C'è qualcosa di assoluto e universale nel gesto del medico curante che ti prescrive un farmaco antipertensivo. E' come uno spartiacque, un passaggio assoluto che discrimina tra ciò che sei stato e ciò che non sarai più. Fino ad un momento prima eri un giovane adulto responsabile delle sue scelte e fiducioso, nei limiti del possibile, circa le vicissitudini del tuo destino. L'attimo dopo ti ritrovi scaraventato nella bolgia decadente degli acciaccati, derelitto sciupato dalla schiavitù di una pillola destinata ad accompagnare il tuo declino con l'unico e improbo scopo di rallentarne la corsa. Dio gioca a carte con il nostro destino, il problema è che si scola litri di alcolici tra una mano e l'altra. Dott.ssa: vediamo un po' la pressione; SuperCirio: quella so già che è altina, dottoressa... Doc: vabbè vediamo (puff puff puff) 'aspita, è altina si! Le dò la pastiglia, ne prenda una già a partire da stasera. SC: le farmacie son chiuse a quest'ora. Comincio domani. Doc: se ci arriva SC: porc... faccio almeno in tempo a cenare? Doc: fossi sua moglie, aspetterei ad apparecchiare. SC: .... posso bestemmiare? DOC: in fretta!Il farmaco prescrittomi appartiene alla categoria degli ACE inibitori. Questo significa che da qualche parte all'interno del mio organismo sovrapressurizzato c'è un elemento, un processo fisiologico o uno gnomo beffardo che si chiama ACE, e la pastiglietta ha il compito di inibirne le malefatte. Le controindicazioni occupano più spazio della fedina penale di Berlusconi e in alcuni casi suscitano identica ripugnanza. Una in particolare mi allarma non poco: "calo della libido"... Ma ragazzi, stiamo scherzando?!? Piuttosto mi lascio esplodere fino all'ultima arteria...
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