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La Casta
Di SuperCirio addì 18/06/2007 @ 10:42:46, in La terra dei cachi, linkato 1035 volte)
premessa: post volutamente saturo di qualunquismo, indignazione generica e considerazioni sommarie. Tutti effetti che in genere mi vengono indotti dalla visione di Report su RaiTre o -come nel caso specifico- dalla lettura della prefazione al nuovo libro di G.A. Stella.

E' da qualche tempo che i giornali battono l'argomento della sfiducia dei cittadini italiani nei confronti della classe politica e delle istituzioni.
Oggi ho ricevuto un'altra email di denuncia circa un presunto, ennesimo aumento di stipendio che deputati e senatori si sarebbero autoconcessi, il tutto nel colpevole silenzio dei media.
Poche settimane fa un sondaggio rivelava che circa il 70% degli italiani nutre una considerazione nei confronti della classe politica prossima allo zero assoluto.
Il presidente Napolitano ha ammonito le istituzioni a recuperare quella credibilità politica che ormai pare ogni giorno più in discussione nella pubblica coscienza.
Qualcuno ha ipotizzato l'avvento di un altra crisi come quella del '92, quando l'intero establishment fu scosso fin nelle fondamenta dal ciclone di Mani Pulite.
Infine, non è un caso se "La Casta", l'ultimo saggio di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella incentrato sul malaffare e gli sprechi della politica italiana, è balzato in testa alle vendite appena apparso nelle librerie.
Io volevo comprarlo. Ne ho letto su internet qualche estratto dal primo capitolo: mi è venuto mal di fegato. Non credo che riuscirei a reggere il nervoso se lo leggessi per intero. Troppo lo schifo, troppe le sconcerie che la classe politica italiana, la "casta" appunto, si permette in spregio agli stessi cittadini ed alla fiducia che attraverso l'esecizio del voto è stata riposta nel loro operato.
Stella si pone una domanda che nella sua spiazzante semplicità demagogica racchiude tutto il senso di sgomento che ci coglie dinnanzi alle inaudite storture di cui è capace il nostro establishment: quale futuro può avere un Paese in cui succede tutto questo?
Abbiamo permesso alla nostra classe dirigente di costituirsi a sistema di potere in grado di alimentare se stesso. Un'anomalia mostruosa che attraverso meccanismi di autotutela si garantisce livelli di impunità inconcepibili in tutte le altre grandi democrazie occidentali. Un meccanismo perfetto i cui delicati congegni si contrappesano in un eterno equilibrio tra clientelarismi, corruzione ad ogni grado e livello, collusioni con il mondo degli affari e della finanza, penetrazioni mafiose.

Sto generalizzando, è vero, e non è corretto. Perchè anche tra gli esponenti della nostra politica esistono tantissimi elementi votati alla causa del comune interesse, persone che interpretano con serietà e svolgono con correttezza i compiti del loro mandato.
Ma il malcostume e la malafede sono vizi diffusi nei Palazzi, e lo sono in maniera assai bipartisan, senza distinzioni ideologiche o di schieramento. Basti pensare allo scandalo che infuria proprio in questi giorni attorno alle intercettazioni telefoniche dei vertici DS nel periodo dell'affaire Unipol. Un altro esempio di collusione tra affari e politica, tanto più dirompente in quanto coinvolge fazioni politiche la cui ideologia ha tradizioni di antagonismo rispetto alle realtà del capitalismo, non di consenso alle sue regole (a volte anche poco chiare).
Nel grande gioco della finanza, il compito della politica dovrebbe essere quello di chi detta le regole e vigila perchè vengano rispettate; non quello di sedersi al tavolo e giocare, magari barando.

Si dice che ogni Paese ha la classe politica che si merita. E' giusto. Una nazione dove l'evasione fiscale supera i 270 miliardi all'anno non può che essere amministrata da gente così.