Una mano tocca ferro e l'altra è sulla patta
Secondo gli arcani principi che regolano la nostra psiche, quando il numero di giorni che ci separano dal nostro 40° compleanno è inferiore a 365, i nostri pensieri cominciano ad orientarsi con progressione costante verso il tema della morte. Non sono preludi di uno stato depressivo, ma semplici prese di coscienza. Non ci si può limitare ad una grattata di coglioni ogni volta che la moglie suggerisce la sottoscrizione di una polizza vita. Prima o poi l'innegabile caducità della natura umana ci costringerà a delle riflessioni serie sulla questione.
Il mio problema è che di serietà ne ho poca, inoltre nutro pochi convincimenti circa l'esistenza di una vita eterna ultraterrena, quindi al momento mi limito a fantasticare circa le modalità con cui potrei un giorno -che per ovvie mi ragioni mi auguro assai lontano- passare nel mondo dei più.
Considerato che da parte di padre abbondano le cardiopatie da ipercolesterolemia, mentre da parte di madre si registra una confortante tendenza alla longevità, mi autoassegno un realistico 50% di probabilità di schiattare per patologie coronariche. Prospettiva tutt'altro che allettante, e che per tendenza ad un pigro fatalismo neanche tento di combattere (se si esclude qualche pillolona di omega3 ogni tanto, quando mi ricordo di prenderla), ma ragionevolmente prevedibile. Si aggiungono poi innumerevoli altri fattori di rischio che concorrono alla possibilità di una mia eventuale dipartita a seguito di evento clinico avverso: 15 anni da fumatore accanito, esposizione prolungata alle polveri sottili milanesi, abuso di videogames, consumo compulsivo di caramelle gommose, moglie ansiogena, etc. Il tutto fa un altro buon 30%, a voler stare larghi, di possibilità di schiattare per cause psicofisiche. A questo va poi aggiunto un ulteriore 15% di rischi extrafisiologici quali incidenti domestici, sinistri automobilistici, fenomeni criminali, etc.
Al netto di tutte le sfighe sopra elencate mi rimane quindi un misero 5% su cui almanaccare circostanze di morte improbabili e fantasiose, tipo la caduta in un vulcano attivo, un'invasione di alieni antropofagi o l'attacco di un varano di Komodo. Se proprio di qualcosa devo schiattare, che ci sia almeno un tocco di originalità. Anche le esequie dovranno essere in sintonia: in chiesa, ma con cameriere in topless che gironzolano tra i banchi servendo Campari e birre medie, gente allegra che chiacchiera in un'atmosfera rilassata, musica giusta dagli altoparlanti, ed io seduto in prima fila, fuori dalla bara usata come tavolo per gli snacks. Infine che le mie spoglie siano incenerite in un forno per la pizza e i residui smaltiti nel rispetto dell'ambiente. Allegria, eccheccazzo.
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