Di seguito tutti i deliri, in ordine cronologico...
Ai più attenti tra voi sarà senz'altro già capitato (a me un paio di volte) di incrociare in giro per strada questi lenzuoloni pubblicitari raffiguranti 5 individui nerovestiti che, su uno sfondo azzurrognolo di stampo geografico, osservano i passanti con inquietante fissità. In prima battuta ho pensato alla locandina dell'ultimo film di Tarantino, o di Men In Black III. Anche l'ipotesi 'pubblicità di pompe funebri' all'inizio mi era sembrata valida, finchè ieri non ho avuto occasione, fermo ad un semaforo, di osservare con maggior attenzione l'orrendo poster. Scopro così che i 5 tristi figuri altro non sono che il gruppo costituente della Fondazione Italiani nel Mondo, un'organizzazione legata politicamente ai partiti di centrodestra e al premier Berlusconi, e il cui scopo dichiarato -anche nel lenzuolone- sarebbe genericamente quello di rilanciare il made in Italy nel mondo. Lodevole iniziativa, non fosse che il made in Italy di tutto ha bisogno tranne che di essere sponsorizzato da cinque personaggi che sembrano usciti da un serial a metà tra 'I Sopranos' e 'Six Feet Under'. E quella scelta di ritrarli in movimento, che valore aggiunto poteva dare? È vero: un soggetto ritratto in movimento comunica dinamismo; ma se il soggetto in questione è il pingue sen. De Gregorio la cui dinamicità, a giudicare dalla forma fisica, si esprime unicamente a tavola (o in certe arraffonerie di cui la giustizia ancora gli chiede conto, stando al suo curriculum giudiziario) quale messaggio distorto andiamo a dare del nostro povero Paese al resto del mondo? Ma un'ancor più assillante questione mi pressa: la fondazione, i manifesti... quanto costa tutto questo? E soprattutto: CHI PAGA?
update del 05/02: per chi volesse approfondire le proprie conoscenze riguardo il sen. De Gregorio, l'uomo che si arroga il diritto (chissà poi a quale titolo) di rappresentare gli italiani nel mondo, consiglio la lettura di questa perla a firma di Enzo D'Errico pubblicata su Corriere.it un paio di anni or sono.
Per tutti coloro che fino ad oggi non ne avevano mai sentito parlare -incluso il sottoscritto- diremo che i SINCLEAR sono una band di ragazzotti novaresi dediti a produrre musica di un genere che l'industria discografica, nella sua isteria di classificazione compulsiva, definisce hard-core melodico. Non avendo finora ascoltato granchè della loro produzione, dirò soltanto che alle mie esigenti orecchie suonano un tantino adolescenziali, il vocalist ha due ottave in eccesso e il batterista è un po' incolore. In compenso il videoclip che con magnanimità incollo qui sotto merita attenta considerazione: vi compare, preziosissimo cameo, un certo Enrico Brizzi (per i meno accorti: è il tizio in t-shirt verde seduto sul divano in dolce compagnia). Vi basti il nome, non dico altro. E se non vi basta allora sono sinceramente dispiaciuto per voi e per il vuoto nelle vostre esistenze. Per me invece è assoluto godimento sapere che l'animo artistico del vecchio Bastogne continua a fiammeggiare...
Probabilmente dovrei adeguarmi al gran rumore che si è scatenato intorno al caso Englaro dopo la dipartita (la seconda, definitiva) della protagonista principale, l'unica che senza clamori nè alzate di voce ha fatto la sua parte fino in fondo, e con la levità di una grand etoile si è alzata sulle punte ed è uscita di scena. Dovrei adeguarmi, dicevo, al chiasso mediatico e politico che ne è seguito, cavalcando la pochezza dei nostri cialtroni democraticamente eletti e tutto lo schifo che sono riusciti a gettare sulla fine di questa vicenda triste. Ora tutti invocano con colpevole ritardo il silenzio e il rispetto. Per Eluana, per la sua famiglia, per tutti coloro che in un modo o nell'altro hanno vissuto il dramma di questi 17 anni di non-vita. Che tacciano a questo punto sia i fanatici della vita a tutti i costi che i difensori del diritto alla dignità di un'esistenza piena. E taccio anch'io, ovviamente. Una solo pensiero però vorrei lasciarlo per il signor Englaro, un uomo che per quasi due decenni anni ha innaffiato e curato una pianta che sapeva non avrebbe mai più potuto germogliare, e che tanto ha lottato -spesso solo- perchè a quella pianta fosse lasciata la possibiltà di tornare alla terra. Sipario.
Cosa avrebbe potuto allietare la mia domenica oltre al godereccio risultato del derby? A esempio l'aver finalmente trovato in una libreria di provincia, sotto forma di ultima copia disponibile, quel romanzo che andavo cercando da un pezzo. Ora mi si stendono dinnanzi le 1378 pagine di quello che è stato definito tra i più eclatanti casi editoriali degli ultimi vent'anni. Mi auguro di poter esprimere identico giudizio, perchè al momento l'unica cosa veramente eclatante è stato il prezzo che l'ho pagato...
Alla luce dei successivi eventi, il successo del PdL alle regionali sarde ha lo stesso peso della conquista di Asia e Americhe in una partita di Risiko: si diventa talmente forti da essere praticamente imbattibili. Ma ora che la Sardegna ha scelto un destino di cementificazione, e il leader del più grande partito d'opposizione si è dimesso, a noi cosa resta? Il Bis-Losco ha ormai in pugno questo paese come fosse una cosa di sua proprietà. Nelle ceneri del PD ribollono i malumori di un establishment paralizzato dalla sua stessa incapacità di trovare una linea unitaria sulle grandi questioni politiche (crisi economica in primis) verso le quali il paese si aspetta iniziative concrete e in tempi ragionevolmente rapidi. Sul cadavere suicida di Veltroni stanno ballando in tanti, da D'Alema a Bersani allo stesso Franceschini -che dovrebbe assumere in pectore la carica di segretario per traghettare il partito verso le europee che, com'è facile immaginare, saranno un ulteriore bagno di sangue e consensi. La classe dirigente del PD è rimasta come spiazzaa dalle dimissioni del segretario Veltroni. Per mesi molti di loro hanno inciuciato nell'ombra con l'unico scopo di mettere i bastoni tra le ruote alle iniziative veltroniane, ed ora che il loro presunto scopo è raggiunto restano lì a guardarsi in faccia, ad accusarsi a vicenda, a scaricarsi le responsabilità ci un fallimento che è anche (e soprattutto) il loro. In mezzo a tutto questo trambusto si comincia ad intravedere il sentiero della secessione, il ritorno alla frammentazione multipartitica e ideologicamente multistrato. Esattamente quello stato di cosa anacronistico e deleterio che Veltroni, con il suo progetto del PD, sognava di eliminare. Eppure questo desiderio strisciante di secessione, proprio in questa fase, rappresenta il pericolo più grande per la credibilità istituzionale del paese e delle sue strutture democratiche. Se Berlusconi ha schiacciato così facilmente un'opposizione che si fingeva unita, figuriamoci cosa potrà fare ad un'opposizione dichiaratamente divisa. (continua. Forse. Se ne avrò voglia.)
"Più Berlusconi riesce a manipolare il sistema a suo vantaggio, più gli italiani sembrano ammirarlo"Chi l'ha detto? Veltroni prima di dimissionarsi dalla presidenza del PD? Concita de Gregorio sulla prima pagina dell'Unità? Lo spirito di Montanelli fuggito dall'aldilà? No, lo hanno scritto a chiare lettere l' International Herald Tribune e il New York Times, con riferimento alla vicenda-scandalo del caso Mills, dimostrando ancora una volta quanto il fenomeno Berlusconi venga recepito al di fuori dei nostri confini come un'autentica e inconcepibile anomalia politica di cui soltanto gli italiani sembrano non volersi accorgere.
Come dimenticare le famose "3i" che furono al centro della riforma Moratti, quando la stessa era a capo del dicastero della pubblica istruzione? Berlusconi ne fece uno tra i più scalpitanti dei suoi cavalli elettorali, assicurando agli italiani che Impresa, Inglese e Internet sarebbero stati una priorità nei progetti di sviluppo sociale del suo governo. In realtà a distanza di poco tempo e dopo la breve parentesi prodiana, sembra che il cavallo delle "3i" sia già destinato ad azzopparsi. Pare infatti che la voce Internet sia destinata a sparire dai progetti formativi delle scuole primarie, risucchiata dal riassetto organizzativo previsto dalla riforma Gelmini.Secondo il sito del Ministero, l'alfabetizzazione informatica "non costituisce, soprattutto nella scuola primaria, un insegnamento prioritario".Lo ribadisco, più che altro perchè io per primo faccio fatica a crederci: per il ministro Gelmini l'insegnamento delle nuove tecnologie, informatica e internet in primis, non è da considerarsi prioritario. La ragione è semplice: la riorganizzazione dell'attività scolastica secondo il nuovo assetto a maestro unico non permetterà di dedicare personale e risorse a quel tipo di attività didattica. Ma allora tutta quella faccenda delle "3i", la rivoluzione morattiana, Berlusconi che va in giro a sbandierare l'iniziativa come un pilastro della sua amministrazione... tutte cazzate? E adesso cosa racconteremo all'Europa che invece vorrebbe veder garantito a tutti i suoi cittadini il diritto all'accesso alle nuove tecnologie ed ha posto tra i suoi obiettivi proprio l'alfabetizzazione informatica?
In realtà dietro questo ennesimo scempio non può che esserci la voglia di Berlusconi di portare altra acqua al suo già fin troppo alimentato mulino. La rete Internet -ormai l'ha capito- non la potrà mai controllare, quindi non gli resta che impedire alle nuove generazioni di imparare a usarla...
Si da il caso che il bizzarro manutentore di questo blog proprio oggi sia entrato nel mesto novero degli 'anta', pertanto se qualcuno volesse alleviargli il peso di questo malinconico evento sappia che può farlo omaggiandolo della seguente pubblicazione: Garantisco in cambio la mia totale gratitudine per i prossimi quarant'anni...
update del 02/03 h 13.30: I GOT IT!! Vista la scarsa adesione alla proposta di farmene dono in occasione del mio genetliaco, ho provveduto in prima persona all'acquisto presso la maestosa libreria Hoepli di MI centro. M'è costato un botto, ma per queste 384 pagine che raccontano la colonna sonora dei miei anni migliori ogni spesa è giustificata.
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