Chi avesse l'occasione di passare in questi giorni davanti al Duomo di Milano potrà notare, a lato del portone sinistro, una distesa di bottigliette d'acqua di varia foggia e natura. Rappresentano una forma di solidarietà che cittadini e passanti hanno voluto dimostrare nei confronti del caso di
Eluana Englaro, la ragazza in coma da 16 anni a causa di un incidente d'auto.
Quelle centinaia di bottigliette sono una forma simbolica di protesta da parte di chi si oppone alla sentenza della corte d'appello di Milano la quale ha accolto l'istanza del padre della ragazza che da anni chiede che venga sospesa l'alimentazione e l'idratazione forzata alla figlia.
Anche Giuliano Ferrara, in rappresentanza del suo Movimento per la Vita, ha voluto lasciare una bottiglietta per testimoniare la sua contrarietà alla sentenza.
Acqua per Eluana, e poi tantissimi messaggi: foglietti di carta, ritagli di giornale, frasi e pensieri su bigliettini appiccicati alla parete da chi si appella al principio della sacralità della vita, anche quando è solo una pseudo-esistenza.
Ma tra quelle centinaia di bigliettini ce n'era uno che, a mio avviso, nell'essenzialità di una semplice domanda riassume lo sgomento con cui ognuno di noi è costretto a fare i conti davanti al caso di Eluana, al di là di ogni criterio etico, principio morale o dogma religioso:
"...E SE FOSSE CAPITATO A VOI?"
Ecco, appunto. Pensateci, cari portatori d'acqua e di princìpi assoluti, ed eventualmente non abbiate timore né vergogna nell'andarvi a riprendere la vostra bottiglietta.
p.s. considerazione sdrammatizzante: nel caso di Giuliano Ferrara ovviamente la questione neanche si pone in quanto le sue scorte idro-lipidiche gli permetterebbero una lunga permanenza in stato vegetativo senza la necessità di alimentazione forzata.