Oggi sono stato dal medico per capire quanto tempo impiegheranno i miei dolori addominali per condurmi nelle verdi praterie dell'Altrove (ipocondria e sindrome-da-camice-bianco combinate assieme sono devastanti) e già che ero lì ho cercato di capirci qualcosa su questa faccenda dell'influenza dei suini, almeno dal loro punto di vista (quello dei medici, non dei suini).
In effetti volevo essere rassicurato, sentirmi dire che si, la pandemia è in corso e si muove in fretta, ma tutto sommato non c'è da preoccuparsi, sono le solite esagerazioni dei media che alimentano ansie su emergenze che in realtà tali non sono, che la situazione è sotto controllo, etc.
Non è andata proprio così. Diciamo che la mia brillante dottoressa di base ha un approccio alla questione decisamente fatalista e si può riassumere in due punti chiave:
- sarà difficile evitare di essere contagiati;
- una volta contagiati, l'unica è sperare che il proprio sistema immunitario sia abbastanza efficiente da contrastare l'attacco patogeno.
In sostanza lo scenario possibile, al netto di tutte le iniziative di contrasto da parte del ministero della salute (vaccini e cazzi vari) è che un sacco di persone si ammaleranno, la stragrande maggioranza di queste guarirà senza problemi, mentre ci sarà una certa percentuale di contagiati che per deficienze immunitarie e/o sopraggiunte complicanze ci lasceranno molto probabilmente la pelle o ci andranno assai vicino. Come per ogni forma influenzale, a rischiare di più saranno soggetti deboli e/o immunodepressi, e da questo punto di vista la A-h1n1 ha le stesse dinamiche delle comuni patologie stagionali, ma con una maggiore capacità e rapidità di diffusione.
"Comunque sia non è il caso di preoccuparsi" ha concluso la mia luminare curatrice.
E in effetti non mi preoccupo... ho ordinato due casse di vaccino e una tenda da isolamento biologico, giro con un termometro in tasca e ho appuntamento dal notaio per il testamento, ma per ora non mi preoccupo.