Mi è stata richiesta un'opinione sullo scandalo della Clinica Santa Rita, e ben volentieri provo a dare il mio punto di vista sulla vicenda della quale -doverosa premessa- ho una conoscenza limitata a quanto riportato dalle cronache.
A chiedermelo è un amico di vecchia data che in Santa Rita ci ha lavorato e ci lavora in qualità di medico
ed è totalmente estraneo ai fatti in questione.
Presso la Santa Rita ci sono stato un paio di anni fa per un esamuccio clinico di routine; una sola, breve occasione, forse troppo poco per poter esprimere giudizi di merito sull'intero complesso, ma la sensazione che ho avuto è stata comunque quella di una struttura efficiente, dinamica, funzionale come ci si aspetta da una struttura privata a sanita convenzionata norditaliana.
E' triste ora dover temere che un santuario del diritto alla salute all'avanguardia come la Santa Rita possa diventare lo specchio di una società incapace di competere sulla qualità dei servizi, perchè focalizzata esclusivamente sulle logiche del profitto ad ogni costo e della necessità di fare cassa al di là di ogni vincolo etico e morale.
Le cronache degli ultimi anni sono disseminate di scandali sanitari, diagnosi errate, operazioni e terapie sbagliate. Ma se l'errore medico, spesso shoccante per gravità e conseguenze, rientra nel triste calderone della cosidetta "malasanità", ben più grave è l'impatto sulla pubblica coscienza di eventi speculativi perpetrati sulla pelle dei pazienti.
Sbagliare una diagnosi -magari per incompetenza- è una grave misfatto, ma mercificare la sofferenza altrui per proprio tornaconto è un'abominio criminoso.
Che differenza c'è tra un medico che asporta un polmone senza alcuna necessità se non quella di fare cassa, e un volgare trafficante d'organi?
E' ovvio che di fronte ad abomini morali di questa portata l'opinione pubblica si senta perduta, tradita, facile preda del sensazionalismo mediatico, disposta a fare di tutta l'erba un fascio.
Sono fermamente convinto che i 900 dipendenti della Clinica Santa Rita siano in stragrande maggioranza persone corrette e onesti lavoratori, costretti a subire le conseguenze della disonestà di pochi, ma è pur vero che si fatica a immaginare come questi pochi siano riusciti ad agire per anni nell'ombra, assolutamente indisturbati, nel silenzio e nell'indifferenza generale.
Possibile, ci chiediamo tutti, che nessuno sapesse, nessuno vedesse, nessuno sentisse il bisogno di dire "basta" a quello schifo?
Dov'erano tutti gli organi di controllo, interni ed esterni alla struttura, deputati a vigilare sulla qualità delle prestazioni? Dov'erano quegli ordini professionali dei medici che hanno preferito abdicare il proprio ruolo di garanzia nei confronti del paziente, accontendandosi di essere misurati più su parametri di esercizio (e di bilancio) che di servizi al malato?
Creare un mostro solo per darlo in pasto alla pubblica indignazione non è giusto, ma la necessità di far luce fino in fondo su quanto successo alla Santa Rita è irrinunciabile.
Chiarezza: al momento dovrebbe essere questa la parola d'ordine. Desiderio di far luce sugli eventi con serenità e rigore, senza sensazionalismi mediatici nè assurde cacce alle streghe.
Novecento persone impegnate quotidianamente e con passione nella loro opera al servizio di chi soffre chiedono che si rispetti la loro professionalità e integrità morale, e il miglior modo per farlo è far sì che quei pochi incapaci di condividere gli stessi principi e valori vengano allontanati e paghino, loro soltanto, le colpe di questo disastro.
Quanto sopra è stato anche inserito come commento nel blog della Clinica Santa Rita