esprimere le proprie opinioni. Sono uno dei tanti che vivono tra molti dubbi e poche certezze, che si tratti di scienza, di fede o solo di cambiare tinta alle pareti del salotto.
Per questo ritengo che in tutta questa vicenda, che tanto scalpore e agitazione sta portando nel mondo politico e non solo, i colpevoli stiano bene o male da entrambi i lati della barricata. A partire da Lei, Santità.
Lei aveva ben chiaro in che ambiente si sarebbe ficcato varcando le soglie della Sapienza. Era a conoscenza del fatto che nel corpo docente si annida una nutritra frangia di ex sessantottini militanti, intellettuali dall'illuminismo un po' integralista, che non avrebbero perso l'occasione per ribadire con ogni mezzo e forma il loro diritto alla laicità.
Una dichiarazione d'amore verso il laicismo, questa dei professori della Sapienza, che lascia un po' il tempo che trova se è vero che nel giugno 2006 la stessa Università ha stipulato un accordo per la creazione di un comitato accademico italo-egiziano di «studi comparati per il progresso delle scienze umane nel Mediterraneo», accordo siglato alla presenza dello sceicco Sayed Tantawi, uno che ha scritto fatwe per giustificare i kamikaze palestinesi e inneggia senza mezzi termini alla guerra santa.
Eppure in quell'occasione nessuno si sognò di scrivere al magnifico rettore per contestare la faccenda e rivendicare il sacrosanto principio della separazione tra scienza e fede. Tantawi si, invece Lei no: Santo Padre, la coerenza non è di questo mondo.
Senza contare infine che a una certa parte degli studenti iscritti non sarà sembrato vero di avere un'occasione per far casino e contestare, magari senza aver neanche ben chiaro chi e cosa stavano contestando. Ma Lei sa come sono i giovani d'oggi, insoddisfatti e senza ideali, sempre pronti a schierarsi su qualsiasi fronte basta che ci sia un po' di casino e qualche canna da rollare.
Santità, accetti l'umile consiglio di una pecorella smarrita: la prossima volta, invece di puntare ad istituzioni blasonate e pericolose come la Sapienza, provi con una piccola scuola di periferia, di quelle che si barcamenano tra bilanci risicati e carenze strutturali. Una di quelle piccole realtà educative dimenticate da Dio (il suo e quello di tutti gli altri) dove sui banchi si parlano tre lingue e ai bambini vien chiesto di portarsi la carta igienica da casa. Per la Chiesa di Roma, da millenni schierata dalla parte dei più deboli, questo si che sarebbe un bel gesto di coerenza e carità cristiana.