La mia dipendenza dalla liquirizia comincia esattamente nel novembre del 2001 in coincidenza con la fine della schiavitù dal tabacco. Dopo un primo, brevissimo periodo di attaccamento alla cicche alla nicotina Nicorette -quelle che ti aiutano a troncare con le sigarette e intanto ti spaccano in due lo stomaco- ho amplificato la mia istintiva e insana passione per il succo della dolce radice, fino a diventarne dipendente tanto quanto lo ero dalle sigarette.
Chissà perchè, ma quando un fumatore decide di smettere la prima cosa che fa è buttarsi sulla liquirizia. Forse per il suo sapore amarognolo? O perchè ha lo stesso colore della nicotina? Oppure, come ho letto non so dove, contiene delle sostanze in grado di attenuare i sintomi dell'astinenza da tabacco? Io non lo credo. Anzi, mangiare liquirizia mi faceva venire voglia di fumare e l'unica possibilità per non cedere era mangiarne sempre più. Ormai sono più di 5 anni che non tocco una sigaretta, in compenso ho divorato tonnellate di liquirizia e suoi derivati.
Un consiglio a chi vorrebbe uscire dal tunnel del tabacco per entrare in quello della Glycyrrhiza glabra è di evitare le radici, il classico bastoncino da succhiare: oltre a devastare i denti (i nostri incisivi, a differenza di quelli dei roditori, non crescono a ritmo continuo anche in età adulta), induce il povero ex drogato a tenere il mistico legnetto tra indice e medio, come si fa in genere con la sigaretta, offrendo occasione di scherno a chi sta intorno ("hai smesso di fumare?" "si, si capisce?" "no, niente...").
Le mie preferite sono le Saila Extra Forte, quelle in confezione nera con scritte oro. Ne divoro in quantità industriale, soprattutto dopo pranzo quando l'effetto digestivo riconosciuto alla magica radice si fa apprezzare di più. Il problema è che una scatoletta di Saila in centro a Milano costa poco meno di un pacchetto di MS... Però mi dicono che ci guadagno in salute. Speriamo bene, eccheccazzo.
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