Di seguito tutti i deliri, in ordine cronologico...
Calcio? E cos'è? Forse l'elemento chimico con numero atomico 20 e simbolo Ca? Non conosco altri significati per quel termine...
E' da quattro giorni che gli imbianchini hanno terminato di pittarmi casa, e ancora non mi sono abituato a quella sensazione di vivere in un ambulatorio psichiatrico. Tutto troppo bianco, troppo chiaro, troppo asettico. Non ho ancora trovato il tempo/la voglia/l'ispirazione per riattaccare al loro posto le stampe e i quadri che ancora giacciono impilati in garage, terrorizzati dall'idea di essere le vittime incolpevoli di chissà quale furore iconoclasta.
La verità è che voglio perdermi ancora un po' davanti al vuoto smagliante delle pareti disadorne. Almeno finchè non comincerò a manifestare i primi segnali di squilibrio.
Troppo tardi?
Dopo lungo e faticoso sperimentare, sono giunto alla conclusione che Facebook è la più grande cagata del web 2.0. Milioni di persone che si accalcano intorno a contenuti spesso inconcludenti, frivoli o del tutto inutili. Decine di tool per nerd rincoglioniti o adolescenti in fregola, giochini sfigati, dashboards onniprensenti dove tutti si affannano a raccontare i propri cazzacci, ci postano foto sgranate oppure, sulla scia di quell'altra enorme cazzata che è Twitter, ti raccontano attimo per attimo le loro faccende. Ma chissenefrega, caro il mio facebookiano, di sapere cosa stai facendo in ogni momento della tua vita? Se stai scopando son contento per te, se stai morendo ti dedicherò un istante di silenzio... però non assillarmi con la cronaca minuziosa della tua giornata, perchè di banalità ne è già fin troppo piena la mia. La faccenda degli "amici" poi è il massimo della stronzata, l'epigono delle fesserie su cui si è costruito Facebook. Quant'è ridicola la frenesia collettiva nell'autoaggregarsi per allungare a dismisura l'elenco degli "amici", manco fosse l'uccello! E per rastrellare pletore di presunti "amici" non servono particolari doti di socialità e simpatia: basta solo avere del tempo da perdere a cliccare link e digitare nei filtri captcha: per esperienza diretta posso assicurare che almeno il 65% delle richieste vengono confermate dagli interessati. Anch'io ho decine di amici nel mio profilo facebook, ed è tutta gente di cui nulla so e ancora meno mi frega. Chissà a quanti di questi sedicenti "amici" tirerei legnate nei denti se avessi l'opportunità di conoscerli personalmente, ma nella finzione edonistica dell'universo Facebook questo non ha importanza. Ciò che conta è dipingersi attraenti, estroversi, fare i piacioni affabili ed espansivi contando sull'anonimato e la possibilità di virtualizzare la propria personalità tipiche della Rete. E' un culto dell'apparenza globalizzato e sublimato dall'immediatezza tecnologica dell'era digitale. Da questo punto di vista Facebook non ha inventato nulla: semplicemente, ha reso il nulla più accessibile.
Bisogna ammettere che alla fine quella massa di cerebrolesi che ha gestito il piano di rifacimento della viabilità nella zona della nuova fiera ce l'ha fatta a cavare il ragno dal buco. Il nuovo sottopasso Fiera è finalmente una realtà e da un paio di settimane è stato aperto al traffico. Certo, ci sono voluti praticamente 5 anni per arrivare a ciò che in qualsiasi altro paese civile si sarebbe ottenuto in 2, ma non è il caso di mettersi troppo a sottilizzare. Finalmente il sottopasso è aperto e funziona. Anche troppo. La prima conseguenza è stata che gran parte dei pendolari che in questi anni avevano ripiegato su itinerari alternativi, ora sono tornati in massa ad intasare la zona. Non solo: la nuova opera è talmente comoda e completa da aver catalizzato il traffico di tutte le altre direttrici dell'area Milano Sempione, col risultato di aver moltiplicato a dismisura code e ingorghi intorno alla statale. In pratica è stato eliminato un problema al centro ridistribuendolo amplificato lungo il perimetro. E' come lottare con l' Idra: le tagli una testa e subito ne spunta un'altra. Fatto sta che i tempi di percorrenza nell'ora di punta, almeno per quanto riguarda il mio tragitto, sono rimasti invariati se non addirittura peggiorati. Il calvario sarà anche mutato nella forma, ma pur sempre di calvario si tratta.
Quindi sembra proprio che la trattativa per Alitalia sia destinata a fallire. Aveva ragione De Benedetti: tira e tira, alla fine la corda si spezza. Il problema è che il successivo colpo di frusta arriverà tra le chiappe a noi cittadini contribuenti, come sempre.
Tre giorni di quasi-inverno ed io sono già macellato da raffreddore e mal di gola. Se le premesse sono queste, temo che a Natale il panettone dovranno somministrarmelo per endovenosa.
Questo clone dell'orsetto Pooh dall'espressione facèta è Leonardo, nominato ' blogger dell'anno' alla BlogFest 2008 di Riva del Garda. In qualità di lettore di vecchia data del suo blog, mi crogiolo soddisfatto nella consapevolezza di aver puntato un cavallo vincente (anche se lui vince, mentre io neanche partecipo. Vabbè, è la vita...)
"I'm holding out
For the day
When all the clouds
Have blown away" (PINK FLOYD - 'Wearing The Inside Out')
Sono cresciuto inerpicandomi sui meravigliosi "muri sonori" che questo artigiano del Rock sapeva costruire con rara e delicata maestria. Oggi questo mondo è senz'altro un po' più buio, poichè un altro Diamante Pazzo ha smesso di brillare.
La situazione dei mercati finanziari europei in questo momento mi ricorda quella famosa scena del film "L'aereo più pazzo del mondo": " Niente panico... Ok: Panico!!" Ecco, direi che siamo arrivati alla fase in cui non resta nient'altro da fare che lasciarsi andare all'isteria. Proprio quando i maggiori analisti cominciavano timidamente a ipotizzare una possibile ripresa economica intorno alla metà del prossimo anno, ecco che ci pensa un'altro colosso di carta americano a rigettarci in fondo al pozzo. La più grande bancarotta societaria nella storia del capitalismo occidentale ha stroncato sul nascere tutte le speranze di una ripresa in tempi brevi della macchina economica. Questo pomeriggio, mentre lo S&P/MIB perdeva oltre il 4% portando piazza Affari ben oltre l'orlo della crisi di nervi, a Bruxelles la BCE dichiarava lo stato di 'allerta straordinaria' e lanciava ai mercati immersi nel mare di merda un salvagente da 30 mld di euro di liquidità. Sempre la BCE, per bocca di quel genio di Trichet, ha poi dichiarato che " la stabilità dei prezzi è il prerequisito per la stabilità finanziaria, un obiettivo molto importante nell'attuale congiuntura". Il che vuol dire che possiamo sognarci un calo a breve termine dei tassi di interesse, anzi saremo fortunati se resteranno ai livelli attuali senza ulteriori incrementi, alla faccia mia e di tutti coloro che hanno un mutuo a tasso variabile. A questo punto sarebbe patetico cercare di nascondersi dietro inutili congetture e facili ottimismi: siamo nella merda, e che nessuno faccia l'onda. Fortuna che ci pensa il Milan a tenerci su il morale.
Visto cosa succede quando si organizza una BlogFest senza invitare il SuperCirio?
Che vi serva di lezione...
"La prostituzione mi fa orrore, mi fa rabbrividire, non capisco chi vende il proprio corpo..."
(Mara Carfagna, Ministro per le Pari Opportunità)
...neanche chi lo vende in cambio di una poltrona da Ministro?
Dunque, se non ho capito male le cose sono andate più o meno così: c'era una mela mezza marcia di nome Alitalia. Questa povera mela era ormai talmente brutta e ammaccata da non riuscire più a stare sul mercato. C'era poi un presidente del consiglio (Prodi) che avrebbe voluto venderla così com'era, completa di ammaccature e bacherozzi (debiti ed esuberi) a potenziali acquirenti esteri, così da piazzare oltre confine la fregatura. C'era infine una grande compagnia francese che pareva disponibile a farsi inculare carico di tutti gli oneri ed onori legati all'acquisto. Succede però che, nel bel mezzo della difficile trattativa, il Prodi finisce sgambettato dal primo Mastella che passa di lì, e al suo posto subentra un nanetto pelato che strilla "ah no! Alitalia ha da restare italiana!" e attacca a raccontar storielle riguardo una fantomatica cordata di imprenditori disposti a scucire fior di soldoni pur di mantenere la mela Alitalia sotto il Tricolore. Il problema è che la mela è sempre più marcia ogni giorno che passa, comincia a mandare odor di acetone, ma di quella misteriosa cordata di potenziali acquirenti non si vede manco l'ombra. "Qui ci vuole un piano!" grida allora il piccolo calvo. Così prende la mela e con pochi abili gesti la taglia in due, separando la parte guasta e verminosa da quella sana e appetibile. Raduna poi una nutrita schiera di danarosi mecenati (tra i quali molti personaggi che vantano nei suoi confronti crediti di natura clientelare) e propone loro l'acquisto della metà buona a condizioni incredibilmente vantaggiose. Va da sè che una simile proposta è difficile che venga respinta, e infatti la mezza mela, mondata da ogni schifezza e bruttura, passa rapidamente di mano. Al malefico nanetto, soddisfatto per l'esito dell'impresa, non resta nient'altro da fare che sbarazzarsi della metà malata. Come? La cosa migliore a questo punto è scaraventarla nel bidone del Tesoro di Stato, dove l'esercito silenzioso degli enzimi Contribuenti avrà l'ingrato compito di digerirne tutte le sozzerie. (Ovviamente generalizzo, com'è nella natura mia e di questo blog, ma non ho dubbi sul fatto che le rogne di Alitalia anche stavolta cascheranno tra le corna di noi contribuenti)
Incredibile: ieri l'Alta Corte Costituzionale della Thailandia ha imposto le dimissioni all'attuale primo ministro Samak (e a tutti i suoi ministri), reo di aver partecipato ad una trasmissione televisiva di cucina, una specie di 'Prova del Cuoco' in salsa Thai. In Italia invece abbiamo un primo ministro che da decenni ci rifila polpettoni cerebroblastici attraverso tre reti tv di sua proprietà, e nessuno che riesca a schiodarlo. Che roba: i thailandesi in un attimo si sono sgravati di un primo ministro cuoco, mentre noi non riusciamo a liberarci di un peracottaro...
Ieri sera ho rivisto con piacere il film "La Guerra Dei Mondi", quello con la regia di Spielberg dove Tom Cruise combatte contro orde di alieni cattivi che hanno invaso la Terra sterminando cristiani a mazzi, salvo poi finire a loro volta fulminati dal virus del raffreddore cui il loro organismo non è abituato. Bel film, ma ho il timore che Spielberg possa aver reso un cattivo servizio all'umanità. Ipotizziamo che una razza di alieni bellicosi stia effettivamente progettando l'invasione del nostro pianeta: questo film non fa altro che metterli in guardia circa una potenziale criticità del loro progetto! Finirà che ci ritroveremo invasi da alieni strafatti di Vicks Sinex...
Se non ho capito male, il tempo si manterrà bello e soleggiato al nord, con temperature sopra la media del periodo, fino a venerdì. Poi, nel weekend, deciso peggioramento e brusco calo delle temperature.
Dio è dotato di un gran senso dell'umorismo. Peccato che diverta solo lui.
Mi sta appassionando tutta quell'avemaria scatenatasi in questi giorni attorno all'esperimento in programma per il 10 settembre prossimo venturo al Cern di Ginevra, dove un giocattolone chiamato LHC, una specie di anello dal diametro di alcuni chilometri e costato la cifretta di 6 miliardi di euro e 15 anni di lavoro, dovrebbe entrare in funzione per la prima volta. All'interno dell'anellone, posizionato ad una profondità di 100 metri sottoterra, saranno sparati fasci di protoni che poi verranno fatti scontrare tra loro, così, per il gusto di romper loro i coglioni. Secondo l'intera comunità scientifica tutti quei minuscoli botti sotterranei porteranno gran giovamento alle nostre conoscenze sulla fisica della materia, poichè si andranno a ricreare le condizioni immediatamente successive al Big Bang. Ecco, devo ammettere che già questo aspetto mi induce qualche perplessità. Era necessario fumarsi 6 miliardi di euro per scoprire quali condizioni regnavano nell'universo un secondo dopo il grande botto che lo ha generato? Voglio dire, non serve essere astrofisici per ipotizzare che l'Universo, nei suoi primi istanti di vita, fosse un gran posto del cazzo! Caldo, frenetico, senza neanche un tabaccaio aperto... Ritengo non sia saggio sbattersi tanto per riscostruire simili condizioni di merda. In Svizzera poi! Ma c'è dell'altro. Già nel marzo scorso un paio di teste d'uovo americane si sono scagliate contro il progetto, sostenendo che tutto quello scontrarsi tra particelle incazzate darà avvio ad un processo irreversibile in grado di generare un buco nero capace di mangiarsi in un boccone la Terra, se non l'intero universo. Mi immagino la scena: tutti i 6000 ricercatori del Cern in trepida attesa dell'evento, il capo progetto con il ditino sull'interruttore ON, schiaccia e... puff: tutti spazzati via come stronzi dall'enorme sciacquone dello scarico cosmico. Seppur assai improbabile, l'ipotesi di un'Apocalisse siderale con epicentro in Svizzera terrorizza e affascina al tempo stesso. Inoltre pone all'uomo comune, portato per sua natura ad interessarsi di faccende assai più prosaiche -come la campagna acquisti dell'Inter o le foto della Parietti nuda- degli interrogativi filosofici profondi sul senso della vita, sul significato dell'esistenza e il mistero della morte. Insomma su quel Grande Tutto che un fascio di particelle spericolate potrebbe trasformare nel Nulla Assoluto, nel Vuoto Totale, ancora più vuoto del programma politico di Berlusconi. Verrebbe ad esempio da chiedersi: Dio è al corrente di tutto ciò? Ha un piano di disaster recovery nel caso la faccenda dovesse effettivamente mettersi male? (mi figuro Dio che spunta tra le nuvole sopra la Svizzera, col suo barbone bianco arruffato, guarda il buco in espansione esclamando "oh grulli!". Poi tappa il buco con uno Sputazzo Divino e trasforma tutti gli scienziati in impiegati del catasto). Ancora mi chiedo: c'è un posto nell'universo esentato dalla grande catastrofe, tipo un paradiso fiscale cosmico o qualcosa di simile? Se si, è raggiungibile in motorino? Potrebbe servire a qualcosa nascondersi in solaio? Ci sono poi istanze più soggettive, legate alla sfera del personale e con le quali ognuno, a suo modo, si troverebbe a dover fare i conti nell'imminenza della fine del mondo. Per dire, davanti alla prospettiva di un'estinzione in massa del genere umano è lecito che io continui a versare i contributi IRPEF? E fino a che punto la Rai può impuntarsi nel pretendere il pagamento dei canoni arretrati? Questo mese la rata del mutuo la pago o aspetto che il buco nero si ingoi la banca? (tra l'altro in questo periodo le banche finiscono nei buchi neri anche senza bisogno dell'LHC) Mi chiedo infine come potrà essere il passaggio, l'istante esatto in cui il black hole ci inghiottirà. Soffriremo molto, o al contrario saremo colti da un'euforia irrazionale? Oppure sarà talmente repentino da non lasciarci neanche il tempo di toccarsi i coglioni? Sperimenteremo esperienze lisergiche come il protagonista di 2001 Odissea nello Spazio? Tutto sommato però la prospettiva di un'estinzione di massa non mi spaventa. Non la auspico, ovviamente, però mi angoscia molto meno rispetto all'idea di morire mentre il resto del mondo va avanti, dimenticandosi di me poco a poco (o già il giorno dopo, probabilmente...). Nessuna malinconia per l'affetto dei propri cari rimasti in questo mondo, nessun rimpianto per ciò che si lascia, nè timori per ciò che ci aspetta... In fondo il detto 'mal comune mezzo gaudio' è applicabile su qualunque scala, no? In questo senso il buco nero, come la morte, sarebbe una vera espressione di uguaglianza sociale. Tutti nel Nulla, senza alcuna distinzione né privilegio. Di una cosa sono certo: per quanto immane potrà essere la catastrofe scatenata dall'LHC, noi italiani saremo comunque avvantaggiati: in quanto a "buchi" nessuno al mondo ha più esperienza di noi...
Mah, devo dire che mi aspettavo qualcosina di più da questo Chrome, non foss'altro per la convinzione che se Google ha deciso di fare il terzo contendente nell'eterna guerra dei browser tra Mozilla e Microsoft, probabilmente è perchè riteneva di avere in mano l'arma finale. Invece finora in quanto ad armi segrete Chrome sembra averne meno dell'Iraq di Saddam. Si, è funzionale, essenziale come si conviene ad un'applicazione dell'universo Google, ma gli manca quel qualcosa in più indispensabile per farne una vera killer Application (mi sorprende che non sia stato previsto un 'plugin market' in stile Firefox). Credo che le versioni più aggiornate degli strumenti di navigazione attuali abbiano già raggiunto i livelli di funzionalità ottimali rispetto ai contenuti disponibili sul web, ed è proprio su questi che si dovrebbe concentrare ogni sforzo di sviluppo e innovazione. Un altro browser che si accapiglia per un pugno di utenti in più è proprio l'ultima cosa di cui la Rete aveva bisogno.
Ma quale gotha di geniacci amministra l'universo del calcio in Italia? Mesi e mesi a tirarsi pipponi sul dubbio trasferte si/trasferte no, poi basta un Roma-Napoli qualunque per gettare scompiglio e vederli correre tutti a casaccio come galline davanti ai coyote. Roma-Napoli era ed è sempre stata una partita a rischio, e non era certo necessario un pomposo Osservatorio Nazionale per stabilirlo: sarebbe bastato un po' di buon senso e la giusta dose di fermezza istituzionale. L'apertura di credito dell'Osservatorio nei confronti delle tifoserie romaniste e napoletane è stato un errore le cui conseguenze sono davanti agli occhi di tutti, anche di coloro che adesso si stracciano le vesti invocando l'ennesimo giro di vite. Nello stadio di Napoli si lanciano i lavandini (tralasciamo ogni confronto coi motorini di Milano), a Roma volano coltellate come mosche, e sono decenni che è così. Queste sono situazioni ben note ed è inutile nascondersi dietro gli errori di un questore. Senz'altro delle leggerezze ci sono state, ma è ora di accettare l'idea che certe partite non possano essere disputate che a porte chiuse, o su campi neutri. Almeno finchè non ci sarà piena consapevolezza da parte di tutti i protagonisti delle domeniche calcistiche (tifoserie organizzate, società, forze dell'ordine e organismi sportivi) che la misura è colma e si metteranno finalmente in atto tutti quei provvedimenti, magari impopolari ed economicamente dolorosi per alcuni, che possano finalmente mettere un limite serio a quello schifo che qualcuno insiste nel definire tifo.
Oggi ho scoperto quasi per caso che la musica dello spot di Banca Mediolanum (quello con Ennio faccia-di-plastica Doris che disegna i cerchietti col bastone) è un brano del Dave Brubeck Quartet, e che lo stesso se ne stava ben nascosto, chissà da quanto tempo, in un angolino di memoria del mio player mp3. Questo sta a dimostrare quanto sia sconfinata la mia ignoranza nel campo della musica jazz, al pari della confusione digitale che regna sul mio player. D'altronde son cresciuto a pane & Clash, i miei orizzonti sonori avevano un'altra luce. Però so impormi una disciplina anche nelle scelte musicali. Mi si riconosca almeno questo, oltre al merito di aver scovato questo clip meravigliosamente vintage del pezzo in questione.
"Guarda qui", dice la Mujieres sventolando la cartolina gialla appena ripescata dalla cassetta delle lettere. "Cazzo è?" "Un avviso di mancata consegna. C'è una raccomandata a tuo nome da ritirare. Sarà una multa", considera lei pregustando la possibilità che mi stia capitando, per una volta, ciò che a lei capita regolarmente: beccarsi una contravvenzione.
"Sarà la Rai..." valuto io, rievocando mentalmente una vecchia questione ancora aperta con la tv di stato circa il canone di qualche anno fa. "Lascia lì, che prima o poi passo a ritirare."
Lunedì mattina. Acchiappo la cartolina, inforco la bici e punto deciso gli uffici PT del borgo natìo. Entro e mi avvio deciso a staccare il numerino del turno. P078. Il tabellone marca P065. Mi siedo paziente. Dopo ben tre quarti d'ora, ravvivati oltretutto da una discussione per questioni di turno (secondo l'addetta il tabellone contaturni era "andato avanti da solo") con un'antipatica nanetta abbronzata, arrivo a sventolare la cartolina gialla sotto il naso dellimpiegata. Un paio di minuti di ricerca e quella mi porge la misteriosa missiva e il modulo da firmare per ricevuta. Punto l'uscita mentre squarto la busta tatuata di timbri e francobolli. Mi rincuora il fatto che la busta sia bianca e non verde come lo sono in genere le notifiche di contravvenzione delle quali la mujieres fa collezione.
A scrivermi, guarda un po', è proprio l'ente Poste. Un oscuro responsabile del servizio qualità delle Poste Italiane, dipartimento Milano Nord-Ovest, desidera rispondere al reclamo da me inoltrato nel maggio scorso tramite il loro sito web per lamentare disservizi nella consegna della corrispondenza nella mia zona. In effetti qualche mese fa, esasperato dai ritardi a liv ello di terzo mondo con cui ancora adesso viene consegnata la corrispondenza nella mia zona, avevo inoltrato un reclamo alle Poste tramite un'apposita sezione del loro sito, convinto che la segnalazione avrebbe comunque fatto la fine di tutta la posta a me destinata: dispersa nell'oblio.
Gentile invece da parte loro aver dato corso alla faccenda -seppur con vaghe rassicurazioni di circostanza in merito a presunte verifiche e potenziamento delle strutture- ma avrebbero potuto tranquillamente rifilarmi le medesime panzane con lo stesso mezzo con cui io le avevo sollecitate: un semplice messaggio email.
Capisco che per l'Ente Poste spedire una raccomandata può non essere un costo, ma se quel solerte Responsabile della Qualità mi avesse scritto le stesse cose tramite una semplice mail, avrebbe risparmiato:
- tre mesi di tempo a tutta la faccenda; - un viaggio a vuoto al postino che non mi ha trovato in casa per la consegna della raccomandata (da queste parti, come dicevo, il postino già si fa vedere poco, se poi gli tocca pure viaggiare a vuoto...) - un talloncino giallo di mancato recapito; - una pedalata mattutina di tre Km (al sottoscritto) - 45 minuti di coda, oltre ad una discussione per il turno (sempre al sottoscritto).
Al di là di tutto mi pare comunque doveroso ringraziare le Poste Italiane per l'interessamento mostrato al mio caso. Grazie, veramente. E' bello, per una volta, sapere di non essere il solito anonimo cittadino-utente al quale si chiede solo di pagare, tacere e pagare per un servizio scadente o che non avrà del tutto, e senza alcuna possibilità di far valere i propri diritti. Grazie, questo è ciò che si definisce efficienza orientata al servizio. Tutta questa considerazione nei miei confronti fa passare in secondo piano il fatto che tra la posta di ieri ci fosse un biglietto di auguri di Buon Natale e felice 2008...
Al giorno d'oggi per essere un bravo musicista non serve saper suonare; basta smanettare con la giusta perizia Adobe Premier*
* software assai ganzo per il montaggio di video digitali
Viaggiare deve comportare il sacrificio di un programma ordinario a favore del caso, la rinuncia del quotidiano per lo straordinario, deve essere strutturazione assolutamente personale alle nostre convinzioni. Herman Hesse
Il rientro dalle ferie ti uccide bombardandoti con mille piccoli particolari. Come il doverti rimettere la camicia. Dopo giorni passati infilato in t-shirt e polo d'ogni foggia e colore, facili cotoni riscoperti dopo mesi di sonno negli angoli meno esplorati del tuo armadio, ti tocca tornare alle camicie: rigide, inamidate, abbottonate fino al colletto. E la cravatta sopra, bella stretta, per non dimenticare che alla fine siamo tutti presi per il collo. Le scarpe, il traffico, il telefonino sempre acceso, le facce dei colleghi, il caffè alle macchinette... Ma alla fine ciò che uccide veramente è la consapevolezza che queste migliaia di proiettili continueranno a centrarti in pieno, precisi e letali, giorno dopo giorno, ancora un altro anno. Puoi nasconderti dove vuoi, ma ti ritrovi sempre sulla linea di tiro. Bum bum, bang bang.. lie down you're death
Si sbaglia di grosso chi mi accusa di aver poca stima e rispetto nei confronti di mia suocera.
Al contrario, sono convinto che quella santa donna abbia la facoltà di saper instillare in chiunque la circondi una grandissima fiducia nell'avvenire.
Del resto, se una simile rincoglionita è riuscita a raggiungere indenne e in buona salute la soglia dei settant'anni, allora chiunque ha diritto ad una speranza nel proprio futuro.
Una settimana di vacanza è scivolata via alla stessa velocità del vento fresco (freddo) che soffia tra le montagne dove ho passato questi sette giorni, e che mi vedranno loro ospite (mio malgrado) anche per i prossimi sette.
Si tratta solo di resistere un'altra settimana. Posso farcela, e se gli dei del clima continueranno a sorridermi, magari insieme agli spiritelli che fanno crescere i funghi nei boschi, potrei anche godermela questa residua settimana di vacanza.
Nel caso non si fosse ancora capito, il mio livello di entusiasmo nei confronti delle vacanze in località montane è abbastanza prossimo allo zero.
Ovviamente so apprezzare la maestosità dei paesaggi, la qualità dell'aria iperossigenata e tutte le ragioni che spingono un sacco di gente a spendere le proprie ferie nelle località di montagna. Ma per quanto mi riguarda trovo che le vacanze alpine mi innalzino a dismisura i livelli di quello che io definisco "il senso dello schifo".
Non sto dicendo che la montagna faccia schifo, soltanto che, per ragioni ancora poco chiare, in montagna si concentrano una quantità di cose e situazioni che mi fanno tremare di ribrezzo.
E'un fenomeno che ritengo dovuto a due cause scatenanti: da una parte la costante e completa "immersione" in un ambiente naturale cui non sono abituato. Dall'altra una serie di ricordi ed esperienze pregresse legate alla montagna (e in parte al mio passato scout) che hanno segnato in maniera indelebile il mio rapporto con la montagna, la sua natura e le sue genti.
E'doveroso premettere che il "senso dello schifo" non è una forma di psicosi verso l'igiene, o una fobia alla Woody Allen verso germi e batteri, nei confronti dei quali provo una cauta indifferenza, almeno finchè si limitano a fare il loro sporco lavoro senza coinvolgermi troppo.
Il senso dello schifo si riferisce a fatti, situazioni o elementi concreti che, se per molti possono addirittura essere una caratteristica irrinunciabile dell'ambiente montano, a me danno letteralmente il voltastomaco.
La puzza di letame, ad esempio che da queste parti è una costante. Ovvio, ti dicono: l'allevamento del bestiame è una delle principali attività economiche di questi luoghi, e dove ci sono bestie c'è l'odore dei loro escrementi. E comunque -sostengono gli alfieri difensori delle vacanze alpine- è tutta roba naturale.
Se è per questo anche i serpenti a sonagli e i vapori di cloro sono 'cose naturali', ma a nessuno piacerebbe conviverci in continuazione.
Non ho nessun pregiudizio contro le mucche e i bovini in genere, ma l'afrore di stalla che mi assedia di continuo le narici e le "torte" di merda disseminate per ogni metro quadro di alpeggio riescono a mandarmi in bestia, stuzzicando di continuo il mio senso dello schifo.
Alcuni anni fa, in vacanza come oggi in Valle d'Aosta, durante una passeggiata nei boschi ebbi l'inaccortezza di lasciarmi tentare dalle acque fresche e cristalline di un ruscello d'alta quota. Credo di aver bevuto non più di un paio di bicchieri di quell'acqua subdola, ignaro del fatto che sugli alpeggi soprastanti intere mandrie di mucche erano indaffarate nel più classico dei passatempi bovini: produrre escrementi da riversare nei torrenti.
Ci vollero mesi prima che il mio stomaco riuscisse a neutralizzare la carica batterica introdotta grazie a quelle uniche sorsate, e furono mesi di guerra a colpi di nausea, dispepsia e grandi emissioni di gas gastrici. Ancora oggi mi rifiuto di bere acqua naturale in montagna, compresa quella dell'acquedotto comunale, se non previa bollitura o disinfezione a colpi di Idrolitina.
Un altro generatore di schifo tipicamente alpino è il fango, che in queste zone della valle d'Aosta abbonda, nerastro ed appiccicoso, in ogni periodo dell'anno.
E' normale che in una zona soggetta ad abbondanti precipitazioni sia facile che si formi del fango. Ciò che non trovo normale è l'idea di ritrovarmelo continuamente appiccicato alle scarpe, denso e colloso come bitume puzzolente.
Dalle parti di Morgex (Ao) c'è un campeggio che ho avuto la sventura di frequentare per alcuni anni, dove il fango nerastro è talmente onnipresente e disagevole da sembrare quasi dotato di un propria, malvagissima coscienza.
Me lo ritrovavo ovunque: aggrappato alle suole, nascosto negli orli, spalmato sul fondo dei calzoni. Soltanto percorrere quei pochi metri necessari a raggiungere i più vicini servizi igienici era sufficiente per ritrovarmi coperto da uno strato di mota viscida e catramosa.
Non sto a dire quali impennate subisca il mio senso dello schifo quando il fango arriva ad invadere gli spazi domestici, come ritrovarselo che cola dagli scarponi parcheggiati di fianco al letto.
Il mio odio verso il fango affonda le radici in un lontano passato da boy scout, poiché la palta è un elemento onnipresente nella giornata tipo di ogni Giovane Esploratore. Le tende canadesi affondavano nella palta; piatti e gavette ne erano sempre intrisi; le nostre divise cambiavano colore a seconda del tipo di fango che le ricopriva, e si irrigidivano come scafandri man mano che questo si seccava.
Tornando al mio angolo di val d'Aosta, sembra quasi che da queste parti ritrovarsi fango e palta in ogni interstizio sia una questione di poca importanza, un dettaglio vagamente disagevole, qualcosa con cui convivere in semi-armonia condividendo i propri spazi vitali, anche i più intimi.
Prendiamo ad esempio i rifugi di montagna: chiunque abbia esperienza di sci alpino sa quale incredibile e stomachevole strato di fango ricopre il pavimento degli Chalet di montagna, in particolare quelli a ridosso delle piste da discesa.
Centinaia di sciatori sudati vi entrano di continuo con gli scarponi ricoperti di neve. Questa, sciogliendosi, va formando immondi rivoli che si mischiano a residui di cibo, unto, sputazzi, cicche di sigaretta e l'immancabile merda di mucca, ricoprendo i pavimenti di quei luoghi disgraziati con una patina viscida e maleodorante in grado di bloccare la digestione a chiunque abbia un senso dello schifo minimamente formato.
Non sto ora ad elencare le tante situazioni capaci di trasformare le mie giornate in alta quota in una battaglia continua contro la nausea. Non sarebbe giusto nei confronti di chi mi ha permesso di alloggiare per queste due settimane in alta Valle d'Aosta, e tantomeno verso tutti coloro che amano la montagna e trovano soddisfazione ed appagamento nel trascorrere le vacanze tra i monti.
Non sarebbe inoltre corretto nei confronti di chi da queste parti ci vive tutto l'anno, anche se in più di una occasione ho potuto verificare come le facoltà cognitive di molti autoctoni siano ancora inficiate da secoli di carenza di iodio nell'alimentazione.
Tutto sommato si tratta solo di resistere ancora una sola settimana. Mi basterà un potente antiemetico e qualche buon detergente antibatterico, tutto il resto sarà solo pazienza e sopportazione.
In questo periodo il centro di Milano ha l'aria di un'ipermercato all'ora di chiusura (din don... si avvisa la gentile clientela che il punto vendita è in chiusura. Si prega pertanto di avvicinarsi alle casse, grazie. din don...).
I militari voluti dal ministro Maroni gironzolano a bordo delle loro jeep eurozero (con tanti saluti all'ecopass e a chi lo paga) facendosi strada fra mandrie di giapponesi sprizzanti flash dalle loro macchinette digitali. In galleria l'immancabile coppia di sposi asiatici in abito da cerimonia (bianco per entrambi, solo che lui sembra il pianista del Maurizio Costanzo Show) si trascina davanti alle vetrine chiedendosi quanto ne sia valsa la pena di fare tremila chilometri per venire a giurarsi amore eterno in una Milano sudata e semideserta. I megaschermi davanti a palazzo reale dicono che tra pochi minuti inizierà Pechino 2008, mentre la stanchezza mi ricorda che tra poche ore inizieranno le mie ferie: entrambe le cose mi lasciano un certo distacco...
Mi disorienterò (più di quanto già non sia) per le prossime due settimane. Nel frattempo date da mangiare ai pesci e bagnate i fiori, ma ricordatevi soprattutto che l'estate è già finita.
Nel tardo pomeriggio di ieri, mentre guidavo verso casa sotto un nubifragio biblico, cercavo di immaginare come potrebbe svolgersi l'esistenza di quelle popolazioni che abitano territori soggetti ai climi monsonici, condannate ogni anno a subire per settimane la rabbia degli elementi e il disagio di alluvioni ed allagamenti costanti. Ad un certo punto mi sono ritrovato immerso in una pozzanghera grande quanto un campo da tennis, con l'acqua che arrivava alle portiere ed un gran fetore tutt'intorno: non era soltanto acqua piovana quella che stavo guadando, bensì un enorme e mefitico rigurgito di fogna. Un angolo di Calcutta monsonica in pieno hinterland milanese, ed io ci stavo letteralmente immerso dentro. Quando si dice l'empatia...
Esattamente 51 anni fa, in una casa al civico 5421 di Auckland Ave, North Hollywood, moriva il grande (in tutti i sensi) Oliver "Babe" Hardy. Una prece.
Certo, sarebbe anche doveroso rammentare che ieri ricorrevano i 63 anni trascorsi da un ben più tragico evento, ma la scarsa serietà di questo blog poco si adatta alla commemorazione di fatti storici di grande drammaticità.
Reyhan Sahin, 28 anni, tedesca di origini turche, è una cantante rap famosa in Germania con il nome d'arte di Lady Bitch Ray. E' una interprete di porno-rap (genere che sostiene di aver inventato) ed ha un recente passato cinematografico grazie ad una parte in un film che è stato in concorso all'ultimo festival di Berlino. Pare che Lady Bitch Ray abbia il lessico più sboccato e volgare dell'emisfero boreale, adora le oscenità e i vestiti da viados, e manda in visibilio il pubblico ai suoi concerti scratchando sui vinili con le tette. Grazie a queste ed altre brillanti performance sullo stesso genere, Lady Bitch ray ha guadagnato fama (e denaro) ed è di prossima pubblicazione il suo primo album con una major discografica.
Anch'io conosco un tipo dalle mie parti che si esprime esclusivamente a bestemmie, si tocca in continuazione il pacco e sa suonare "bella ciao" spernacchiando con la mano sotto l'ascella, però non mi risulta che nessuna major gli abbia mai fatto proposte di contratto.
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