Fatico anch'io a trovarci un senso, ma la scorsa notte ho sognato che combattevo contro orde di zombie.
La cosa più strana è che la figura dello zombie, del morto che non è morto e va in giro a rompere i coglioni a coloro che invece vorrebbero godersi in pace il loro stato di viventi, non l'ho mai considerata più di tanto.
Mi ha sempre lasciato indifferente sia la sua caratterizzazione cinematografica (i pochi film sul genere che ho visto mi hanno annoiato -è il caso di dirlo- a morte) sia quella letteraria (mai letto nulla sul genere). Perfino nel campo dei videogiochi, dove i non-morti hanno sempre furoreggiato nella parte dei cattivi da sterminare senza pietà, ho pochissima esperienza diretta.
Forse è proprio a causa di questa scarsa cognizione di causa che fatico a considerare la battaglia di stanotte come un vero e proprio incubo.
Mancava quell'aura terrificante che a rigor di logica dovrebbe accompagnare un incontro ravvicinato -seppur nella sfera onirica- con tali terrificanti creature. Questo principalmente per tre motivi.
Il primo è che gli zombi del mio sogno non erano terrificanti proprio per niente. Niente bulbi oculari penzolanti dalle orbite, nessun osso fuoriuscito da carni putride, niente abiti laceri. Solo comuni persone dall'aspetto normalissimo, come portei incontrarne a decine passeggiando per la strada in questo momento. Se dal punto di vista iconografico le creature aderivano poco all'immaginario popolare, come atteggiamento erano invece abbastanza conformi al genere: sguardo inespressivo, camminata lenta e trascinata, ostinazione bovina nella ricerca dell'obiettivo (che ovviamente ero io).
Il secondo motivo era la totale mancanza di qualsiasi riferimento splatter. Gli scontri corpo a corpo con le creature si svolgevano senza alcun particolare cruento. Niente sangue, ferite, nessuna espressione di dolore da parte degli assalitori abbattuti.
E questo nonostante la notevole dotazione di armi da difesa a mia disposizione, tra le quali l'immancabile sega a motore, pistole e fucili di vario tipo e calibro, e una grossa chitarra elettrica bianca in grado di sopraffare qualsiasi zombie assalitore con un solo colpo del manico*.
Ma non v'era brutalità nei contrasti. Per esempio, bastava puntare la lama della motosega contro una creatura e questa, dopo qualche istante di immobilità inespressiva, era oniricamente fuori gioco**.
Il terzo motivo che contribuiva a rendere poco terrificante la situazione era l'impostazione videoludica di tutta l'esperienza.
Mi spiego. Possedevo, ad esempio una barra dell'energia. Non saprei dire nè dove nè come fosse quest'indicatore di vitalità, ma ne avvertivo la presenza e la "sentivo" calare ad ogni attacco del nemico, esattamente come nei più comuni videogames "sparatutto". C'è stato un momento in cui ho sbagliato a lanciare una bomba a mano contro un gruppo di zombie incalzanti e questa mi è esplosa troppo vicino riducendo di parecchio la barra dell'energia: mi sono dato del pirla*** per mezz'ora.
Inoltre i nemici erano stranamente categorizzati, come nei videogiochi: c'erano gli zombi semplici, eliminabili con un solo colpo di motosega o di doppietta; a questi si aggiungevano degli esemplari molto più subdoli, veloci e faticosi da abbattere, ed erano tutte donne****. Poi c'erano certi tipi con l'impermeabile verde che avevano la non secondaria facoltà, una volta abbattuti, di ricaricare la mia barra dell'energia.
Ne ho massacrato interi plotoni, per tutta la notte.
Si può chiamare incubo un'avventura così? Io mi son divertito. E' uno dei sogni che mi son piaciuti di più, dopo quello in cui toccavo le tette alla Simona Ventura e quello dove l'Inter vinceva la Champion's.
*Son queste piccole incongruenze che rendono avvincenti i sogni. Semprechè non si tratti delle prime avvisaglie di squilibrio psichico
**un pò come quando da bambini si giocava a cowboy contro indiani: quando la maggioranza ti considerava colpito a morte dovevi abbandonare il gioco.
***oniricamente parlando. Ma mi capita di farlo spesso anche nella realtà (di darmi del pirla, non di lanciare bombe)
****che sogni o sei desto, la donna è sempre donna
|