L'altro giorno un conoscente mi ha inoltrato la mail di un certo Roberto Forni, "privato cittadino non aderente ad alcuna organizzazione politica, religiosa, o di alcun altro genere", il quale, dopo ampie giustificazioni per l'invasione della privacy dei destinatari ed improbabili spiegazioni sui metodi utilizzati per ottenere i loro indirizzi mail, propone di sottoscrivere una
petizione online affinchè venga annullata la sentenza della corte d'appello di Milano sul caso di Eluana Englaro.
Come noto, la Cassazione ha respinto il ricorso contro la sentenza della Corte d'appelo di Milano che aveva concesso a Beppino Englaro, padre di Eluana, di poter sospendere l'alimentazione e l'idratazione forzata alla figlia in coma irreversibile da sedici anni. Nella sua mail invece mr Forni sostiene la necessità di (testuale) "
fermare almeno temporaneamente l'esecuzione del decreto" poichè, dice, "sono passati 16 anni dall'incidente, penso che un pò di tempo in più possa far ragionare meglio ad acque calme..."
Al di là del fatto che dopo 16 anni le acque hanno avuto fin troppo tempo per calmarsi, è comunque lecito che su un tema così complesso e delicato i punti di vista siano molteplici. Il mio, ad esempio, è sostanzialmente opposto a quello di Forni, ed nella mia risposta alla mail l'ho spiegato chiaramente.
Devo in ogni caso ammettere che l'iniziativa di Forni, pur non avendo cambiato di una virgola le mie opinioni sul tema dell'eutanasia, ha messo in evidenza certe mancanze sul lato pratico.
Ci riflettevo ieri sera, nel traffico della tangenziale, mentre come ogni sera rischiavo la pelle nel tentativo di guadagnare l'uscita verso il delirio viabilistico della nuova fiera. Mi chiedevo cosa succederebbe se un giorno o l'altro uno dei tir contro i quali mi tocca guadagnare a braccio di ferro il diritto di passaggio, decidesse all'improvviso di mettere a frutto la sua superiorità cinetica, scaraventandomi nella stessa situazione in cui si trova ora la povera Eluana.
Mano sui coglioni, certo, ma al di là di questo è necessario capire quale sarebbe la mia posizione giuridica, considerato che non ho mai espresso pubblicamente e in nessuna forma le mie volontà circa eventuali procedure di fine vita. La Englaro almeno a suo padre aveva detto come comportarsi. Io neanche quello. Sono giuridicamente scoperto. Un giorno potrei ritrovarmi nella disgraziata situazione di non poter esprimere precise e libere volontà circa la determinazione del mio destino, e il rischio è che un qualsiasi Giuliano Ferrara, o un card. Bagnasco, o addirittura il "libero cittadino" Forni possano farlo al posto mio. Ipotesi sconcertante.
Per questo oggi, in pieno possesso delle mie (poche) facoltà mentali,
dichiaro che
-in caso di malattia o trauma invalidante che determini una situazione di coma irreversibile e stato vegetativo permanente, tale da impedirmi qualsiasi forma di relazione e che comporti la totale dipendenza delle mie funzioni vitali dall'ausilio di macchinari, per un periodo di tempo continuativo e protratto di 3(tre) anni almeno,
chiedo
- che venga sospesa ogni forma di accanimento terapeutico e di sostentamento forzato; al limite, come ultimo pasto, frullate una pizza e mettetemela nella flebo.
- che non venga dato alcun risalto mediatico alla faccenda. In particolare vorrei che si evitassero le petizioni online da parte di privati cittadini che poi mandano mail ad altri cittadini per sensibilizzarli sulla necessità di negarmi un dignitoso trapasso.
- che sia impedito a Giuliano Ferrara -o a chiunque altro in sua vece- di ammorbarmi con bottigliette d'acqua e lezioni di morale non richieste.
- che mi vengano somministrati dei derivati oppiacei nell'eventualità che nonostante l'incoscienza io possa comunque provare dolore; anzi, già che siete in ballo, buttatemi dentro tutte le droghe che vi riesce di recuperare: almeno una volta vorrei provare tutte quelle sostanze da cui mi sono sempre tenuto alla larga.
- che a spegnere i macchinari e staccare i sondini siano infermiere avvenenti e vestite in modo succinto: del resto si vive (e si muore) una volta sola, no?
Manca qualcosa? Ah si: niente fiori, ma opere di bene.