Chi segue il calcio -e magari mastica nerazzurro da anni- sa che in casa Inter quella contro la stampa è da sempre una guerra di logoramento. Le ragioni sono facilmente intuibili: in un paese dove editoria ed informazione, compresa quella sportiva, sono concentrate nelle mani di un'unica persona che -caso vuole- è anche proprietaria di una squadra rivale, non è difficile farsi dei nemici.
Per società, squadra, allenatore e tifosi interisti stare sotto il fuoco incrociato di giornali e tv è una condizione normale. Era così quando non si vinceva una fava, figuriamoci ora che si intravede il terzo (quarto?) scudetto consecutivo.
Se poi si considera che nell'ultima partita l'Inter ha pareggiato in extremis un risultato che sembrava già destinato a far male, e lo ha fatto contro la Roma di mamma RAI, allora diventa più facile capire le cause di tutta quell'avemaria di polemiche che da giorni tengono banco su giornali e tv più della
crisi economica o della
bozza Sacconi sulle pensioni.
La differenza rispetto ai tristi anni passati è che ora in questa sporca guerra l'Inter può schierare in prima linea quel pezzo d'artiglieria dal potenziale devastante che è Mourinho; uno che non ha paura di dire le cose come stanno, anzi sembra quasi compiacersi dello scompiglio scatenato con regolarità dalle sue conferenze stampa fuori dell'ordinario.
Il portoghese è riuscito a terremotare l'ambiente scardinando quei meccanismi un po' perversi che in Italia regolano il calcio parlato (e molto spesso anche quello giocato) calamitando su di sé con la stessa sorniona indifferenza critiche e consensi, dichiarazioni di stima e malumori, antipatie e affetti.
D'altronde se è arrivato ad
affascinare fino alla benedizione anche un opinionista politico al di fuori dell'ambiente calcio come Giuliano Ferrara, un po'
special lo è davvero, no?
Poi finisce che
si va a Genova e si buscano 3-pere-3 e allora, benedetto o no, una scarpata
special gliela darei con gusto...