Di seguito tutti i deliri, in ordine cronologico...
Ci voleva una querelle coniugale con farcitura di note piccanti per scalzare l'emergenza della febbre suina dalla prima pagina dei giornali. E se i coniugi in questione sono tali Silvio Berlusconi e signora, c'è da stare certi che i riflettori resteranno puntati in quella direzione ancora per un po'. Non è la prima volta che le magagne familiari tra lo psiconano e la bella Veronica finiscono in piazza, grazie soprattutto a certe intemperanze di Veronica, donna intelligente e di notevole spessore culturale, che non si è mai piegata ai canoni della comprimaria di mera apparenza che la sua posizione (e il suo egocentrico marito) vorrebbero cucirle addosso. A rendere poi ancora più succosa la vicenda è il fatto che a scatenare il casus belli sia stato (seppur indirettamente) proprio un alleato di governo del Berluska, tale G. Fini, promotore della fondazione FareFuturo il cui quotidiano online ha manifestato un certo mal di pancia davanti all'infornata di veline/letterine che Berlusconi avrebbe intenzione di candidare nelle liste del PDL alle prossime europee. «Le donne non sono gingilli da utilizzare come specchietti per le allodole» scrive l'editoriale di FareFuturo; e donna Veronica, che deve avere un'esperienza diretta del vizio tutto berlusconiano di considerare l'avvenenza femminile come un complemento delle proprie esibizioni di potere, non si è fatta sfuggire l'occasione per rincarare la dose: inforca mouse e tastiera e con una mail all'ANSA appoggia la tesi di FareFuturo, arrivando a definire "ciarpame senza pudore" l'ipotesi di candidare donne ad un ruolo politico soltanto in virtù della loro avvenenza. E come darle torto? Personalmente non ho nulla contro veline, letterine, e tettone da studio tv in genere. Però mi girano abbastanza i coglioni all'idea che personaggi privi di qualsiasi esperienza politica possano ritrovarsi in posizioni di potere a fare scelte che riguardano la mia vita, i miei affari, l'istruzione dei miei figli, e quant'altro. Abbiamo già avuto esperienze passate in questo senso, tutte sostanzialmente infruttuose se non addirittura deleterie. Prendiamone uno recente: la Carfagna... che cazzo ha combinato in oltre un anno di governo la ministra Carfagna? Qualche altisonante dichiarazione di impegno post-insediamento, qualche polemicuccia ai limiti del patetico contro le unioni degli omosessuali, e poi? Il nulla. Per inquadrare il fenomeno Carfagna, e in generale tutta la filosofia berlusconiana riguardo le donne in politica, mi casca a fagiolo ciò che l'on. Guzzanti (ex senatore proprio del PDL) scrisse sul proprio blog il 2 novembre del 2008: "È ammissibile o non ammissibile, in una democrazia ipotetica, che il capo di un governo nomini ministro persone che hanno il solo e unico merito di averlo servito, emozionato, soddisfatto personalmente?"Vorrei poter rispondere che no, in linea di massima non sarebbe ammissibile, non fosse che in questo Paese ormai di democrazia ne è rimasta ben poca, persino nelle ipotesi.
Se può consolare, saremo la pirma nazione al mondo a sperimentare una nuova fomra di governo: la mastocrazia*, ovvero il potere delle tette.
* rivendico fin d'ora il copyright sul neologismo
Quante possibilità ci sono che venga ricelebrato il processo agli autori di PirateBay? Di logica, tantissime: tra i giudici che hannno condannato gli autori della famosa piattaforma di file sharing c'era un certo Tomas Norstrom, membro dell'associazione svedese per la tutela del copyright. È come se della giuria del processo Thyssenkrupp facesse parte l'amministratore delegato della Thyssenkrupp stessa. Insomma, palese conflitto di interessi e conseguente vizio processuale. Il fatto è che in ambito giuridico (ma non solo) la logica regge finchè regge un minimo equilibrio di forze e poteri tra le parti in causa, cosa che nel procedimento contro Pirate Bay difficilmente si può realizzare. Da una parte ci sono le potenti lobby dei diritti d'autore coi loro appoggi politici cementati da interessi economici enormi. Dall'altra tre ragazzotti che hanno messo in pratica un'idea geniale, e milioni di utenti internet che grazie alla loro idea scaricano abitualmente contenuti coperti da copyright ma che nello specifico non contano un cazzo, anzi sono proprio loro il bersaglio da colpire tramite l'oscuramento di PirateBay. Ciò che questi ricchi signori si ostinano a non capire è che i primi fruitori di contenuti a pagamento sono proprio coloro che scaricano abitualmente , secondo la logica del "prima assaggio, e se piace compro". E invece no, i potentati del copyright si ostinano nelle loro logiche oscurantiste fatte di minacce, sanzioni, processi a sistemi destinati comunque a rinascere nel giro di poco con altre forme e altri nomi. Qualche anno fa, quando venne smantellata la rete Napster, qualcuno sostenne che il download illegale aveva le ore segnate: i fatti (e l'incremento costante di materiale scaricato) ci dicono oggi l'esatto contrario. Il processo contro PirateBay è solo l'ennesima, patetica e inutile esibizione di forza da parte di un sistema di tutela della proprietà intellettuale che non è stato capace di adattarsi ai cambiamenti di un mondo che si muove più in fretta di qualsiasi sentenza.
Forse i più lo ricordano per il suo romanzo (e per il film da esso tratto) "Crash", ma per me J.G. Ballard, morto ieri a 79 anni, rimane 'Il Cantore delle Catastrofi', come fu definito ai tempi in cui era considerato uno dei massimi autori di fantascienza. Ho avuto la fortuna e il piacere di aver letto i suoi romanzi della famosa 'tetralogia catastrofica', anche se in realtà i romanzi erano 4: "Vento Dal Nulla", "Deserto d'Acqua" ( e non 'il Mondo Sommerso' come molti giornali hanno scritto), "Terra Bruciata" e "Foresta di Cristallo". Per molti versi Ballard aveva anticipato alcune delle grandi problematiche ambientaliste dei nostri tempi. Basterebbe la siccità planetaria di "Deserto d'Acqua" per dimostrare quanto abbia avuto l'occhio lungo su questioni che oggi sono di drammatica e stringente attualità. In fondo, come qualcuno ha detto, la fantascienza è solo un modo poetico di immaginarsi il futuro. E Ballard, da questo punto di vista, non aveva previsto proprio niente di buono...
Solo una nazione da barzelletta come l'Italia e il suo governo di cabarettisti potevano calare le braghe davanti alle pretese di Malta. Malta, capito? Un'isoletta di 400.000 abitanti poco più grande di un fazzoletto, eppure riesce a rifilarci pesci in faccia davanti all'Europa intera. Grazie tante Maroni.
Inutile dire che situazioni del genere diventano il naturale viatico per mille altre problematiche successive; tipo questa, tanto per fare un esempio.
Se è vero che la televisione è un mezzo di dittatura (e il fenomeno Berlusconi è una conferma in tal senso) è anche vero che, paradossalmente, proprio la televisione consente una particolare forma di libertà. Io sono libero di scegliere se guardare o no la tv e quando lo faccio sono anche libero di scegliere cosa guardare e stabilire se/quanto mi piace. Certo, un allineamento massiccio dei contenuti su determinate posizioni o ideologie impoverisce questa libertà (anche in questo caso le reti Mediaset costantemente al servizio del padrone confermano la regola), ma sta al senso critico del cittadino telespettatore percepire quando la funzione di servizio e intrattenimento che costituisce il ruolo primario della tv viene a mancare e subentra invece l'abuso mediatico. Prendiamo Annozero" di Santoro, tanto per fare un esempio di recente attualità. A me Santoro non piace, non mi piace il suo modo di condurre la trasmissione, perfino il modo di parlare mi indispone. In generale non condivido il suo modo di affrontare determinate questioni, ma questo non significa che tali questioni non debbano essere affrontate. Ogni libertà ha un prezzo, e quello di una televisione libera consiste nello sforzo di dover dintinguere i contenuti dai contenitori, separare le idee da chi ce le propone. Se facendo zapping incrocio quella macchietta di Emilio Fede, semplicemente passo al canale successivo. Non voglio vedere Fede né sentire le sue fregnacce pro-governative, quindi non lo guardo: perchè altri non possono fare lo stesso con Annozero? Solo perchè Fede è su una rete privata e Santoro sulla RAI? Non ti piace, sai che è schierato, sei lontano dalle sue posizioni e ideologie, e allora non guardarlo. L'ho già detto che non piace neanche a me, però mi interessano gli argomenti che tratta e continuo a guardarlo. Non mi va che qualche potentino di turno, in virtù di chissà quale meschino processo di lottizzazione politica della tv pubblica, possa permettersi di chiederne a gran voce il boicottaggio o peggio ancora la censura. Non ho mai sentito nessuno invocare con tanta veemenza la censura per Fede, tant'è vero che lo show da banana republic del TG4 continua placido ad andare in onda. Forse Santoro ha ragione: Annozero è come il TG4, però fatto meglio.
Nel flusso costante di servizi e approfondimenti vari sparati di continuo dai tg nazionali, ne ho colto uno che merita un paio di considerazioni. Mi pare, se la memoria non mi frega, che sia passato sabato scorso su un canale RAI. Si parlava della visita del presidente del Senato Schifani nelle zone terremotate. Mentre in sovraimpressione scorreva la scritta con l'invito a sostentere economicamente le vittime inviando un sms solidale, le immagini mostravano il corteo di ben 6 (SEI!) autoblu al seguito di Schifani mentre lasciava le zone disastrate snodandosi tra cumuli di macerie. Ora, io non metto in dubbio che alla seconda carica dello Stato sia indispensabile un servizio di protezione, ma su 6 autoblu ci carichi un esercito, altro che la scorta. Era proprio il caso di pararsi in uno scenario di comune disperazione ostentando un tale schieramento di uomini e mezzi? Qualcuno avrebbe dovuto trovare la compiacenza di ricordare al senatore Schifani che quella pletora di autoblu sono state pagate anche con il contributo di quegli stessi citadini abruzzesi cui adesso il sisma ha tolto tutto, e che di tutto avrebbero bisogno fuorchè della solidarietà pelosa di un re Sole de noantri...
Quale autorità morale si può riconoscere ad una tv di stato che nel notiziario della sua prima rete gongola soddisfatta snocciolando i dati record sugli ascolti durante il dramma del terremoto? Che futuro può avere una televisione che specula sulle tragedie dei suoi stessi utenti?
Ma siamo sicuri che non sia Berlusconi a menare sfiga?
Probabilmente Beppe Grillo sa che non potrà mai, lui solo, sanare il marciume che sobbolle nel calderone della politica e della società italiana, e per questo si limita a sollevarne di tanto in tanto il coperchio per sputarci dentro un po' di vetriolo. Anche nel suo ultimo, affollatissimo intervento al parlamento europeo ha riproposto il meglio del suo repertorio, senza sconti per niente e nessuno: i politici inquisiti e condannati, le storture del sistema finanziario, le truffe dei grandi gruppi industriali, e via discorrendo fino ad un monito nei confronti del parlamento europeo alla vigilia delle elezioni: che non diventi il "parlamento dei lestofanti", il rifugio istituzionale di certi politici mannari che tutto hanno a cuore tranne gli interessi dei cittadini che dovrebbero rappresentare. Per carità, tutto bello e tutto giusto ciò che Grillo ci racconta e da anni pubblica sul suo blog. Magari con un populismo un po' di maniera e certe coloriture eccessive, però sono temi e punti di vista senz'altro condivisibili. Il fatto è che il barbuto genovese mostra spesso una certa insofferenza verso il contraddittorio, e questo può rivelarsi controproducente quando si affrontano temi dai risvolti delicati e che toccano da vicino la quotidianità dei cittadini. Ancora ieri, in collegamento da Bruxelles per la trasmissione Exit della D'Amico, Grillo ha sciorinato 20 minuti di monologo su tutti i temi a lui più cari (con in testa la delicata questione della privatizzazione dell'acqua) salvo poi, a sermone concluso, staccare il microfono e andarsene mentre una stupita D'Amico tentava inutilmente di coinvolgerlo in un contraddittorio con i numerosi ospiti in studio, tra i quali alcuni esponenti politici. Allora io dico: bravo Grillo, ma così non va. Vero che il suo ruolo non è fare politica ma solo denunciarne gli abusi e le anomalie, ma il pubblico ha diritto a capire il perchè delle cose, valutarne cause e ragioni, non solo sentirsele gridate in faccia. È pur vero che Grillo non si limita alla pura demagogia critica ma avanza anche proposte concrete, tra le quali l'ultima -secondo me intelligentissima- di una 'Borsa europea' soggetta a vincoli e controlli comunitari e condivisi. Però le idee hanno bisogno di essere confrontate, discusse, eventualmente anche criticate, perchè possano poi diventare delle buone idee. Il continuo sfuggire di Grillo davanti ad ogni forma di contraddittorio e confronto non va di certo in questa direzione.
È lui. Sempre lui. Soltanto LUI. Ancora una volta il guitto da operetta Berlusconi ci dà una prova della sua innata propensione alle figure di merda. Un vero talento per le figuracce che trova il suo apice quando il pubblico è numeroso e di gran spessore. Da vedere e rivedere, almeno finchè non finirà oscurato dalla censura di stato.
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