Per quante tribolazioni abbia tentato finora, non c'è verso di trovare un cazzo di driver per la mia webcam che sia compatibile con il cazzo di Windows Vista stramaledetto.
Pertanto, miei affezionati ammiratori, potrete conoscere ogni dettaglio e movimento della mia giornata seguendomi in tempo (quasi) reale su questo servizio. Vi si trovano indicazioni su ciò che il vostro eroe sta facendo/dicendo/pensando in alcuni momenti della giornata scelti a cazzo secondo l'umore o il tempo a disposizione per aggiornare.
Sulla genuinità delle informazioni garantisco in prima persona, che son io a compilarle quindi più genuine di così si schiatta.
Certo, ai vincitori si rende sempre e comunque onore, e io non voglio essere da meno ma... cosa sarà mai quell'"Inzaghi's handball goal" di cui parlano i giornali inglesi? ;)
Ogni domenica sera ci ricasco, regolarmente.
Eppure comincio già prima di cena ad autocondizionarmi: "questa sera niente Report su RaiTre". All'inizio quasi mi convinco. "Stasera non guardo Report. Stasera non guardo Report". Me lo ripeto in continuazione, come un mantra, per tutta la cena e anche dopo.
Guardare Report mi fa male, lo so. E allora ci provo a resistere.
Ci ho provato anche l'altra sera. Finiva un bel weekend, non volevo rovinarlo proprio all'ultimo. E invece sembra che a RaiTre lo facciano apposta a organizzare il palinsesto in modo da piazzarti Report nel momento più delicato della settimana. Il weekend finisce, l'indomani ci si alza presto, che un'altra settimana di duro pendolarismo sta per aprirsi... insomma, la sera della domenica di motivi per angosciarsi ce ne sono già fin troppi. Perchè allora farsi del male con le inchieste di Report su questo schifo di paese?
Eppure è una specie di droga, un alcaloide perverso che mi spinge, ogni puntata, a incazzarmi nero davanti al video che mi vomita addosso scandali e vergogne che solo in un paese di burattini mafiosi come il nostro possono esistere.
Sarà una forma di masochismo? Forse, e pare anche molto diffusa. Le inchieste della Gabanelli sono sempre gli argomenti più gettonati tra i colleghi nella pausa mensa del lunedì. Forse perchè l'indignazione (per chi ancora è capace di indignarsi) è un po' come il dolore: condividerla aiuta a sopportarla meglio.
Provate a immaginare un gruppo lavoratori del settore privato, malpagati e con mesi di ferie arretrate, che si ritrovano il lunedì mattina a commentare l'inchiesta sull'assenteismo e gli sprechi nella pubblica amministrazione.
Giuro: domenica prossima non guarderò Report. So che il fegato mi ringrazierà.
Santoro è tornato in trincea, e stavolta sembra voglia fare dei gran botti. Corriere.it racconta oggi che il pasionario di AnnoZero avrebbe intenzione di costruire un'intera puntata del suo programma intorno ad un documentario-denuncia (acquistato dalla BBC, mica pizza e fichi) sul ruolo omertoso e compiacente dei vertici ecclesiali anglosassoni riguardo tanti casi di pedofilia tra i preti.
L'attuale papa ne esce poi particolarmente concio: gli autori della denuncia sottolineano un suo ruolo primario nel favorire la copertura e la messa a tacere di tanti scandali che hanno riguardato abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti.
Apriti Cielo.
L'Avvenire ha già definito il documentario come materiale "da bidone della spazzatura", i capoccioni vaticani sono in agitazione e minacciano anatemi mentre i baciapile della tv pubblica affilano le spade pregustando la definitiva decapitazione mediatica di Santoro.
E' solo un'altro capitolo dello scontro tra mondo laico e tradizione cattolica, un dualismo abbastanza stucchevole visto che in questa povera Italia schiava di Ratzinger le battaglie tra Stato e Chiesa finiscono sempre con la vittoria di quest'ultima.
Nel caso qualcuno volesse emanciparsi dalla furia censoria di papi e cardinali sappia che la tecnologia è dalla sua parte: su YouTube sono disponibili le clip del documentario originale con tanto di sottotitoli in italiano.
Da guardare e, soprattutto, meditare.
In Italia uno dei rituali sportivi più assurdi è la passione collettiva che dilaga ogni quattro anni per la coppa America. Gente la cui massima esperienza in ambito marinaresco è stato un Livorno-Olbia sui traghetti Tirrenia improvvisamente si scopre esperta di scafi, vele e tecniche navigatorie. Uno spasso.
Ammetto di averci provato anch'io in tempi non sospetti ad approcciare le vicende sportive di LunaRossa & co, ma è stata una meteora passionale: troppo noioso. Per me la nautica è un pò come la pesca: devi praticarla in prima persona, altrimenti sentirne solo parlare in tv è una rottura di coglioni.
E poi perchè proprio la vela e non, ad esempio, il cricket? Chi lo ha mai cagato, il cricket? Eppure nel subcontinente indiano milioni di persone lo seguono con lo stesso fervore che noi dedichiamo al calcio. In India e Bangladesh è lo sport nazionale e i suoi giocatori migliori sono trattati alla stregua di semidei, esattamente come da noi i vari Totti&Co.
Eppure sfido chiunque tra i miei connazionali a conoscere da quanti giocatori è composta una squadra di cricket, o che forma ha il campo da gioco (ammetto che il cricket preveda un campo da gioco).
Eppure preferiamo infiammarci per quattro cazzoni in pantaloncini e occhiali a specchio che si affannano in strane operazioni a bordo di una bagnarola costosissima. Non me lo spiego. C'entrano forse le nostre tradizioni di santi e navigatori? Eppure mi risulta che tra i maggiori competitor di questa coppa ci sia un equipaggio svizzero. Svizzeri! Ci giochiamo un trofeo nautico contro gente che per andare in spiaggia deve varcare la frontiera.
E allora si può trattare di semplice campanilismo? Spirito nazional-sportivo? Se è per questo anche il sopracitato cricket ha la sua bella federazione con tanto di nazionale azzurra.
E poi il cricket si potrebbe anche integrare nelle discipline olimpiche, mentre con la vela sarebbe più problematico: a Pechino manco c'è il mare...
Beh, a Milano passeggiando dopo pranzo coi colleghi alle spalle del duomo può anche capitarti di incrociare un plotone di soldati della Wermacht armati ed equipaggiati di tutto punto...cosa c'è di strano? A me è successo proprio oggi:
Tempo fa leggevo da qualche parte una storiella simpatica su un presunto virus informatico elaborato da hacker rumeni pasticcioni i quali, assolutamente digiuni di informatica e incapaci di elaborare un virus vero e proprio, scrivevano una mail alle potenziali vittime pregandoli di provvedere direttamente alla cancellazione di alcuni file di sistema.
Oggi mi è arrivata una mail dal contenuto ugualmente surreale il cui mittente, un fantomatico capitano Mazzi della polizia di stato, mi contesta di aver visitato alcuni siti da dove avrei scaricato file mp3 pirata.
Ora, è vero che a volte i funzionari delle forze dell'ordine non hanno una gran padronanza della lingua italiana ( barzellette e aneddoti sul tema si sprecano), però 4 paragrafi senza mai usare uno straccio di accento mi sembra esagerato anche per il capitano Mazzi, no? Ah, Ovviamente neanche ci penso a "desarchiviare" l'allegato!
Si è mai visto in video qualcosa di più maranza del Grande Fratello? Può esserci di peggio dell'Isola dei Famosi?
SI: un nanetto pettinato come Dario Argento e vestito come Don Lurio che fa cose lollosissime (e per una volta non mi riferisco a Berlusconi).
Ecco cosa succede in alcune nazioni dell'ex blocco sovietico che l'unione Europea, in un delirio aggregazionista dettato esclusivamente da ragioni economiche, si ostina a voler integrare.
Nota bene: non si tratta di leggende metropolitane.
Per chi ama baloccarsi con Photoshop come il sottoscritto, il sito Worth1000.com è una specie di Sacro Olimpo riservato agli dei della grafica digitale.
Ma più che la perizia nell'uso dello strumento (in molti casi superba) è l'idea, la creatività e l'inventiva di molte opere a lasciare stupiti.
Non conosci worth1000.com? Pentiti, e vacci subito.
E' dalle 8.30 di ieri mattina che un esercito di operai martella&trivella senza sosta sotto le finestre del mio ameno luogo di lavoro. Stanno montando il palco che ospiterà un pretenzioso Festival del Telefilm, una oscura quanto misconosciuta iniziativa del vicino cinema Apollo.
Son due giorni che picchiano e spaccano, e adesso stanno provando l'impianto audio a volume sparato. Che palle. Fortuna che almeno è arrivata qualche sgnaccherissima ragazza immagine a bazzicar l'ambiente.
La vita del pendolare, nel suo perpetuo piattume, offre ben pochi diversivi e ancor meno novità; per questo si è costretti a ricercare spunti di interesse o motivi di riflessione anche dove normalmente non c'è nulla di interessante. Io ad esempio mi diletto a studiare e classificare gli altri forzati del pendolarismo che tutti i giorni incrocio nel mio tragitto in metropolitana.
Ne descrivo di seguito quattro, pescati tra i più significativi. Cosciatonica
La signora Cosciatonica mi ricorda la moglie di Schwarzenegger nel film "True Lie", quella che impersonava la casalinga over 40 trascurata dal marito che si lascia abbindolare dalle discutibili fascinazioni di un finto agente segreto che in realtà è un miserabile guascone intenzionato a scoparsela. Di quell'attrice ha la stessa aria seriosa da lady perbene, senza grilli per la testa, tutta casa&famiglia, senza grandi attrattive a parte le bellissime e lunghe gambe. Cosciatonica ha infatti due leve ben tornite e ama mostrarle, ma lo fa con il giusto mix di discrezione e civetteria. Gonna mai sotto il ginocchio, ma neanche troppo sopra. Il resto del vestiario poco appariscente. Trucco curato e discreto. Un'aria posata e seriosa che gli occhiali dalla montatura leggera contribuiscono a sottolineare. Cosciatonica è classificata come potenziale porcona sotto ghiaccio.
Liquid Man
Liquid Man è il ritratto della sofferenza e incrociarlo sui vagoni ti lascia sempre un senso di disagio. Il fatto è che Liquid Man suda sempre, copiosamente, continuamente. Che sia estate o inverno, che il vagone sia sovraffollato o del tutto sgombro, lui è sempre penosamente indaffarato con i kleenex a detergersi il velo di sudore dalla fronte, dal collo, dalle braccia.
Sulla quarantina, in marcato sovrappeso, Liquid Man trascorre i suoi viaggi sulla linea 1 alla continua ricerca dei refoli d'aria provenienti dai finestrini, quasi dovesse morire soffocato dal debito di ossigeno da un momento all'altro. Ad ogni fermata si catapulta verso le porte aperte sventolandosi con il fazzoletto fradicio e respirando a grandi boccate.
Quando in inverno i finestrini sono serrati lui si ingegna per aprirne il più possibile, attirandosi ire e rimostranze da parte degli altri viaggiatori. Un giorno dello scorso gennaio tentò di spalancare il finestrino sopra una signora che lo prese a male parole.
Temo che Liquid Man prima o poi finirà asfissiato, oppure si scioglierà del tutto.
Pesce Rosso
Se un giorno un marziano sbarcato sulla Terra dovesse chiedermi cos'è l'irrequitezza, credo che lo porterei a conoscere Pesce Rosso. Sui 20, 25 anni, magro come un chiodo, felpa e cappellino da baseball sempre calcato in testa, Pesce Rosso è l'inquietudine fatta a persona.
I suoi viaggi sono un continuo migrare all'interno del vagone in preda a chissà quali terremoti interiori.
Entra e si siede al primo posto che trova libero, poi rimbalza subito su quello di fianco dove rimane qualche millisecondo prima di tornare sul precedente; all'improvviso schizza sull'altro lato del vagone, dove cambia sedile ancora due o tre volte; poi si alza e va sul fondo, si appoggia a un sostegno, poi a un'altro, poi alla porta, infine torna a sedersi, e via di questo passo. Qualche volta cambia anche vagone, tanto che all'inizio pensavo fosse un borseggiatore alla ricerca di vittime, ma l'ho visto spesso in preda alle sue ossessioni migratorie anche a vagoni quasi sgombri. Arrivato alla sua fermata schizza come una molla oltre le porte, rimbalza sulla parete della banchina e svanisce come una saetta su per le scale.
Un ipotetico osservatore che potesse scrutare il vagone dall'esterno avrebbe l'impressione di guardare un pesce rosso nell'acquario.
DietroTiTento DavantiTiSpavento
Si dice che in natura ogni fenomeno tenda sempre all'equilibrio, e la signorina DietroTiTento DavantiTiSpavento conferma questo dogma. Circa trent'anni, alta e bionda, DietroTiTento ha un paio di gambe e un fondoschiena che paiono torniti direttamente dalle mani di Dio nelle Celesti Officine.
Questi capolavolari della morfologia umana sono sempre coperti estate e inverno da jeans attillatissimi che ne esaltano le divine armonie.
Soltanto una volta mi è capitato di vedere DietroTiTento con indosso una gonna: una microscopica mini nera su sandalo a tacco alto... probabilmente il Paradiso è abitato da creature così.
Devo però dire che -e qui mi ricollego al discorso iniziale riguardo gli equilibri naturali- DietroTiTento contrappone alla perfezione di gambe e quarti posteriori un viso dai lineamenti scialbi e insignificanti, con qualche particolare addirittura antiestetico (ammetto comunque di averla guardata in viso non più di un paio di volte in tutti questi anni).
Il sole declinava con decisione a ovest quando CapoBianco, fermo sul lato della carrozzabile ad aspettare il resto della squadriglia, scorse la presenza del punto di ritrovo sull'altro versante della collina.
Cinquanta metri più a monte caracollavo con Dragonero e Pubarelle sotto il peso degli zaini, strisciando i piedi doloranti nella polvere a lato strada.
CapoBianco puntò il guidone verso la macchia di gente che brulicava verso fondo valle. "Ci siamo" disse mentre crollavamo sul guard rail al suo fianco.
"epporcatroia, vorrei vedere che non ci siamo!" sbottò DragoNero spostando in avanti il peso dello zaino per dare sollievo alle spalle rattrappite; "abbiamo girato in lungo e in largo tutta la cazzo di Umbria, ci mancava solo che non si arrivava più".
"Se non aveste fatto i pirla tutto il giorno a quest'ora eravamo già in tenda" replicò CapoBianco martellando con stizza il guidone sul guardrail. "Adesso muoviamoci che saremo minimo gli ultimi. Solita figura di merda!".
Per tutta risposta Pubarelle si accosciò su uno spiazzo d'erba poco distante. "Sei fuori, CapoBianco" disse levandosi gli spallaci "ormai siamo arrivati, chi vuoi che rompa se anche ci riposiamo 'na mezz'ora?"
"E allora vogliamo proprio farci perire di brutto!" obiettò CapoBianco "è da stamattina che siamo in giro. Siamo l'unica squadriglia di pirla ad averci messo una giornata per trovare 'sto ritrovo del porco!"
"eddai, CapoBianco" provai ad ammansirlo io "ci scarboniamo una cigarett e poi si va"; mi infilai tra le labbra una Lucky Strike e gli passai il pacchetto. "Ormai ci siamo".
CapoBianco sfilò una Lucky e mugugnò qualcosa mentre frugava le tasche alla ricerca dell'accendino "allora si smokka una ciga e poi si va" concluse appoggiando il guidone a terra.
Stavo per proiettare il mozzico della mia Lucky con un'abile flessione del medio quando, al di sotto della cacofonia delle cicale in amore, avvertii un suono fuori ordinanza.
"Cazzo c'hai?" mi chiese DragoNero notando il mio repentino immobilismo. Io rimasi ancora un attimo in ascolto, tentando di individuare la fonte del suono. "Voci" risposi.
"Voci?" Sollevò al testa dallo zaino e puntò la direzione del mio sguardo.
Un attimo dopo 5 camicie azzurre ornate di fazzolettone d'ordinanza sbucarono da un sentiero nascosto tra le querce, alcune decine di metri più a monte.
"Fighe!" sibilò DragoNero con un sorriso mandrillo, appena realizzò che erano donne: cinque "guide" dall'aria non meno sfatta e stracotta della nostra; il cicaleccio delle loro voci si interruppe non appena scorsero la nostra inquietante presenza stravaccata a lato della carreggiata.
"Cazzo di fighe" sussurrai io seguendo il loro avanzare imbarazzato verso la nostra posizione, "sembrano quelle napoletane cesse che erano l'altro ieri alla messa".
In effetti il gruppetto, nonostante le camicie generosamente sbottonate e i pantaloncini corti risvoltati, aveva un'aria sporca e trasandata che ammazzava ogni accenno di femminilità.
Erano la versione al femminile della nostra scassa squadriglia.
CapoBianco riuscì a sibilare l'ultimo monito:"Non fate i pirla!".
Arrivata a pochi metri dal nostro spiazzo la pulzella in testa al gruppo si lanciò in un ciaoooo!
tutto sorriso, con il resto del gruppetto a supportare gesticolando saluti; "sie quei del Treviso?" chiese la tipa col guidone -forse la caposquadriglia- formalizzando un saluto scout con la mano libera.
"Milanottavo" rispose CapoBianco replicando preciso al saluto, mentre con un piede cercava miseramente di mascherare nella polvere i nostri mozziconi.
"no perchè ciavean dito che s'eran quei del Treviso avanti su 'a strada..." proseguì la capa.
"e voi che reparto siete?" chiese Dragonero con aria guascona.
"semo del vicensa" rispose la girl sfilandosi lo zaino, subito imitata dal resto del gruppo. "avemo sbaià strada stamatina e ghe semo perse. L'è tri ore che caminemo sensa fermarse..."
"azz!" intervenni io, "e allora sit down please, che qui c'è bel fresco. Sigaretta?"
La mezz'ora seguente fu tutto un ma come vi chiamate ma quanti anni avete ma quante squadriglie siete ma avete già fatto l'hyke ma che strane le vostre mostrine di specialità e via discorrendo, tranquilli e guasconi nel fresco dell'ombria umbra, sotto querce polverose e infestate di cicale.
Otto scout sbarbatelli equamente suddivisi in base al sesso che in un tardo pomeriggio di luglio incrociavanio le loro storie, uniche come solo possono essere le storie di un campo nazionale scout, scambiandosi sigarette e lattine di Fanta calda come piscio, e storie di bivacchi e capireparto sfigati, e risate e battutine e aneddoti strani di vita all'aria aperta.
Sciammannati adolescenti, avevamo sigarette e libertà e ormoni in circolo e ragazze con cui pirleggiare, e il nostro mondo era lì. La squadriglia dei Koala, reparto Milanottavo, ERA il mondo.
"fasemo 'e foto fasemo 'e foto!" cinguettò ad un tratto una delle pulzelle cavando una Nikon compatta dalla tasca dello zaino per scattare qualche istantanea del nostro bivacco impovvisato.
Pubarelle armeggiò poi con l'autoscatto per un paio di foto di gruppo, noi quattro marpioncelli con sigaretta in bocca stravaccati ai piedi di un masso con le tipe appollaiate sopra.
"Va bon fioi" disse alla fine la capessa trevigiana, "noi 'ndemo che gavemo de n'contrà ialtri gioo al campo". Sollevò lo zaino sbuffando e fece un cenno alle socie "ndemo cicie, ndemo!".
In un lampo erano pronte a ripartire: "venii anca voaltri?" chiesero.
CapoBianco gettò uno sguardo ai suoi prodi: io gironzolavo a piedi nudi cercando tra zaini e sacchetti il mio pacchetto di Lucky; DragoNero, a torso nudo, ribaltava l'intero contenuto del suo zaino nel tentativo di rintracciare la boccetta di Autan, seminando bestemmie e indumenti tutt'intorno; Pubarelle era sparito nel bosco per esigenze intestinali.
CapoBianco tornò a sedersi, sconsolato. "Andate avanti, vi raggiungiamo".
Ci volle un'altra mezz'ora e una corposa sequenza di sacroni da parte di CapoBianco prima di riuscire a ricomporci per riprendere il cammino.
"prendi il guidone" mi disse CapoBianco allungando il primo passo verso la striscia di asfalto.
Io allungai un braccio verso il bastone peloso e subito notai la scatoletta nera appoggiata di fianco sul masso; "naaaaa, guarda qui!" dissi a Dragonero sollevando la Nikon delle vicentine.
"'cattroia" fece lui "ma son rimaste foto?". Pubarelle scrutò la finestrella dietro lo sportello del rullino: "almeno 4 o 5".
Dragonero fu un lampo: mentre CapoBianco ci dava le spalle prese le macchinetta, si girò verso il bosco, si sbottonò i jeans calandoli fino al ginocchio e punto l'obiettivo della Nikon sulla patta. Io e pubarelle dopo un attimo di sorpresa iniziammo a scompisciarci di risate vedendolo così, chiappe al vento, mentre il lampo del flash gli immortalava l'anatomia anteriore.
Pubarelle, piegato in due dalle risa, prese la macchinetta e si dedicò una retrospettiva ravvicinata dei propri quarti posteriori.
"lasciamene una!" dissi con le lacrime agli occhi per il gran ridere. Presi la macchina, mi calai le braghe e mi scattai anch'io un'istantanea ai gioielli.
CapoBianco nel frattempo realizzò ciò che stava accadendo e apparve quasi rassegnato all'ennesima compromissione della sua posizione di caposquadriglia dovuta alle nostre cazzate. Si limitò ad osservare quanto pirla fossero i componenti della sua squadriglia, e chiarì che declinava a priori qualsiasi conseguenza legata allo scherzetto appena concepito.
Partimmo di gran carriera convinti di raggiungere le fanciulle e guadagnarci così la fama dei gentiluomini riconsegnando loro l'apparecchio smarrito. Purtroppo giunsero al punto di ritrovo prima di noi e si persero nella massa maleodorante di scout e guide reduci dall'escursione. Non ci fu verso di rintracciarle.
Andammo quindi io e Dragonero alla postazione degli organizzatori per consegnare l'apparecchio.
Trovai un organizzatore seduto ad un tavolo da campeggio. "L'abbiamo trovata su un masso a lato della strada" dissi consegnandoli la macchina, tutto compìto nel mio ruolo di bravo scout che sta compiendo la buona azione quotidiana. "Abbiamo chiesto in giro, ma non abbiamo trovato di chi possa essere".
"Ci penso io" disse l'organizzatore prendendo la Nikon. "Grazie mille ragazzi" aggiunse alzando la mano nel saluto scout. Rispondemmo al saluto girando i tacchi. Eccheccazzo, noi si che eravamo bravi scout.
Ancora oggi non so cosa pagherei per vedere la faccia di chi ritirò quegli scatti dal fotografo.
Certo, la siccità era un problema, come no. Non pioveva da troppo tempo, i fiumi si seccavano, i laghi svaporavano, e la coscienza collettiva scivolava nel panico della disidratazione incombente. E poi la campagna! Eh si, nelle campagne c'era urgenza d'acqua...
Sarà, ma a me 'sto tempaccio ha già spaccato i maròni.