Di seguito tutti i deliri, in ordine cronologico...
Certe cose non me le spiego. La medicina moderna ha fatto passi da gigante in ognuno dei suoi campi di applicazione: ha concepito robot chirurghi in grado di essere manovrati da medici distanti migliaia di chilometri; ha sviluppato metodi diagnostici all'avanguardia, capaci di "guardarti" dentro senza neanche toccarti; ha elaborato farmaci prodigiosi basati su molecole sempre più complesse...
E allora, cazzo, com'è possibile che per curare una carietta si usano ancora mezzi e metodi da tortura medievale?
In tempi di demagogico -e giustificato- accanimento ai privilegi della 'Casta' politica nostrana, si sprecano le catene sant'antoniane che denunciano benefici, vantaggi, immunità e provvidenze varie con cui i nostri rappresentanti politici mitigano le privazioni loro imposte dalla dura vita parlamentare.
L'ultima, indignatissima mail m'è giunta dal compagno di merende Conte Oliver e denuncia le pensioni d'oro con cui molti ex-parlamentari della passata legislatura si consoleranno dopo la trombatura subita nelle consultazioni dell'aprile scorso.
Ne stralcio di seguito i più significativi:
Alfonso Pecoraro Scanio | (Verdi) | 8.839 euro |
Franco Giordano | (rifondazione) | 6.203 euro |
Enrico Boselli | (Socialisti) | 7.959 euro |
Oliviero Diliberto | (Comunisti) | 7.959 euro |
Ciriaco De Mita | (Rosa Bianca) | 9.363 euro |
Alfredo Biondi | (Forza Italia) | 9.604 euro |
Vincenzo Visco | (PD) | 9.363 euro |
Stefano Morselli | (Destra) | 8.164 euro |
Maurizio Ronconi | (UDC) | 6.203 euro |
Fausto Bertinotti | (Rifondazione) | 7.959 euro |
Clemente Mastella | (Udeur) | 9.604 euro |
Franco Giordano | (rifondazione) | 6.203 euro |
All'elenco vanno poi aggiunti altri 51 specialisti della pensione adamantina, appartenenti a varie formazioni politiche "sbarrate" dalle ultime elezioni. Il conto finale ammonta (ammonterebbe) a circa 405.818 euro lordi. Mensili, of course, e garantiti vita natural durante.
Vanno (andrebbero) poi aggiunte le liquidazioni di fine mandato di vario titolo e grado: si racconta, ad esempio, di 337.068 euro euro piovuti nelle tasche di Angelo Sanza, ex parlamentare in forza UDC; o di 307.328 euro destinati ad alleviare le delusioni elettorali di Clemente "er panza" Mastella.
Tirate le somme, i bilanci 2008 delle Camere alla voce 'vitalizi' snocciolano cifre da far tremare i polsi e girare i coglioni: 139,2 mln di euro per Montecitorio e 75,7 mln di euro per palazzo Madama.
Rabbrividiamo.
Non so fino a che punto queste cifre corrispondano alla realtà e quanto invece ci abbia giocato la demagogia dell'antipolitica, ma una cosa è certa: la bulimia autoremuneratoria è ormai l'unica qualità veramente bipartisan della nostra classe politica.
A questo punto credo di non aver più alcun pretesto per impedirmi di leggere "Gomorra" di Saviano.
Ho cercato in qualche modo di resistere alle incensature giornalistiche, ai sermoni dei critici, al clamore del pubblico. Arrivano direttamente da Cannes gli ultimi, decisivi attacchi alle mie residue resistenze. Due premi sciorinati tra i bagliori della croisette: non son cose che puoi fa finta di ignorare troppo a lungo.
Per questo devo leggere Gomorra, per questo dovrò farlo anteponendolo a letture già programmate e a me senz'altro più congeniali come genere e contenuti. Non mi resta altra scelta: devo leggere Gomorra prima che capiti, in un modo o nell'altro, di ritrovarmi davanti ad uno schermo a vedere il film che ne ne è stato tratto.
In fondo c'è una logica quasi banale dietro questa autoimposizione: Gomorra, si dice, è un film unico. Intelligente, maturo, scioccante senza cadere nella stucchevole documentaristica sociale. Non accusa e non consola. E' un film, si dice, di cui si sentiva il bisogno. Un bisogno che ormai è diventato anche mio.
Ebbene, io voglio questo libro. Lo voglio subito, lo voglio adesso, lo voglio senza se e senza ma. Lo voglio perchè l'ha scritto HotelMessico (non fatevi sviare da quel nome in copertina: non so chi sia, forse un impostore...) Lo voglio perchè è giallo. Lo voglio perchè si intitola "airbag" Lo voglio perchè dall'immagine di copertina capisci subito che dentro c'è HotelMessico. Se non conosci HotelMessico sei una scimmia briatorizzata e un giorno ti faranno male i denti (non sarà un buon segno).
Il fatto che la Spagna, per voce di qualche suo oscuro ministro a non si bene quale funzione, si permetta il lusso di dare lezioni di civiltà all'Italia in tema di contrasto all'immigrazione clandestina, con particolare riferimento alle recenti iniziative sui campi rom, mi pare un'ingerenza inopportuna e totalmente fuori luogo. Ancora di più se si considera che le accuse di xenofobia e razzismo piovute da Madrid partono da un governo, quello di Zapatero, che negli ultimi 4 anni ha prodotto l'espulsione dal proprio territorio di quasi 400.000 clandestini, grazie anche a dinamiche di gestione del fenomeno tutt'altro che chiare (si racconta che in alcune zone del sud la polizia di frontiera spagnola abbia fatto ricorso alle armi nel contrasto agli ingressi illegali).
Ed è proprio nell'ipocrisia di questo attacco gratuito e sconveniente che va cercata la chiave di lettura di tutta la vicenda, considerando inoltre che ogni tentativo da parte italiana di smorzare i toni sulla questione ha ricevuto come contrappunto solo ulteriori e seccanti attacchi.
Fossi un clandestino in Italia, ci penserei due volte prima di accettare per buona la pietà pelosa che il governo spagnolo va sbandierando in ambito europeo con la pretesa di tutelare i miei diritti.
Perchè dei clandestini che vivono in Italia -siano essi rom, maghrebini, cinesi o marziani- al governo Zapatero interessa solo una cosa: che rimangano in Italia.
Gli spagnoli temono che un inasprimento delle norme italiane in tema di immigrazione spinga nuovamente i barconi di disperati a puntare la prua verso le loro coste.
Non c'è alcuno spirito di tolleranza negli intenti di Zapatero, non c'è nessuna pietà né compassione nei confronti del 'diverso'. C'è solo il timore di ritrovarselo in casa, e nel contempo la ferma intenzione di deviarlo qualche porta più in là.Che vada a dar fastidio a qualcun altro. E se quel qualcuno si lamenta o addirittura osa tentare un meccanismo di difesa, ecco i ministri pronti a stracciarsi le vesti nel nome della tolleranza e dell'accoglienza.
Quel razzismo di cui l'esecutivo spagnolo ci accusa striscia mille volte più vigoroso tra i suoi stessi membri, reso ancora più odioso dall'indecenza della loro ipocrisia!
Rimane un mistero da svelare con quale autorità e influenza gli spagnoli siano riusciti a porre la questione all'ordine del giorno nel dibattito odierno al parlamento europeo. La sensazione è che tutto sommato al resto dei paesi europei torni assai comoda l'idea di un'Italia destinata al ruolo di serbatoio di accoglienza in grado di assorbire buona parte dei flussi migratori in rotta verso il continente.
Tanto gli italiani si sanno sempre arrangiare, no? Pizza-mandolino-mamma! Gli italiani sono amici di tutti, lascia che se lo smazzino da soli il problema dei clandestini...
C'è solo da augurarsi che il nostro governo sappia reggere con autorità e fermezza il vergognoso accerchiamento di cui siamo oggetto, proseguendo senza ripensamenti lungo il percorso intrapreso.
Perchè è senz'altro vero che su questa terra siamo tutti ospiti e nessuno e straniero... ma perchè tocca sempre e solo a noi offrire da bere?
GRAZIE A TUTTI, NESSUNO ESCLUSO
Bruce Chatwin sosteneva che il nomadismo è una condizione innata dell'uomo, un retaggio primordiale legato alle origini della specie, quando spostarsi in continuazione era l'unica possibilità per sfuggire alle ostilità della natura, alla fame, agli inasprimenti climatici, alle bestie feroci.
Tracce di quel nomadismo istintuale, legatosi nel tempo con il desiderio di conoscenza connaturato alla nostra razza, è resistito a millenni di stanzialità e ancora si manifesta in alcuni tratti del nostro comportamento.
Chatwin però non ebbe mai occasione di osservare un fenomeno istintuale ancora più radicato nella natura umana, più arcaico e profondo perchè dettato dalla paura. E la paura, si sa, è la più antica di tutte le emozioni.
Allora chissà cosa direbbe di quella nomade che a Napoli ha scatenato il più ancestrale dei nostri incubi, ha reso concreta una paura che fa leva sugli impulsi animali di ciò che resta del nostro antico cervello da rettile: il predatore che si introduce nella tana per mangiare i nostri cuccioli.
Spetterà agli inquirenti stabilire la verità sui fatti e chiarire se le accuse rivolte alla giovane rom corrispondono a verità, ma nel frattempo la paura ha già scatenato i suoi effetti: le molotov contro i campi nomadi di Napoli sono l'evoluzione delle clave con le quali i nostri antenati pelosi difendevano dalle bestie feroci sè stessi e i loro cuccioli.
E' una forma di imbarbarimento, è vero. Qualcuno ha detto che è un ritorno al medioevo, una regressione della razionalità.Ma il raziocinio è destinato a soccombere quando si vive nella paura.
E noi, di questi tempi, di paura ne abbiamo davvero tanta.
Qualche scatola di cartone e un orlo ai pantaloni: tutto qui il contenuto delle "compromettenti telefonate" oggetto di intercettazione tra il grande Matrix Materazzi e un sarto brianzolo dal passato scomodo. Il tutto a tre gg dalla partita dell'anno, quella che decide un'intera stagione e non solo. Per i meno informati la faccenda si può così riassumere: dalle parti della Pinetina c'è un certo negozio di abiti e sartoria il cui proprietario ha un passato giudiziario assai movimentato. Si parla di affari di droga, mafia, rapine e chi più ne ha più ne metta. Fatto sta che alcuni elementi dell'organico nerazzurro -tra i quali Mancini e lo stesso Materazzi- hanno avuto a che fare con il personaggio in questione per faccende che gli stessi inquirenti autori delle intercettazioni definiscono "esenti da qualsiasi risvolto penale". In pratica Mancini&co da 'sto tizio ci andavano a comprarsi la giacca e farsi fare l'orlo ai pantaloni. Oppure per farsi per farsi prestare qualche scatolone pro-trascolo, come nel caso di Materazzi. Risultato: solo fuffa. Niente di utilizzabile ai fini giuridici. A tutto ciò aggiungiamo che le telefonate sotto esame risalgono al 2006, e sono finora rimaste in qualche cassetto proprio perchè penalmente irrilevanti. Eppure c'è stato qualche stronzo che ha pensato bene di mettere a frutto in qualche modo tutto quel materiale che in un'aula di tribunale non avrebbe mai trovato utilizzo. E allora perchè non farlo proprio nel momento in cui squadra e società sono maggiormente sotto pressione e potrebbero subire contraccolpi da una vicenda che in altri momenti verrebbe liquidata con una scrollata di spalle? A completare l'opera ci ha poi pensato l'immancabile sensazionalismo malato di certa stampa -sportiva e non- sempre pronta a gettare fango in faccia anche quando non ci sono nè il fango nè la faccia. Insomma il calcio è malato, la stampa sportiva è messa peggio e i tifosi non stanno tanto bene neanche loro. C'è solo una risposta che l'inter può dare a tutto questo, e dovrà darla domenica sul campo: se c'è ancora una giustizia, saranno 16 puliti! Il resto è fuffa.
Io provo un'ammirata compassione per i sacrifici e il duro lavoro cui si sottopone quotidianamente il nostro neo Presidente del Consiglio. Mentre noi qui ci permettiamo di discettare su argomenti vacui come il campionato di calcio o il festival di Cannes, Egli, con infaticabile dedizione alla causa e rispettoso delle proprie responsabilità politiche, si spende anima e corpo nell'interesse della nazione e del popolo sovrano.
Nelle librerie dello stivale è già in vendita da almeno due-tre settimane il romanzo "L'inattesa piega degli eventi", ultima fatica letteraria del giovane autore Enrico Brizzi. La cosa strana -almeno per me- è il fatto che non l'abbia ancora acquistato, operazione che in genere per i romanzi di Brizzi porto a compimento entro pochi giorni dalla pubblicazione. Questa volta invece una forza oscura mi trattiene nonostante l'inconscia consapevolezza che alla fine l'acquisto sarà ineludibile. Ipotizzo che la causa di tanta ritrosia ad un acquisto che normalmente si sarebbe concluso con lubrificata rapidità sia da ricercare nel tema affrontato da Brizzi nel suo nuovo romanzo: il calcio, inteso proprio come gioco del pallone. E il calcio, da almeno una decina di giorni, mi sta facendo del male con troppo accanimento. Chissà, magari lunedì prossimo potrei fare un salto in libreria. p.s. sarà un caso, ma una 'inattesa piega degli eventi' è esattamente ciò che sta capitando al finale di campionato, ed è una piega che non piace per niente...
Speriamo nei buoni auspici e nelle divine intercessioni...
Mercoledì la (giustissima) pubblicazione online dei redditi, con cifre ridicole di fianco al mio nome e conseguenti travasi di bile. Ieri un derby che è andato come è andato e lo scudetto, una volta dato per sicuro, che ritorna in discussione. Oggi non sono una persona alla quale conviene dare del fastidio...
L'occasione era ghiotta e non potevo farmela scappare: per la prima volta in Italia, il fisco rende pubbliche tramite il sito web dell'agenzia delle entrate i redditi imponibili relativi all'anno fiscale 2005 di tutti i contribuenti italiani.
Tutti, hai capito? I tuoi colleghi, il tuo capo, i tuoi amici e parenti...
Alle 8.15 stavo già visualizzando i primi dati. Due ore dopo, mi dicono, il sito è crollato in service down a causa dell'elevato numero di contatti; a quel punto però, tra un travaso di bile e l'altro, avevo ormai dolorosamente preso coscienza del fatto che non ho capito un cazzo della vita. Mi rendo conto che il confronto dello stipendio è come le gare dei ragazzini a misurarsi l'uccello: c'è sempre il rischio di trovare quello che ce l'ha più lungo e gli altri ci restano male. Ma quando ti ritrovi alle soglie dei quarant'anni a realizzare che certi tuoi coetanei incapaci di coniugare un verbo alla terza persona guadagnano il doppio di te, allora l'uccello te lo strapperesti per la rabbia.
In certe cose la lunghezza conta. Eccome.
update delle 16.10: ragazzi!! pare stia venendo fuori un pieno incredibile su questa storia! In questo momento Corriere.it titola in prima pagina la bufera scatenata dall'iniziativa dell'ex ministro Visco. Da nord a sud arruffoni ed evasori sono in sbattimento totale: grazie Visco! Altri 1000 di questi giorni!
Sessant'anni di democrazia italiana: è questo il risultato? Guardateli. Guardateli bene. Guardateli a lungo. Li avete voluti, li avete votati, adesso ce li dobbiamo tenere. Ci sarà un giorno, forse troppo vicino, in cui tutti diranno di averli votati. E ci sarà un giorno, forse troppo lontano, in cui tutti negheranno di averlo fatto. Per quanto mi riguarda voglio che le cose siano ben chiare fin da adesso: questa gente l'avete voluta voi.
Pochi minuti fa un collega annunciava Rutelli in testa al ballottaggio di Roma; immediata la smentita di un'altra collega secondo la quale i primi exit poll davano invece Alemanno in leggero vantaggio. Adesso, prima che qualcuno cominci a ventilare l'ipotesi di un improbabile plebiscito leghista anche a Roma, mi faccio un giro su rete4. La faccia di Emilio Fede è in genere più eloquente di ogni proiezione.
Potranno le mura di Gerico crollare sotto il suono delle sette trombe di corno d'ariete.
Si vedranno nel cielo sette angeli con sette flagelli, venuti a compiere con essi l'ira di Dio.
Verrà Abaddon il Distruttore spargendo sciami di locuste dalle ali rumorose come carri in corsa.
E verranno 200 milioni di soldati a cavallo, e i loro cavalli avranno teste di leone e dalle loro bocche uscirà fuoco, fumo e zolfo...
E fino a che tutto ciò non sarà compiuto io prometto che mai più, MAI PIU' mi metterò sulla A9 Milano-Laghi nella giornata del 25 aprile...
...quando in realtà nessuno sa prenderci per il culo meglio della stampa inglese. Il problema è che abbiamo appena fornito loro un ottimo motivo per continuare a farlo.
Prendete una chitarra classica a 6 corde. Mettetela in mano ad un musicista calvo con la stazza di un taglialegna ucraino. Piazzate sullo sfondo uno di quei separé che usano nelle moschee dello Yemen per dividere l'area di preghiera riservata alle donne. Miscelate tutto ed otterrete Andy Mckee, un funambolico chitarrista la cui bizzarra tecnica esecutoria alterna delicati arpeggi a sonore mazzate sulla cassa dello strumento. Mi pare abbia pubblicato un cd autoprodotto: se qualcuno avesse intenzione di acquistarlo, o addirittura ne è già in possesso, mi farebbe cosa assai gradita piratandomene prestandomene una copia. Eventualmente potrei scambiare con mp3 di Berlusconi e Bossi che cantano "We Are The Champions" coi rutti.
E' normale che uno abbia la curiosità di sapere come sono stati riportati dalla stampa internazionale i risultati delle consultazioni politiche appena concluse. Io però ho fatto qualcosa di diverso: sono andato a rileggermi, dopo il voto, le opinioni che molti giornalisti stranieri hanno espresso alla vigilia delle elezioni, raccontando il loro punto di vista sulla campagna elettorale e la situazione politica italiana in generale. A chi vuol fare altrettanto basta prendere il numero 739 (in edicola fino ad oggi) di Internazionale -pubblicazione settimanale che raccoglie il meglio della stampa di tutto il mondo- e leggervi i giudizi di 50 (cinquanta!) corrispondenti stranieri riguardo campagna elettorale, candidati, programmi, etc. Qui ne riporto uno soltanto, quello del danese Jesper Jensen, giornalista freelance corrispondente dall'Italia per alcune testate del suo paese, che sintetizza e racchiude in modo sostanziale il punto di vista di quasi tutti gli altri: «Berlusconi, candidato premier per la quinta volta in quattordici anni, rappresenta la perfetta metafora della malsana gerontocrazia che affligge l'Italia. Non a caso la sua campagna elettorale ha un forte odore di vecchio: la retorica, gli argomenti, l'odio contro i "comunisti" e contro alcuni conduttori televisivi. Le novità e la speranza sono rappresentate da Veltroni. Se, come sembra, vincerà Berlusconi, a noi corrispondenti toccherà l'ingrato compito di spiegare ai nostri stupefatti lettori perchè milioni di italiani - memori di leggi ad personam, della finanza creativa e di certe figuracce internazionali - sono ancora disposti a farsi rappresentare da lui.» Immagino che a quest'ora mister Jensen abbia già assolto "l'ingrato compito" di spiegare ai suoi lettori le ragioni delle assurde scelte elettorali della maggioranza degli italiani. Ora gli sarei molto grato se le volesse spiegare pure a me.
E così, come ampiamente previsto, ci siamo svegliati in un'Italia diversa. Non migliore, solo diversa. Il barista sotto casa l'ha capito subito: - non mi fai lo scontrino?- Non più.Lo scenario politico sancito dalle urne è netto e lineare come la curva nel morale dei suoi protagonisti: Bossi si sganascia, Berlusconi ride, Veltroni piange e Bertinotti non ha più neanche le lacrime per farlo. Casini tenta di abbozzare qualche sorriso, ma gli escono solo smorfie amare. La gauche italiana non esiste più, almeno in parlamento. Se n'è rammaricato perfino il futuro presidente della Camera G. Fini, affermando che la situazione non trova riscontro nella società reale. Per quanto mi riguarda l'esito di queste consultazioni non ha riservato grandi soprese rispetto alle aspettative. I sondaggi dicevano 'X', e X è stato. La novità è essere finalmente riusciti a tener fuori dai giochi i piccoli rompicoglioni delle ali estreme, sia a destra che a sinistra. Ogni nazione ha i leader che si merita, quindi è giusto prendersi questo.
Molti neanche lo immaginano, ma in questo weekend elettorale, dietro quei simbolini colorati che ci ritroveremo davanti nella solitudine dell'urna, si nasconde un esercito di 101 fuorilegge. Indagati, condannati in via definitiva o in appello per reati di ogni genere, rinviati a giudizio, prosciolti per prescrizione, miracolati dalle leggi vergogna o superprotetti dalle tante forme di immunità parlamentare. Ovviamente la stragrande maggioranza di questa marmaglia si concentra sotto le bandiere del Popolo della Libertà (di rubare): 56 figli di buona donna (compreso lo stesso Berlusconi), ai quali si aggiungono altri 9 ceffi dell'alleata Lega Nord, per un totale di 65 personaggi inguaiati a vario titolo con la giustizia. Segue, con grande distacco, il PD di Veltroni che annovera 18 elementi ambigui in lista. Il resto se lo dividono UDC (9) e i rimanenti partitini. L'unico simbolo senza macchia è L'Italia dei Valori di Di Pietro. In qualsiasi democrazia dotata di senso civico questa gente lavorerebbe in fonderia, altro che fare politica attiva a spese dei contribuenti. Al contrario, in Italia -almeno stando agli ultimi sondaggi- si sceglie di farsi governare da 65 farabutti. Ma dove cazzo vogliamo andare?
Silvio Berlusconi: - «Presidenza di una Camera al Pd solo se Napolitano si dimette» (immediata e furiosa la replica del Quirinale)
- «Mi devi dire come fa uno che parla da dieci ore a concentrarsi se tu gli rompi i coglioni» (rivolto ad un fan troppo sovreccitato durante un comizio)
- «Il pubblico accusatore dovrebbe essere sottoposto periodicamente a esami che ne attestino la sanità mentale» (ed è proprio uno squilibrato a proporlo?)
Daniela Santanché: - «Berlusconi è ossessionato da me. tanto non gliela dò...» (straordinario esempio di profondità politica ed intellettuale)
Umberto Bossi: - «Ciapum el fusìl!» (senza parole)
Marcello Dell'Utri: - «I libri di storia, condizionati dalla retorica della resistenza, saranno revisionati» (si mormora che Dell'Utri non abbia MAI aperto un libro di storia)
Entro pochi giorni almeno tre dei quattro personaggi sopra citati saranno rieletti alla guida del paese. Ma dove cazzo vogliamo andare?
MUXTAPE.COM è un website dall'interfaccia così scarna e trasandata che al primo approccio fa decisamente cagare. A colpirmi è stata però quest'immagine, l'unico elemento grafico dell'intero sito: una musicassetta, un oggetto di culto per chi ha conosciuto la musica dell'era pre-cd. Ne ho possedute tantissime (e molte ne possiedo tutt'ora), ho scritto migliaia di titoli sulle copertine sempre troppo strette per la mia grafia pacchiana, ho avvolto e riavvolto chilometri di nastro con la penna bic, ne ho fatto merce di scambio e veicolo di messaggi appassionati. Insomma, anche se non ne sento la mancanza, conservo un buon ricordo di quelle vecchie cassettine in plastica che compravo a pacchi da dieci e sembrava non bastassero mai. Rispetto al vinile, le musicassette avevano due massicci punti di forza: la comodità d'uso, legata allo scarso ingombro, e la possibilità di essere personalizzate. Quale appassionato di musica non ha posseduto la propria compilation del cuore su cassetta? Una facoltà che all'inizio nemmeno l'esordio del cd potè eguagliare, almeno fintanto che la masterizzazione è rimasta pratica occulta. MUXTAPE non è niente di più che la versione digitale della vecchia cassettina automixata. E' sufficiente una registrazione base (basta impostare user e password) e poi uploadare una dozzina di brani dal proprio pc. Niente di che, però non costa nulla e poi una bella cassetta la si ascolta sempre volentieri, no?
Vorrei esporre, con l'ormai consueto ritardo rispetto ai fatti, il mio personale e superfluo punto di vista riguardo quanto successo durante il comizio di Giuliano Ferrara a Bologna. Semplicemente per dire che, al di là dei giudizi personali sul merito dei temi in ballo, sicuramente complessi e meritevoli di maggiori e più competenti analisi, e al netto della poca simpatia che provo per il personaggio, ritengo comunque doveroso riconoscere a Ferrara una notevole dose di audacia, al limite dell'impudenza.
Voglio dire: considerati gli argomenti sul tavolo, una certa ostilità da parte della piazza era tutto sommato prevedibile, se non scontata, soprattutto se si considera l'agitazione mediatica entro la quale si muovevano da qualche giorno le iniziative della lista PROLIFE del Giulianone. Eppure lui la faccia ce l'ha messa, bella grossa e rubiconda, facile bersaglio per il dissenso un po' becero di un'orda contestatrice assai efficace nel lancio di uova e pomodori. Forse Giulianone non si aspettava un dissenso così marcato, oppure lo riteneva confinato a qualche frangia ristretta e controllabile, fatto sta che dal punto di vista di immagine il danno è stato enorme, e i panni della vittima ingiustamente colpita nei propri diritti democratici regge fino ad un certo punto. D'altro canto però, come dicevo sopra, è stato l'unico che pur conoscendo il rischio ha scelto di correrlo lo stesso. La forza della coerenza.
Te lo immagini Berlusconi in una situazione del genere? Insulti e uova in faccia invece del solito scenario da convention multinazionale, con gli yesmen adoranti e allineati che si sbracciano scandendo il suo nome? No, Berlusconi (e non solo lui) certi rischi sa come evitarli, e infatti li evita.
Però bisogna riconoscere che per incarnare la sfiducia degli italiani nei confronti della politica e dei suoi rappresentanti il faccione iroso e inzaccherato di Giulianone funziona mille volte meglio dei sorrisi ceramici di Berlusconi.
Finalmente un politico che ci dà qualche soddisfazione, fosse soltanto quella di centrarlo in piena faccia.
Non è poi così difficile far girare la testa a una ragazza.
Stupidità e ignoranza sono un flagello universale e nessun popolo o nazione ne è immune, tantomeno la superpotenza USA. Però mi agita non poco sentire americani che alla domanda: "quale potrebbe essere la prossima nazione da attaccare nella guerra al terrorismo?" rispondono serenamente: "i'm thinking... Italy!". Mettiamoci l'elmetto.
Sei in ansia da urna elettorale? Le consultazioni politiche incombono e ancora non sai a chi dare il tuo voto? Sei stressato dalla campagna elettorale e non riesci a decidere quale candidato merita la tua scelta? Bene, fondamentalmente sei un pirla, però oggi puoi contare sull'aiuto di questo simpatico giochino che ti permette di stabilire con pochi e semplici passaggi la tua collocazione ideologica nel patetico scenario politico italiano. Si tratta di rispondere ad una ventina di domande esprimendo il proprio favore (o sfavore) su temi politici e sociali di grande attualità. Io alla fine mi sono collocato così:
con buona pace di qualcuno che ne capisce di politica quanto una scimmia di fisica nucleare e che insiste nel ritenermi comunista.
Non essendo un amante del cioccolato né dei dolci in generale, m'ero illuso che la Pasqua non potesse in alcun modo compromettere i miei livelli colesterolemici. Mi sbagliavo. Non avevo fatto i conti con l'uovo di cioccolato bianco Galak: un'autentica rovina per linea e salute. Secondo me ci mettono un alcaloide, qualcosa che dà dipendenza, altrimenti non si spiega quella catalessi della ragione che ti spinge a sottarre l'uovo di nascosto alle tue bimbe per poi rintanarti a mangiarlo con bramosia, come un predatore braccato, con l'unico obiettivo di trovarne e mangiarne ancora, fino ad una irraggiungibile pace dei sensi (o un più probabile coma diabetico).
Non so se ci metterò più tempo a smaltire gli eccessi alimentari degli ultimi giorni o a convincere le mie bimbe che le uova Galak se l'è rubate il coniglio di Pasqua.
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