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Addio mr B.C.
Di SuperCirio addì 13/04/2007 @ 22:22:58, in Cose Di Cui Non Mi Intendo, linkato 2115 volte)
L'ho saputo solo oggi: sabato scorso a New York è morto, all'età di 76 anni, Johnny Hart, disegnatore, fumettista e creatore negli anni sessanta di due "strisce" a fumetti che restano tra le più amate della mia gioventù: B.C. e il Mago di Wiz.
Per B.C. ho un affetto particolare, perchè lo ricordo abbinato ad un'altra delle mie passioni giovanili: la fantascienza; le sue strisce infatti erano in appendice ai volumi di Urania, dei quali sono stato per anni un accanito divoratore. Poi le ritrovavo - insieme alle strisce del Mago Wiz- sulle pagine di Linus negli anni d'oro della rivista. Inoltre mia madre, altra grande appassionata delle strisce di Hart, possedeva varie raccolte che leggevo e rileggevo decine di volte, scoprendole ogni volta incredibilmente divertenti e attuali. B.C. era ambientato nella preistoria, eppure riusciva con impareggiabile senso dell'attualità a prendere per il culo il mondo moderno, e la società USA in particolare. Il Mago di Wiz, ambientato in epoca medievale, aveva personaggi con una tale caratterizzazione che potrei tranquillamente trasporne una buona metà -vizi difetti e virtù compresi- tra i colleghi e conoscenti con i quali mi trovo ad avere a che fare tutti i giorni. Il re arrogante e complessato, il guerriero pavido e sbruffone, il boia col suo cinismo universale... i personaggi di Hart incarnavano le nevrosi, le paure e le miserie del nostro tempo spostandole su un diverso piano temporale e proprio in questo, a mio avviso, stavano le ragioni del loro successo. Anche Schulz coi suoi Penauts descriveva con ironia spaccati d'America, ma nel suo caso era una comunità di bambini, opportunamente "adultizzata", a dare corpo e voce all'America negli anni post Vietnam. Hart invece operava una traslazione temporale delle vicende che metteva in striscia, affrontando temi di attualità attraverso il filtro di una diversa e più divertente collocazione storica. Le strips di Hart facevano parte, in quegli anni, di una categoria di fumetti che si definiva intellettuale. Era il periodo in cui uomini di cultura come Umberto Eco e Oreste del Buono esaltavano il ruolo del fumetto come forma d'arte, al pari o quasi di un'opera letteraria. Oggi le cose stanno esattamente all'opposto. Basti pensare che nel panorama italiano la parte del leone è riservata ai vari Dylan Dog e Martin Mystere. Belli, certamente: albi di Dylan Dog ne ho letti, e con piacere, a decine. Ma l'ironia di B.C. e Wiz era tutta un'altra cosa. I miei autori di fumetti preferiti erano (oltre ad Hart) Jacovitti, Bonvi e Max Bunker. Tranne quest'ultimo, tutti gli altri se ne sono andati. Anche se mi ritengo solo un appassionato di fumetti e non certo un esperto, credo lo stesso che non siano molti gli autori contemporanei in grado di prendere il loro posto.