Di seguito tutti i deliri, in ordine cronologico...
L'occasione era ghiotta e non potevo farmela scappare: per la prima volta in Italia, il fisco rende pubbliche tramite il sito web dell'agenzia delle entrate i redditi imponibili relativi all'anno fiscale 2005 di tutti i contribuenti italiani.
Tutti, hai capito? I tuoi colleghi, il tuo capo, i tuoi amici e parenti...
Alle 8.15 stavo già visualizzando i primi dati. Due ore dopo, mi dicono, il sito è crollato in service down a causa dell'elevato numero di contatti; a quel punto però, tra un travaso di bile e l'altro, avevo ormai dolorosamente preso coscienza del fatto che non ho capito un cazzo della vita. Mi rendo conto che il confronto dello stipendio è come le gare dei ragazzini a misurarsi l'uccello: c'è sempre il rischio di trovare quello che ce l'ha più lungo e gli altri ci restano male. Ma quando ti ritrovi alle soglie dei quarant'anni a realizzare che certi tuoi coetanei incapaci di coniugare un verbo alla terza persona guadagnano il doppio di te, allora l'uccello te lo strapperesti per la rabbia.
In certe cose la lunghezza conta. Eccome.
update delle 16.10: ragazzi!! pare stia venendo fuori un pieno incredibile su questa storia! In questo momento Corriere.it titola in prima pagina la bufera scatenata dall'iniziativa dell'ex ministro Visco. Da nord a sud arruffoni ed evasori sono in sbattimento totale: grazie Visco! Altri 1000 di questi giorni!
Sessant'anni di democrazia italiana: è questo il risultato? Guardateli. Guardateli bene. Guardateli a lungo. Li avete voluti, li avete votati, adesso ce li dobbiamo tenere. Ci sarà un giorno, forse troppo vicino, in cui tutti diranno di averli votati. E ci sarà un giorno, forse troppo lontano, in cui tutti negheranno di averlo fatto. Per quanto mi riguarda voglio che le cose siano ben chiare fin da adesso: questa gente l'avete voluta voi.
Pochi minuti fa un collega annunciava Rutelli in testa al ballottaggio di Roma; immediata la smentita di un'altra collega secondo la quale i primi exit poll davano invece Alemanno in leggero vantaggio. Adesso, prima che qualcuno cominci a ventilare l'ipotesi di un improbabile plebiscito leghista anche a Roma, mi faccio un giro su rete4. La faccia di Emilio Fede è in genere più eloquente di ogni proiezione.
Potranno le mura di Gerico crollare sotto il suono delle sette trombe di corno d'ariete.
Si vedranno nel cielo sette angeli con sette flagelli, venuti a compiere con essi l'ira di Dio.
Verrà Abaddon il Distruttore spargendo sciami di locuste dalle ali rumorose come carri in corsa.
E verranno 200 milioni di soldati a cavallo, e i loro cavalli avranno teste di leone e dalle loro bocche uscirà fuoco, fumo e zolfo...
E fino a che tutto ciò non sarà compiuto io prometto che mai più, MAI PIU' mi metterò sulla A9 Milano-Laghi nella giornata del 25 aprile...
...quando in realtà nessuno sa prenderci per il culo meglio della stampa inglese. Il problema è che abbiamo appena fornito loro un ottimo motivo per continuare a farlo.
Prendete una chitarra classica a 6 corde. Mettetela in mano ad un musicista calvo con la stazza di un taglialegna ucraino. Piazzate sullo sfondo uno di quei separé che usano nelle moschee dello Yemen per dividere l'area di preghiera riservata alle donne. Miscelate tutto ed otterrete Andy Mckee, un funambolico chitarrista la cui bizzarra tecnica esecutoria alterna delicati arpeggi a sonore mazzate sulla cassa dello strumento. Mi pare abbia pubblicato un cd autoprodotto: se qualcuno avesse intenzione di acquistarlo, o addirittura ne è già in possesso, mi farebbe cosa assai gradita piratandomene prestandomene una copia. Eventualmente potrei scambiare con mp3 di Berlusconi e Bossi che cantano "We Are The Champions" coi rutti.
E' normale che uno abbia la curiosità di sapere come sono stati riportati dalla stampa internazionale i risultati delle consultazioni politiche appena concluse. Io però ho fatto qualcosa di diverso: sono andato a rileggermi, dopo il voto, le opinioni che molti giornalisti stranieri hanno espresso alla vigilia delle elezioni, raccontando il loro punto di vista sulla campagna elettorale e la situazione politica italiana in generale. A chi vuol fare altrettanto basta prendere il numero 739 (in edicola fino ad oggi) di Internazionale -pubblicazione settimanale che raccoglie il meglio della stampa di tutto il mondo- e leggervi i giudizi di 50 (cinquanta!) corrispondenti stranieri riguardo campagna elettorale, candidati, programmi, etc. Qui ne riporto uno soltanto, quello del danese Jesper Jensen, giornalista freelance corrispondente dall'Italia per alcune testate del suo paese, che sintetizza e racchiude in modo sostanziale il punto di vista di quasi tutti gli altri: «Berlusconi, candidato premier per la quinta volta in quattordici anni, rappresenta la perfetta metafora della malsana gerontocrazia che affligge l'Italia. Non a caso la sua campagna elettorale ha un forte odore di vecchio: la retorica, gli argomenti, l'odio contro i "comunisti" e contro alcuni conduttori televisivi. Le novità e la speranza sono rappresentate da Veltroni. Se, come sembra, vincerà Berlusconi, a noi corrispondenti toccherà l'ingrato compito di spiegare ai nostri stupefatti lettori perchè milioni di italiani - memori di leggi ad personam, della finanza creativa e di certe figuracce internazionali - sono ancora disposti a farsi rappresentare da lui.» Immagino che a quest'ora mister Jensen abbia già assolto "l'ingrato compito" di spiegare ai suoi lettori le ragioni delle assurde scelte elettorali della maggioranza degli italiani. Ora gli sarei molto grato se le volesse spiegare pure a me.
E così, come ampiamente previsto, ci siamo svegliati in un'Italia diversa. Non migliore, solo diversa. Il barista sotto casa l'ha capito subito: - non mi fai lo scontrino?- Non più.Lo scenario politico sancito dalle urne è netto e lineare come la curva nel morale dei suoi protagonisti: Bossi si sganascia, Berlusconi ride, Veltroni piange e Bertinotti non ha più neanche le lacrime per farlo. Casini tenta di abbozzare qualche sorriso, ma gli escono solo smorfie amare. La gauche italiana non esiste più, almeno in parlamento. Se n'è rammaricato perfino il futuro presidente della Camera G. Fini, affermando che la situazione non trova riscontro nella società reale. Per quanto mi riguarda l'esito di queste consultazioni non ha riservato grandi soprese rispetto alle aspettative. I sondaggi dicevano 'X', e X è stato. La novità è essere finalmente riusciti a tener fuori dai giochi i piccoli rompicoglioni delle ali estreme, sia a destra che a sinistra. Ogni nazione ha i leader che si merita, quindi è giusto prendersi questo.
Molti neanche lo immaginano, ma in questo weekend elettorale, dietro quei simbolini colorati che ci ritroveremo davanti nella solitudine dell'urna, si nasconde un esercito di 101 fuorilegge. Indagati, condannati in via definitiva o in appello per reati di ogni genere, rinviati a giudizio, prosciolti per prescrizione, miracolati dalle leggi vergogna o superprotetti dalle tante forme di immunità parlamentare. Ovviamente la stragrande maggioranza di questa marmaglia si concentra sotto le bandiere del Popolo della Libertà (di rubare): 56 figli di buona donna (compreso lo stesso Berlusconi), ai quali si aggiungono altri 9 ceffi dell'alleata Lega Nord, per un totale di 65 personaggi inguaiati a vario titolo con la giustizia. Segue, con grande distacco, il PD di Veltroni che annovera 18 elementi ambigui in lista. Il resto se lo dividono UDC (9) e i rimanenti partitini. L'unico simbolo senza macchia è L'Italia dei Valori di Di Pietro. In qualsiasi democrazia dotata di senso civico questa gente lavorerebbe in fonderia, altro che fare politica attiva a spese dei contribuenti. Al contrario, in Italia -almeno stando agli ultimi sondaggi- si sceglie di farsi governare da 65 farabutti. Ma dove cazzo vogliamo andare?
Silvio Berlusconi: - «Presidenza di una Camera al Pd solo se Napolitano si dimette» (immediata e furiosa la replica del Quirinale)
- «Mi devi dire come fa uno che parla da dieci ore a concentrarsi se tu gli rompi i coglioni» (rivolto ad un fan troppo sovreccitato durante un comizio)
- «Il pubblico accusatore dovrebbe essere sottoposto periodicamente a esami che ne attestino la sanità mentale» (ed è proprio uno squilibrato a proporlo?)
Daniela Santanché: - «Berlusconi è ossessionato da me. tanto non gliela dò...» (straordinario esempio di profondità politica ed intellettuale)
Umberto Bossi: - «Ciapum el fusìl!» (senza parole)
Marcello Dell'Utri: - «I libri di storia, condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati» (si mormora che Dell'Utri non abbia MAI aperto un libro di storia)
Entro pochi giorni almeno tre dei quattro personaggi sopra citati saranno rieletti alla guida del paese. Ma dove cazzo vogliamo andare?
MUXTAPE.COM è un website dall'interfaccia così scarna e trasandata che al primo approccio fa decisamente cagare. A colpirmi è stata però quest'immagine, l'unico elemento grafico dell'intero sito: una musicassetta, un oggetto di culto per chi ha conosciuto la musica dell'era pre-cd. Ne ho possedute tantissime (e molte ne possiedo tutt'ora), ho scritto migliaia di titoli sulle copertine sempre troppo strette per la mia grafia pacchiana, ho avvolto e riavvolto chilometri di nastro con la penna bic, ne ho fatto merce di scambio e veicolo di messaggi appassionati. Insomma, anche se non ne sento la mancanza, conservo un buon ricordo di quelle vecchie cassettine in plastica che compravo a pacchi da dieci e sembrava non bastassero mai. Rispetto al vinile, le musicassette avevano due massicci punti di forza: la comodità d'uso, legata allo scarso ingombro, e la possibilità di essere personalizzate. Quale appassionato di musica non ha posseduto la propria compilation del cuore su cassetta? Una facoltà che all'inizio nemmeno l'esordio del cd potè eguagliare, almeno fintanto che la masterizzazione è rimasta pratica occulta. MUXTAPE non è niente di più che la versione digitale della vecchia cassettina automixata. E' sufficiente una registrazione base (basta impostare user e password) e poi uploadare una dozzina di brani dal proprio pc. Niente di che, però non costa nulla e poi una bella cassetta la si ascolta sempre volentieri, no?
Vorrei esporre, con l'ormai consueto ritardo rispetto ai fatti, il mio personale e superfluo punto di vista riguardo quanto successo durante il comizio di Giuliano Ferrara a Bologna. Semplicemente per dire che, al di là dei giudizi personali sul merito dei temi in ballo, sicuramente complessi e meritevoli di maggiori e più competenti analisi, e al netto della poca simpatia che provo per il personaggio, ritengo comunque doveroso riconoscere a Ferrara una notevole dose di audacia, al limite dell'impudenza.
Voglio dire: considerati gli argomenti sul tavolo, una certa ostilità da parte della piazza era tutto sommato prevedibile, se non scontata, soprattutto se si considera l'agitazione mediatica entro la quale si muovevano da qualche giorno le iniziative della lista PROLIFE del Giulianone. Eppure lui la faccia ce l'ha messa, bella grossa e rubiconda, facile bersaglio per il dissenso un po' becero di un'orda contestatrice assai efficace nel lancio di uova e pomodori. Forse Giulianone non si aspettava un dissenso così marcato, oppure lo riteneva confinato a qualche frangia ristretta e controllabile, fatto sta che dal punto di vista di immagine il danno è stato enorme, e i panni della vittima ingiustamente colpita nei propri diritti democratici regge fino ad un certo punto. D'altro canto però, come dicevo sopra, è stato l'unico che pur conoscendo il rischio ha scelto di correrlo lo stesso. La forza della coerenza.
Te lo immagini Berlusconi in una situazione del genere? Insulti e uova in faccia invece del solito scenario da convention multinazionale, con gli yesmen adoranti e allineati che si sbracciano scandendo il suo nome? No, Berlusconi (e non solo lui) certi rischi sa come evitarli, e infatti li evita.
Però bisogna riconoscere che per incarnare la sfiducia degli italiani nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti il faccione iroso e inzaccherato di Giulianone funziona mille volte meglio dei sorrisi ceramici di Berlusconi.
Finalmente un politico che ci dà qualche soddisfazione, fosse soltanto quella di centrarlo in piena faccia.
Non è poi così difficile far girare la testa a una ragazza.
Stupidità e ignoranza sono un flagello universale e nessun popolo o nazione ne è immune, tantomeno la superpotenza USA. Però mi agita non poco sentire americani che alla domanda: "quale potrebbe essere la prossima nazione da attaccare nella guerra al terrorismo?" rispondono serenamente: "i'm thinking... Italy!". Mettiamoci l'elmetto.
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