Il senso dei miei vicini per la neve
La neve in città in genere non piace a nessuno, a parte i bambini che ci fanno i pupazzi e i cani che ci pisciano sopra (sui pupazzi, non sui bambini). Però bisogna dire che crea atmosfera, prepara le verze per la cassoela ed ha l'incredibile capacità di modificare gli orari ai miei vicini di casa. Questi sono tutti bravi lavoratori indaffarati e mattinieri proprio come me, ed è consuetudine scambiarsi un saluto di prima mattina, incrociandosi nel tornello dei box prima di impegnare uno dietro l'altro la rampa d'uscita. Tranne quando nevica. In questo caso la zona garage, a quell'ora di solito abbastanza animata, si presenta deserta e silenziosa. Allora prendo la mia pala da neve e attacco a liberare, ancora una volta DA SOLO, la rampa di uscita, rimunginando ipotesi su quali morbi epidemici possono aver colpito così duramente tutto il vicinato, risparmiando soltanto me. Alla fine, quando ormai mi sono convinto che l'intero quartiere sia rimasto vittima di un attacco terrorista a base di gas nervino verso il quale io sono misteriosamente immune, mi asciugo il sudore e con un colpo secco batto la pala sul cemento del tornello per liberarla dalla neve residua. All'improvviso, come se quel suono fosse un segnale convenuto, tutte le serrande si aprono all'unisono e le facce riposate dei miei coinquilini fanno capolino augurandosi vicendevolmente buona giornata. Con altrettanta simultaneità vengono avviati i motori. Il tempo di rallegrarmi del fatto che l'intero vicinato non è rimasto vittima di alcuna disgrazia e il tornello è già invaso da auto che diligentemente si accodano verso la rampa d'uscita, ormai perfettamente sgombra da ogni traccia nevosa. Li saluto uno ad uno mentre mi sfilano davanti, e loro rispondono con un sorriso che fa tanto, tanto Natale...
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