Ah beh, tornare son tornato. E senza trovare casino, oltretutto. Neanche intorno a Bologna, dove in genere c'è più traffico che nel centro di Tokio.
Sette giorni di mare&sole senza mai vedere una nuvola: che sogno. Mi son riconciliato con gli dei del clima.
Con estrema contrizione comunico alla popolazione tutta di codesto amabile pianetucolo che il mio apparecchio televisore marca Loewe mod. Profile, dopo 9 anni di onorato servizio, si è arreso nella serata di ieri alle ingiurie del tempo e dell'usura.
Si è trattato purtroppo di una morte annunciata: è successo più volte, nei mesi scorsi, che durante il normale funzionamento dalla tv partissero improvvisi ed inquietanti scoppiettii, con successiva sparizione dell'immagine. Si rendeva necessario, a quel punto, spegnere l'apparecchio e lasciarlo raffreddare per un po', dopodichè riprendeva a funzionare regolarmente.
Finchè ieri sera, proprio durante la visione del sesto dvd della prima serie di X-Files, la tv ha cominciato improvvisamente a emettere schiocchi e soppiettamenti a raffica, tanto che ho ritenuto più salutare scollegarne direttamente l'alimentazione onde evitare guai peggiori.
Ora lo scenario è drammatico. Il tv è irrimediabilmente fuori gioco (data l'età sarebbe inutile tentare una riparazione) e le ferie, evento tradizionalmente dispendioso, sono alle porte.
Mia moglie suggerisce di sostituirlo provvisoriamente con l'altro televisore, quello con attaccata la Playstation e dedicato per convenzione familiare alle (mie) attività videoludiche: proposta bocciata (da me).
Io preferirei rinunciare alle ferie ed acquistare, finalmente, un bel LCD da 37 pollici minimo: proposta bocciata (dalla moglie).
Siamo in fase di stallo, l'intesa si prospetta difficile da trovare. Senza contare che ho un episodio di X-Files interrotto a metà, e questo è l'aspetto più seccante di tutta la faccenda.
Il tagliando dell'auto è come il dentista: costa un botto, e non puoi rimandarlo in eterno.
Vista l'ormai imminente partenza per le ferie, ho deciso di dedicare alla mia Gloriosa Voiture il meritato tagliando annuale.
Inutile dire quale impresa sia stata trovare un'autofficina disponibile all'intervento in tempi brevi. Fatto sta che alle 8.30 di ieri mattina parcheggiavo la mia gloriosa sul pavimento unto dell'unica autofficina disponibile a tagliandarla prima di settembre.
I patti col mastro tagliandatore erano chiari: olio, filtri e controlli vari. Al massimo un'opzione sulle spazzole tergicristallo, che ogni volta che partivano sembrava mi stessero segando il parabrezza.
Tutto ok, all'ora prevista per la consegna il Mastro Tagliandatore accoglie nelle capaci manone le chiavi della Gloriosa, e arrivederci a stasera.
Tempo due ore, invece, ed ecco la prima mazzata. Il Mastro Tagliandatore mi comunica via cellulare la ferale notizia: le pastiglie dei freni sono andate. Occorre intervenire, e subito. Diversamente saran tragedie e sventure, la Gloriosa resterà senza freni, si ribalterà alla prima curva, a volte prenderà fuoco e gli alieni mi rapiranno mentre son fermo al semaforo.
Va bene, dico io, facciamo 'ste pastiglie; ma quanto viene il tutto?
Il Mastro Tagliandatore resta abilmente sul vago. Occorre valutare la mano d'opera, dice, considerare i costi materiale, poi c'è lo smaltimento degli scarti, più un sacco di altre variabili. Insomma non c'è verso di avere un'indicazione chiara, il prezzo previsto oscilla tra i 100 e i 250 euro, con una volatilità da far invidia ai tango bond argentini. D'altro canto con la sicurezza in auto non si gioca, s'aggiungan quindi anche i freni. Alea Iacta Est.
Nel tardo pomeriggio torno nell'antro odoroso di benzina per riprendermi la Gloriosa, rigenerata dalle sapienti cure del Tagliandatore.
Costui se ne sta a riposare seduto dietro un cumulo di pneumatici e mi accoglie con un sorriso: "tutto a posto" tuba, levando un pollice bisunto. "Passi pure da Messer Incassatore, che intanto io le preparo la macchina".
Messer Incassatore, un lungagnone con t-shirt brandizzata col logo del concessionario, sta rintanato dentro un cubicolo di vetro posto in un angolo dell'officina.
Mi scorge in avvicinamento e con un sorriso fa cenno d'entrare. "Ohilà, buon viandante, qual buon vento ti mena per codeste lande?" mi dice appena entro nel cubicolo refrigerato.
"Vento di Zefiro, caro Incassatore" rispondo io "anzi di Zafira, nel caso specifico. La mia Zafira, cui avete rigenerato oli e liquidi su per tubi e condotte. Ora mi dica un pò, messere, di che morte vado morendo, poichè il mastro di là accennava stamani a cifre spaventevoli".
"Spaventevoli, dite? Ma suvvia!" replica bonariamente il rapace scartabellando tra un cumulo di fogli "vediamo un pò che dice la fatturina. Oh, ecco qua!". Sfila dal mucchio un inquietante modulo continuo a tre fogli e inforca gli occhiali. "Dunque vediamo un pò... Opel Zafira, ecco qua: oliofiltriverificalivellietc-etc-etc" comincia a sciorinare spuntando col dito ogni voce dell'infinito elenco. "Venga venga, buon viandante, si avvicini che le spiego per bene ogni mistero della sua fatturina". Appoggia sul bancone l'incartamento. Con mossa ratta sollevo lesto il lembo dell'ultima pagina alla ricerca dell'infame cifra comprensiva di IVA. "Solo un attimo, buon viandante" chiosa l'Incassatore ponendo le mani a schermare i fogli "volevo prima illustrarle tutte le voci, affinché ogni dubbio sia fugato e la chiarezza abbia a trionfare..."
"Ma lei sa bene, illustre Incassatore, che per chi sta dalla mia parte del bancone ciò che preme conoscere sono i numerelli scritti in fondo, chè tutto il resto vien poi da sè!" replico io.
"Ma certamente, gentile viandante, le dico quindi subito che tutto compreso siamo a quattrocentoquarantotto euro...". Il mondo mi vacilla intorno. "448 euro!! Eccosè, mi date forse una nuova voiture? Eppure mi pareva che la Gloriosa, seppur coi suoi annetti alle spalle, funzionasse assai bene. Per quale motivo volete vendermene una nuova? Poiché suppongo che per quella cifra sia previsto che io esca di qua al volante di una vettura di lusso nuova fiammante, non trovo altra giustificazione per un cifra così imperbolica."
L'Incassatore, ormai deciso a giocare a carte scoperte, tappezza il bancone coi fogli della fattura. "Gliel'ho detto, caro il mio viandante affranto, che era meglio acquisire una visione d'insieme, prima di focalizzarsi sul singolo particolare dell'importo..."
"Sarà anche un singolo particolare, ma guarda caso è proprio quello che andrà a riverberarsi sulle mie disastrate finanze! E' forse il caso di introdurre nella sua tanto cara visione d'insieme un'ulteriore singolo particolare, conosciuto a più con il nome di 'sconto'".
"Ma caro mio, qui è già tutto scontato! Guardi, guardi qui" mi mostra una colonna di numeri "questo è lo sconto applicato sui materiali, vede? E' un'iniziativa della nostra società per inentivare la fedeltà dei propri clienti".
"E avrete certo di che sudarvela la fedeltà dei clienti, con certi prezzi!" ribatto io. "Ma mi dica un pò, esoso Incassatore, che vado notando qui una voce assai strana: smaltimento scarti non recuperabili=14 euro. Cos'è mai codesto balzello?"
"Ma quale balzello, pignolo viandante? Parlerei piuttosto di contributo. Come abbiam detto, la sua Gloriosa monta ora nuove pastiglie pei freni. Ma delle vecchie pastiglie che ne facciamo? Come saprà, si tratta di materiale ritenuto inquinante, e come tale gravato da una serie di imposizioni normative che stabiliscono procedure e trafile per il suo corretto smaltimento a basso impatto ambientale. Inutile dire che tutto ciò ha i suoi costi, e la voce in questione altro non è che il contributo richiesto per lo smaltimento del componente residuo".
"Ma che diamine ho da contribuire io?!" -sbotto- "non potete nasconderle nel secchio dell'umido come fanno tutti? O passarle alle ecomafie che per poco prezzo ne faranno concime pei campi? Perchè vi accanite con queste gabelle ad uccidere un uomo già morto?"
L'Incassatore coglie il tono ironico della mia sparata, ma non si impietosisce: "sa com'è, son scelte aziendali. Paga con assegno o Bancomat?"
"Carta di Credito"
"Ops! Non la prendiamo. Abbiamo solo Bancomat"
"E allora Bancomat"
"Perfetto. Ah, per quanto riguarda il prossimo tagliando, tenga presente che il nostro programma di manutenzione prevede che venga effettuato a distanza di un anno o dopo 30.000 Chilometri. Valuti lei, in base al chilometraggio, qual'è l'opzione più adatta"
"Facciamo nella prossima vita, e non ne parliamo più, ok?"
"ah ah, simpatico viandante! Ecco fattura e scontrino. Arrivederci"
"seee, stikazzi".
E' da metà maggio che non passano tre giorni consecutivi senza uno scroscio di pioggia, almeno dalle mie parti. Per quanto mi riguarda, dal punto di vista climatico l'estate 2007 verrà ricordata come una stagione di merda. E chi la pensa diversamente è uno sfigato, come son sfigati tutti i depressi malinconici che preferiscono il freddo e il maltempo al sano piacere della canicola estiva. Quanti ne ho sopportati, in queste ultime settimane, di depressi cronici che sospirano di sollievo davanti all'ennesimo temporale in arrivo. "Meglio così, che almeno rinfresca" ti dicono. Ma rinfresca cosa, sfigato?! Siamo a luglio, ho il diritto di pretendere che faccia caldo, cazzo! Se non ti sta bene, porta il tuo culone sudato ad affogare in qualche fiordo norvegese, ma non rompere i coglioni a chi batte i denti per mesi sognando l'arrivo, finalmente, del mese più dolce e vivace dell'anno. E che quest'anno, ancora una volta, sta facendo cagare.
Oh, déi del clima, datemi un segno della vostra benevolenza: quali sacrifici devo compiere per avere la gioia di un'altra estate come quella del 2003?
Non so voi, ma a me le gaffe imbecilli di Berlusconi un pò mancavano.
La scena mondiale, senza gli exploit del nostro guitto pelato, sembrava un circo senza i suoi clown.
Ora si che lo riconosco.
Fatico anch'io a trovarci un senso, ma la scorsa notte ho sognato che combattevo contro orde di zombie.
La cosa più strana è che la figura dello zombie, del morto che non è morto e va in giro a rompere i coglioni a coloro che invece vorrebbero godersi in pace il loro stato di viventi, non l'ho mai considerata più di tanto.
Mi ha sempre lasciato indifferente sia la sua caratterizzazione cinematografica (i pochi film sul genere che ho visto mi hanno annoiato -è il caso di dirlo- a morte) sia quella letteraria (mai letto nulla sul genere). Perfino nel campo dei videogiochi, dove i non-morti hanno sempre furoreggiato nella parte dei cattivi da sterminare senza pietà, ho pochissima esperienza diretta.
Forse è proprio a causa di questa scarsa cognizione di causa che fatico a considerare la battaglia di stanotte come un vero e proprio incubo.
Mancava quell'aura terrificante che a rigor di logica dovrebbe accompagnare un incontro ravvicinato -seppur nella sfera onirica- con tali terrificanti creature. Questo principalmente per tre motivi.
Il primo è che gli zombi del mio sogno non erano terrificanti proprio per niente. Niente bulbi oculari penzolanti dalle orbite, nessun osso fuoriuscito da carni putride, niente abiti laceri. Solo comuni persone dall'aspetto normalissimo, come portei incontrarne a decine passeggiando per la strada in questo momento. Se dal punto di vista iconografico le creature aderivano poco all'immaginario popolare, come atteggiamento erano invece abbastanza conformi al genere: sguardo inespressivo, camminata lenta e trascinata, ostinazione bovina nella ricerca dell'obiettivo (che ovviamente ero io).
Il secondo motivo era la totale mancanza di qualsiasi riferimento splatter. Gli scontri corpo a corpo con le creature si svolgevano senza alcun particolare cruento. Niente sangue, ferite, nessuna espressione di dolore da parte degli assalitori abbattuti.
E questo nonostante la notevole dotazione di armi da difesa a mia disposizione, tra le quali l'immancabile sega a motore, pistole e fucili di vario tipo e calibro, e una grossa chitarra elettrica bianca in grado di sopraffare qualsiasi zombie assalitore con un solo colpo del manico*.
Ma non v'era brutalità nei contrasti. Per esempio, bastava puntare la lama della motosega contro una creatura e questa, dopo qualche istante di immobilità inespressiva, era oniricamente fuori gioco**.
Il terzo motivo che contribuiva a rendere poco terrificante la situazione era l'impostazione videoludica di tutta l'esperienza.
Mi spiego. Possedevo, ad esempio una barra dell'energia. Non saprei dire nè dove nè come fosse quest'indicatore di vitalità, ma ne avvertivo la presenza e la "sentivo" calare ad ogni attacco del nemico, esattamente come nei più comuni videogames "sparatutto". C'è stato un momento in cui ho sbagliato a lanciare una bomba a mano contro un gruppo di zombie incalzanti e questa mi è esplosa troppo vicino riducendo di parecchio la barra dell'energia: mi sono dato del pirla*** per mezz'ora.
Inoltre i nemici erano stranamente categorizzati, come nei videogiochi: c'erano gli zombi semplici, eliminabili con un solo colpo di motosega o di doppietta; a questi si aggiungevano degli esemplari molto più subdoli, veloci e faticosi da abbattere, ed erano tutte donne****. Poi c'erano certi tipi con l'impermeabile verde che avevano la non secondaria facoltà, una volta abbattuti, di ricaricare la mia barra dell'energia.
Ne ho massacrato interi plotoni, per tutta la notte.
Si può chiamare incubo un'avventura così? Io mi son divertito. E' uno dei sogni che mi son piaciuti di più, dopo quello in cui toccavo le tette alla Simona Ventura e quello dove l'Inter vinceva la Champion's.
*Son queste piccole incongruenze che rendono avvincenti i sogni. Semprechè non si tratti delle prime avvisaglie di squilibrio psichico **un pò come quando da bambini si giocava a cowboy contro indiani: quando la maggioranza ti considerava colpito a morte dovevi abbandonare il gioco. ***oniricamente parlando. Ma mi capita di farlo spesso anche nella realtà (di darmi del pirla, non di lanciare bombe) ****che sogni o sei desto, la donna è sempre donna
L'amico Claudio, talentuoso disegnatore, musicista eclettico, anima geniale in costante fermento artistico, mi segnala la pubblicazione su YouTube del suo ultimo sforzo creativo di cui è un onore, per codesto blog, poter ospitare il link. Et voilà:
Settimana scorsa negli USA è partita la campagna di vendita di Iphone, il nuovo gadget di casa Apple, e mi ero ripromesso di seguirne sui media i primi passi nel mercato globale. E quale mercato potrebbe essere più globalizzato di quello americano? Tanto più che adesso i pazzi che si mettono in coda davanti ai negozi con giorni di anticipo rispetto al lancio ce li hanno pure loro, non sono più una prerogativa esclusiva dei giapponesi. Ho letto che un tizio -forse newyorkese, non ricordo- è rimasto accampato davanti ad un negozio per un'intera settimana. Ne hanno fatto un eroe, tutti i giornali ne hanno parlato ed è pure finito sui maggiori network tv. Tutto grasso che cola, semmai ne avesse ancora bisogno, per il brand Apple che ha fatto ancora una volta centro pieno.
Ma la cosa più intrigante in tutta la faccenda è che sono riusciti a creare un interesse enorme nei confronti di qualcosa che non c'è. In fin dei conti dov'è 'sto iPhone? Qualcuno l'ha visto? Ne ha smanacciato tutti i tastini? Se l'è passato sugli incisii per capire se è fatto di metallo o di plastica o di merda? No, però stan tutti lì ad aspettarlo in coda sotto la pioggia.
La gente vede un mela rosicchiata e automaticamente acquista. Lo chiamano Ghost Marketing e racchiude nella sua anglofona coincisione il concetto che, nella nostra economia, la comunicazione conta più del prodotto. Che esiste, ed è ottimo, ci mancherebbe; del resto se vendi fuffa puoi pure metterci tutta la comunicazione che vuoi, ma alla fine non vai lontano perchè non puoi infilare le mani in tasca alle persone mentre le prendi per il culo.
Però nel caso dell'iPhone ha venduto più l'idea, il concetto che non il prodotto stesso.
Ho deciso pertanto, a quasi una settimana dal lancio ufficiale, di approfondire le mie conoscenze circa le caratteristiche di Iphone. Immagino che ravanando bene i forum più specifici sia già possibile ritrovare anche le prime critiche.
La cosa più strana di tutto questo mio interessamento per i prodotti Apple è che non ne possiedo neanche uno. La mia unica esperienza con la mela morsicata si riduce ad un Ipod 30Gb di proprietà di un collega il quale gli aveva irrimediabilmente fiammato il firmware nel tentativo di aggiornarlo. Dopo innumerevoli quanto inutili tentativi di riportarlo in vita me lo regalò, sicuro che non ci fossero speranze di rianimarlo. Io a dir la verità non ci ho neanche provato. Ho contattato giusto per curiosità un centro di assistenza per quel tipo di prodotto, ma riparare quel dannato Ipod mi sarebbe costato come comprare altri due lettori nuovi di qualsiasi altro produttore. Non ne valeva la pena, tanto più che il mio Creative da 20Gb, acquistato su Ebay ad un prezzo neanche lontanamente paragonabile al suo pari capacità di Apple, soddisfa pienamente ogni mia esigenza di musica mobile. Altra categoria di prodotto, obietterà qualcuno. Sarà, ma se li usi per ascoltarci indie-rock in metropolitana, uno vale l'altro.
Fatto sta che l'iPhone mi incuriosisce anzichenò. un aggeggio che fa telefono, lettore mp3, palmare, fotocamera e chissa quant'altro ancora, stuzzica i miei gangli tecnofili.
Certo che costa un botto. Apple ha un pò rotto i coglioni proprio per questo: capisco la qualità del prodotto, la ricerca costante e l'attenzione al particolare, però non si può produrre esclusivamente prodotti di nicchia. E noi poveracci allora che facciamo, sempre la figura da figli del parroco?
La versione merricana del prodotto costa un cosmomiliardo di dollari; in Europa il cambio ci favorirà un pochetto, ma ci sarà comunque da cacciare oltre mezzo cosmomiliardo di euro per portarsi a casa il gadgettone.
Ho intenzione di capirci qualcosa anche riguardo al target del prodotto. Il telefono lo usano tutti, grandi e piccini. Il lettore mp3 è più un oggetto da sbarbatello o comunque limitato ad una certa fascia di età. Il palmare resta più uno strumento da manager, perchè bene o male noi comuni mortali le nostre mail e navigazioni internet le gestiamo dal pc di casa, dell'ufficio, a scuola, etc.
L'insieme di tutte queste funzionalità, pomposamente definito "convergenza", presuppone un target ben specifico.
Che sarà costituito perlopiù dall'esercito, sempre numeroso, degli sboroni. Quelli che lo devono avere a tutti i costi, perchè è un prodotto di nicchia, ce l'ha tutta la gente giusta e fa fighissimo avercelo sempre in bella mostra. Spesso mi son chiesto se l'Ipod avrebbe avuto lo stesso successo senza la pubblicità intrinseca che gli hanno fatto molti personaggi dello sport e dello spettacolo (Madonna o Adriano, per dirne un paio) esibendo in ogni occasione i loro esemplari. Non c'è calciatore in Italia che non sia stato immortalato mentre scende dal bus della società con gli auricolari bianchi piantati nei padiglioni e l'Ipod in mano.
Ritengo quindi che l'iPhone sarà, almeno per lo scenario europeo, il classico gadget di nicchia di cui poche persone sfrutteranno pienamente tutte le potenzialità.
Di SuperCirio addì 30/06/2007 @ 23:56:06, in music, linkato 1095 volte)
Nel deserto vetrificato che caratterizza l'attuale panorama discografico, l'annunciata reunion dei Led Zeppelin sembra quasi un evento messianico.
A me, per dirla tutta, questi ritrovi di (neanche tanto) arzilli vecchietti scampati alle sciagure giovanili del sex&drug&rocknroll fanno un po' pena.
Un amico ultimamente mi ha scritto mail entusiaste dopo aver assistito alle date italiane dei Deep Purple (Parma) e The Who (Verona).
Io ho fatto una sola esperienza in questo senso, e mi è bastata: anni fa ebbi occasione di assistere all'unico concerto italiano dei Sex Pistols nel loro "Filthy Lucre Tour". Mai titolo fu più azzeccato per un reunion-tour. Almeno i decrepiti ex-anarchici del punk ebbero l'onestà di ammettere che l'unico obiettivo della loro ritrovata intesa era far denaro. Il lucro, appunto.
Fu una gran tristezza. Jhonny Rotten non era più il pazzo sbraitante dallo sguardo allucinato che animava anni addietro la colonna sonora della mia adolescenza, ma un miserabile rincoglionito con troppi anni -e altrettanti eccessi- ormai alle spalle, pateticamente incapace di confrontarsi con il genio trasgressivo che fu.
Bando ai rimpianti. Nonostante il piattume musicale qualche piccola "perla" si riesce ancora a scovare in giro.
E' il caso dei Calla, formazione semisconosciuta della quale consiglio l'ultimo, ottimo album "Strenght in Number". Vorrei proporne un assaggio, ma Last.fm non l'ha ancora recensito.
La striscia di cartoni animati alle 20.00 su RaiDue era uno dei pochi motivi per i quali aveva senso pagare il canone RAI. Chi ha bambini piccoli e la necessità/abitudine di cenare presto, può capire l'utilità sociale che quella mezz'ora a base di Bugs Bunny e Duffy Duck esercitava sull'equilibrio dela famiglia riunita per la cena.
Ne parlo al passato poiché RaiDue, nel delirio di contenuti che rappresenta il suo palinsesto estivo, ha deciso di sopprimere i cartoni a vantaggio di un programmino-cuscinetto (destinato cioè a traghettare la programmazione tardo pomeridiana verso il tg di prima serata) di infimo livello intellettivo: Soirèe.
Partiamo dal suo conduttore, Nicola Savino, che mi è sempre stato sulle palle. Lo sopportavo già poco su Radio Deejay, dove si faceva apprezzare al minimo sindacale quando imitava Bisteccone Galeazzi. L'ho tolleravo a fatica quando faceva l'inviato pirla per la Ventura in "Quelli che il calcio...". Adesso me lo ritrovo tra le scatole all'ora di cena e mi frega i cartoni nonchè la serenità del desco.
Oltretutto 'sta "Soirèe" è una trasmissione che sa di vecchio già alla prima puntata. Savino sembra voler riciclare le esperienze e le trovate di "Quelli che il calcio...", mescolandole con qualche nota del faziano "che tempo che fa" per cavarne infine un polpettone estivo semifreddo dal sapore assai scipito. Sempre gli stessi ritmi, qualche intervista quà e là, gag patetiche e improbabili (Savino non è Crozza, meglio che qualcuno glielo ricordi). Persino il layout dell'immagine è riciclato, con le bande orizzontali a bordo schermo che han dato sì quell'aria American Style a tante trasmissioni, ma adesso se ne abusa senza ritegno e hanno un pò rotto il cazzo. Concepisco esclusivamente un uso dinamico delle bande, come espositori di contenuti extra o integrativi rispetto agli elementi principali. Come fa, ad esempio, il Tg2 con i news ticker scorrevoli, altra "novità" che la nostra tv ha adottato da pochi anni mutuandola dai grandi network USA, dove invece è già preistoria.
Ridurre le bande a semplice elemento decorativo, calandoci ogni tanto e per qualche istante il nome dell'intervistato di turno o la località di un certo evento, ne distorce lo scopo e denota provincialismo.
E' per prodotti così pacchiani che pago il canone? Ridatemi i cartoni animati va', che in quanto a simpatia e divertimento ci voglion mille Nicola Savino per fare un Duffy Duck.
Qualche giorno fa spalavo cacca su mrs Michela Vittoria Brambilla, nuova pupilla del berluska nonché avvenente direttrice/conduttrice della cosidetta TV delle Libertà.
Ne parlavo con riferimento all'analisi che Aldo Grasso, dalle pagine di corriere.it, dedicava alla neonata emittente satellitare.
Grazie ad un pregevole editoriale apparso sull'ultimo numero di Linus a firma di Marco Travaglio, vengo a sapere che la rossa paladina arcoriana è rampolla di un'antica famiglia di industriali dell'acciaio, e vive nella villa-castello di famiglia immersa nella quiete della Brianza insieme al compagno titolare di una clinica privata e ai loro due pargoli, circondati da una miriade tra cani, gatti e cavalli.
Oltre a possedere una società che commercializza prodotti alimentari, la rossa Michela ha vari ruoli anche nell'azienda di famiglia e copre la carica di presidente dei giovani di Confindustria. Una personalità eclettica e concreta che si palesava già quando, appena maggiorenne, partecipava alle finali di miss Italia vincendo il titolo di Miss Eleganza. seguirono poi esperienze nel campo della moda come modella (dalla vita in giù) per i collant OMSA, e come indossatrice per una marca di intimo; inutile cercare su Google Image sue foto di questo periodo: sono introvabili.
Si laurea poi in filosofia, con buona pace del padre che sognava il titolo di dottore in economia e commercio; intraprende poi la brillante carriera di imprenditrice che la porterà, come detto, a ricoprire il ruolo di presidente dei giovani industriali. Resterà in ogni caso fedele al suo sogno di gioventù: diventare giornalista. Un'ambizione così forte che verrà coronata, come sappiamo, grazie alla citata TV delle Libertà.
Insomma, Michela è bella, ricca e famosa. E' una donna che ha realizzato i propri desideri. Ora ha anche il giusto "sponsor" istituzionale in grado di garantirle il grande salto nell'olimpo dell'establishment.
Una figura positiva. Concreta. Vincente. Che un giorno si piazza davanti ad un telecamera e si picca di eleggersi a portavoce di tutte quelle frange sociali che di concreto, quando va bene, hanno giusto le bollette in scadenza e le rate da pagare.
E' proprio qui -tornando a citare l'analisi di Aldo Grasso- che la TV delle Libertà manifesta il suo più grande paradosso: trascendere un modello di contentezza qual'è la bella&ricca Michela per farne un collettore della scontentezza del Paese. Questo volersi autonominare paladini e interpreti del disagio di ogni fascia sociale, nel tentativo di incanalare il malcontento entro argini mediatici e portare, politicamente parlando, acqua nuova al mulino del berluska.
Michela entra negli studi luccicanti della sua nuova emittente, siede dinnanzi alla telecamera accavallando le sue gambe da copertina e ti invita a chiamare il numero verde per raccontare i tuoi problemi. Chiama subito, è gratis. Racconta i tuoi disagi a chi non ne ha. Le rate del mutuo ti strangolano? Parlane con chi è nato e vive in un castello brianzolo. Il prezzo della benzina è alle stelle? Discutine con chi viaggia su una berlina blindata con autista. Hai perso il lavoro? Nessuno può capirti meglio del presidente dei giovani industriali.
Michela sta realizzando il suo sogno... non la svegliare: chiama subito.
C'è una categoria di persone che odio con fermezza: quelli che rientrano al lavoro dopo un periodo di ferie/malattia/assenze varie e scassano il cazzo via mail ai colleghi esordendo con "ciao a tutti, sono tornata/o oggi...", e cominciano a chiedere se è stato fatto questo e quello, a che punto è quell'altro, com'è messo il progetto x, quando ci si trova per il discorso y, e via discorrendo.
Tornano belli ricaricati da un periodo di fancazzismo e invece di starsene depressi in un angolo a impazzire di rientro, pretendono che tutti condividano il loro finto entusiamo. Meglio diffidare di gente così. Sono dei montati egocentrici, convinti che durante la loro assenza l'azienda si sia bloccata in disperata attesa del loro ritorno, anche se inconsciamente sanno che non è così. Perchè non è MAI così. La verità è che temono che la loro mancanza sia passata inosservata, che non se en sia accorto nessuno. Sono terrorizzati dall'idea che comunque, anche senza di loro, tutto abbia continuato a girare come sempre, o addirittura meglio. E allora appena rientrati cercano di rendersi protagonisti, compensano il periodo di lontananza mostrando una finta iperattività che serve solo a far incazzare chi, nel frattempo, è rimasto a tirare la carretta. Dovrebbero riconoscere un'indennità a chi è costretto a lavorare con gente così.
Mi onora informare la popolazione di codesto luminoso pianeta che iei ho cambiato profumo.
Terminato il lungo sodalizio con Chopard Pour Homme, ho scelto di inziare una nuova avventura con 'Soul' l'ultima fragranza di casa HUGO acquistata giusto ieri da Limoni in c.so Vitt. Emanuele.
M'è costato un botto; in compenso Limoni ci ha rimesso altrettanto, considerata la montagna di striscioline di carta prova-essenza che ho fatto fuori prima della scelta definitiva.
Giusto per informazione: 'SOUL' fa cagare e sparisce dopo 5 minuti.
...perchè la finezza di certe sue analisi sul variegato e luccicante universo catodico sono inarrivabili.
Bastino a titolo d'esempio queste considerazioni sulla neonata "Tv delle Libertà", ennesima esibizione di strapotere mediatico da parte del cav. Berluska.
Dal canto mio mi permetto solo integrare l'ottima disamina di Grasso concentrandomi sulla parte finale del video dove vengono riproposti alcuni estratti della trasmissione inaugurale, con l'intervento telefonico a sorpresa (?) del cav. in persona. Notare gli sconcertanti silenzi che accompagnano le prime battute e in particolare quelli della direttrice/conduttrice, la strafighissima Michela Vittoria Brambilla, che in più occasioni mostra scarsa professionalità "trascinando" imbarazzanti pause nei dialoghi. Da Berlusconi non si pretende che sappia fare televisione, nonostante la sua tendenza alla sovraesposizione mediatica e un notevole talento per l'avanspettacolo. Però una conduttrice, che è anche direttrice dell'emittente, mi aspetto che sappia cavalcare i ritmi della diretta e che gestisca con professionalità i tempi di un'intervista, seppur a sorpresa.
Potrei sbagliarmi, ma ho la sensazione che la bella Michela occupi quella posizione per meriti non proprio giornalistici. Si dice sia entrata nel cuore del Berluska: secondo me anche nei pantaloni. Questo è un blog inutile e qualunquista, per questo dico schietto come la penso: il Berluska se la scopa e in cambio le ha regalato il giocattolino della "TV Della Libertà" per trastullarsi un po', che in ogni caso porta acqua al suo mulino.
Questo è un Paese di nani e ballerine e la "TV della Libertà", nella sua prima trasmissione, ce li ha mostrati entrambi.
premessa: post volutamente saturo di qualunquismo, indignazione generica e considerazioni sommarie. Tutti effetti che in genere mi vengono indotti dalla visione di Report su RaiTre o -come nel caso specifico- dalla lettura della prefazione al nuovo libro di G.A. Stella.
E' da qualche tempo che i giornali battono l'argomento della sfiducia dei cittadini italiani nei confronti della classe politica e delle istituzioni.
Oggi ho ricevuto un'altra email di denuncia circa un presunto, ennesimo aumento di stipendio che deputati e senatori si sarebbero autoconcessi, il tutto nel colpevole silenzio dei media.
Poche settimane fa un sondaggio rivelava che circa il 70% degli italiani nutre una considerazione nei confronti della classe politica prossima allo zero assoluto.
Il presidente Napolitano ha ammonito le istituzioni a recuperare quella credibilità politica che ormai pare ogni giorno più in discussione nella pubblica coscienza.
Qualcuno ha ipotizzato l'avvento di un altra crisi come quella del '92, quando l'intero establishment fu scosso fin nelle fondamenta dal ciclone di Mani Pulite.
Infine, non è un caso se "La Casta", l'ultimo saggio di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella incentrato sul malaffare e gli sprechi della politica italiana, è balzato in testa alle vendite appena apparso nelle librerie.
Io volevo comprarlo. Ne ho letto su internet qualche estratto dal primo capitolo: mi è venuto mal di fegato. Non credo che riuscirei a reggere il nervoso se lo leggessi per intero. Troppo lo schifo, troppe le sconcerie che la classe politica italiana, la "casta" appunto, si permette in spregio agli stessi cittadini ed alla fiducia che attraverso l'esecizio del voto è stata riposta nel loro operato.
Stella si pone una domanda che nella sua spiazzante semplicità demagogica racchiude tutto il senso di sgomento che ci coglie dinnanzi alle inaudite storture di cui è capace il nostro establishment: quale futuro può avere un Paese in cui succede tutto questo?
Abbiamo permesso alla nostra classe dirigente di costituirsi a sistema di potere in grado di alimentare se stesso. Un'anomalia mostruosa che attraverso meccanismi di autotutela si garantisce livelli di impunità inconcepibili in tutte le altre grandi democrazie occidentali. Un meccanismo perfetto i cui delicati congegni si contrappesano in un eterno equilibrio tra clientelarismi, corruzione ad ogni grado e livello, collusioni con il mondo degli affari e della finanza, penetrazioni mafiose.
Sto generalizzando, è vero, e non è corretto. Perchè anche tra gli esponenti della nostra politica esistono tantissimi elementi votati alla causa del comune interesse, persone che interpretano con serietà e svolgono con correttezza i compiti del loro mandato.
Ma il malcostume e la malafede sono vizi diffusi nei Palazzi, e lo sono in maniera assai bipartisan, senza distinzioni ideologiche o di schieramento. Basti pensare allo scandalo che infuria proprio in questi giorni attorno alle intercettazioni telefoniche dei vertici DS nel periodo dell'affaire Unipol. Un altro esempio di collusione tra affari e politica, tanto più dirompente in quanto coinvolge fazioni politiche la cui ideologia ha tradizioni di antagonismo rispetto alle realtà del capitalismo, non di consenso alle sue regole (a volte anche poco chiare).
Nel grande gioco della finanza, il compito della politica dovrebbe essere quello di chi detta le regole e vigila perchè vengano rispettate; non quello di sedersi al tavolo e giocare, magari barando.
Mi pregio comunicare alla popolazione tutta di codesto simpatico pianeta che in giornata di ieri, addì 13 del mese di giugno dell'anno del Signore duemilasettimo, alle ore 12.15 circa, ho espresso scelta informata in merito alla futura destinazione del mio TFR.
La sfarzosa cerimonia di consegna del modulo firmato si è tenuta presso gli uffici amministrazione del personale alla presenza di due svogliatissime addette.
Copia fotostatica del modulo, impreziosita con data e timbro della Società, mi è stata debitamente restituita a titolo di ricevuta.
Non so -o non ricordo- se ho già parlato dell'ultima impresa degli idioti1. A questa combutta di dilettanti della progettazionme urbanistica non bastava aver ridotto ad una corsia per senso di marcia la statale del Sempione, o aver ingolfato l'ingresso alla zona nuova fiera con la più inutile delle rotatorie: non paghi di cotante maestose cazzate, i geni hanno concepito la madre di tutte le fesserie viabilistiche: la chiusura dell'ingresso di Rho-Pero alla Tangenziale Ovest.
Ebbene, chiunque abbia una minima cognizione circa i volumi di traffico in una grande città come Milano, sa che un ingresso alla tangenziale è come una diramazione aortica: se fermi il flusso, i tessuti vanno in necrosi. Al di là delle analogie fisiologiche, la chiusura di quell'accesso condiziona ormai da parecchie settimane il traffico in un'area già caotica per sua stessa natura. Senza contare che in una situazione già così precaria basta pochissimo perchè i disagi si ingigantiscano a dismisura. Come successo ad esempio proprio ieri mattina all'ora di punta, quando una bisarca in panne ha completamente paralizzato la circolazione sia sulla statale che sulla tangenziale (a tal proposito vorrei ringraziare le forze dell'ordine preposte al controllo del traffico: nell'ora e mezza che ieri ho passato inchiodato nell'ingorgo non si è fatto vedere NESSUNO).
Qualcuno obietterà che i disagi sono inevitabili in quanto in tutta la zona della nuova fiera sono in corso pesanti interventi sulla viabilità e che in futuro, ultimati i lavori, la situazione tornerà "normale". Mi chiedo però se queste conseguenze siano state valutate correttamente in sede di progettazione, e se sono state considerate tutte le possibilità per ridurre al minimo l'imptto sulla viabilità nel corso dei lavori. Io, da utente, do una sola risposta: no.
1tutti coloro che hanno un ruolo nella progettazione e gestione della viabilità nella zona della nuova fiera di Rho-Pero.
Devo dire che qualche sospetto l'avevo avuto, e l'altro giorno su un quotidiano ne ho trovato la conferma: tenetevi forte perchè è una bomba... Tinky Winky è gay!
A essere onesto devo ammettere che quei cavolo di Teletubbies non mi hanno mai convinto. Sospettavo ci fosse qualcosa di poco chiaro sotto. Era una sceneggiata che non poteva stare in piedi: pupazzi pancioni che caracollano tutto il giorno sui prati fioriti balbettando sillabe a caso e canzoncine autistiche... e in che contesto poi: altoparlanti a forma di periscopio che spuntano dal terreno, frotte di conigli (animali simbolo della fornicazione compulsiva) che scorrazzano su per le colline, aspirapolvere che si muovono da soli... Più che un prodotto televisivo per bambini sembrava un delirio onirico indotto dall'abuso di acido lisergico.
A tutto questo ora si aggiunge la denuncia di una signora polacca, esponente di non so quale istituzione cattolica schierata in difesa della famiglia, che accusa Tinky Winky di essere un'icona gay. Un modello negativo nei confronti dei bambini europei che seguono con tanto interesse le vicende dei quattro pelosoni saltellanti.
Secondo l'articolo, apparso su un famoso giornale a distribuzione gratuita, ci sarebbero più elementi che inchiodano Tinky Winky: innanzitutto è viola, il colore dell'omosessualità (non lo sapevo). Poi quell'antenna sulla testa a forma di triangolo (tutti e quattro i mostriciattoli ne hanno di fogge diverse), altro simbolo appartenente all'iconografia gay (pure questo mi sfuggiva). Infine, a ulteriore e definitiva conferma delle sue presunte devianze sessuali, c'è l'inseparabile borsetta rossa. La borsetta è un accessorio tipicamente femminile, quindi per quale motivo Tinky Winky, che si ritiene appartenere al genere maschile, ne fa un così disinvolto sfoggio? La faccenda non è chiara.
A questo punto ritengo però doveroso esprimere la mia personale posizione nei confronti degli omosessuali verso i quali non nutro alcun pregiudizio, convinto come sono che ognuno abbia il diritto di vivere liberamente la propria sessualità, purché questo avvenga nel rispetto della libertà e della dignità altrui.
Credo però che i Teletubbies siano comunque un elemento deviante nella crescita morale dei bambini, ma non per causa del bistrattato Tinky Winky, che in fin dei conti non dà fastidio a nessuno, quanto degli altri tre sciammannati ai quali si accompagna.
Prendiamo ad esempio Dizzy: è un tossico. Si fa sempre i cazzo suoi. Indossa un discutibile cappello pezzato confezionato scuoiando cuccioli di dalmata. Ha una naturale tendenza alla ribellione e sembra quello più incline ad un futuro da delinquente. Credo di averlo sentito bestemmiare in almeno un paio di occasioni.
Poi c'è Lala che è l'unica femmina del gruppo. ma la situazione non la mette per nulla a disagio. Anzi, sta sempre chinata a raccogliere la sua cavolo di palla mostrando con malizia il deretano al resto della banda. Ha disturbi alimentari, non finisce mai la sua tubbiepappa e se mangia un tubbietoast corre subito a vomitarlo di nascosto.
In ultimo Poo, il più piccolo della gang, è viziato e chiassone. Approfitta della minore età per vessare gli altri con i suoi capricci. Ruba sempre la Tubbiepappa a Lala (anche se lei non la mangerebbe lo stesso, per i motivi di cui sopra). A tavola non sta mai composto e tira i pezzi di tubbietoast addosso a Noo-Noo, l'indifeso aspirapolvere di casa. Possiede un monopattino nuovo fiammante ma non lo presta mai a nessuno.
Davanti a così ben più gravi esempi di degrado comportamentale, la borsetta di Tinky Winky costituisce il minore dei mali in assoluto.
Tuteliamo l'integrità morale dei nostri piccoli, boicottiamo i Teletubbies!
Una decina di giorni fa i giornali riportavano la notizia dell'ennesimo avvistamento di Nessie, il famigerato "mostro" di Lochness, un animale di una specie sconosciuta (forse un dinosauro sopravvissuto) che abiterebbe i fondali dell'omonimo lago scozzese.
Gordon Holmes, un tecnico di laboratorio inglese, avrebbe infatti avvistato e filmato una grossa sagoma scura che nuotava appena sotto il pelo dell'acqua. Secondo giudizio unanime degli esperti, il video fornisce le migliori immagini mai riprese dell'animale misterioso.
Peccato che, a quanto mi risulti, il video non sia disponibile su nessun organo d'informazione "ufficiale" (a parte l'onnipotente YouTube), e questo alimenta la mia convinzione che mr Holmes sia solo l'ultimo dei burloni che sulla leggenda del mostro hanno costruito il loro quarto d'ora di notorietà.
Prevedibile poi l'effetto calamità che questo genere di eventi esercita nei confronti dei media, sempre pronti a sbattere il mostro in prima pagina, anche quando di mostro si tratta nel senso più preciso del termine.
Ho letto che il primo avvistamento del genere risalirebbe addirittura al 600 dopo Cristo ad opera di un frate irlandese il quale, sconvolto dalle diaboliche fattezze dell'animale, lo scacciò a suon di esorcismi ed anatemi.
Quindi, se vogliamo realmente credere all'esistenza di Nessie, dobbiamo anche accettare il fatto che la misteriosa bestia ci sta prendendo per il culo da oltre 1400 anni: un po' troppi da digerire per la cosidetta razza dominante. E comunque troppi per accontentarsi di qualche filmato, anche se di buona qualità.
Mi chiedo: possibile che oltre a una manciata di spedizioni di sedicenti scienziati, condita da qualche ecoscandagliata qua e là, nessuna autorità si sia mai sentita in dovere di affrontare la questione in maniera più decisa?
Certo, Lochness con i suoi 56 chilometri quadrati di superficie non è proprio una pozzanghera, ma neanche l'Oceano Indiano perdio! Siamo andati sulla Luna e non riusciamo a vedere cosa si nasconde sotto 230 miseri metri d'acqua dolce? Posso immaginare che la popolazione locale abbia tutto l'interesse a mantenere intatto il velo misterioso sulla faccenda, e che possa aver fatto pressioni sulle autorità affinchè si evitino indagini scientifiche troppo approfondite che potrebbero mettere a rischio il misero indotto economico generato dal "criptoturismo". Come dar loro torto? Hanno a disposizione un miserabile lagaccio nero, freddo, affondato in un paesaggio piovoso e deprimente. Se gli togli il mostro, a 'sta gente tocca cavar sangue dalle rape.
Ma la comunità scientifica deve sapere. NOI, in quanto esseri senzienti, dobbiamo sapere. La nostra fame di conoscenza non conosce sazietà e non può arrestarsi di fronte agli ottusi interessi di qualche villico, perdipiù scozzese.
E allora mettiamolo sottosopra 'sto cazzo di lago! Mandiamo i cacciatorpedinieri a pattugliarlo, infestiamolo coi sommergibili nucleari, avveleniamo l'acqua, bombardiamolo con le mine di profondità e poi draghiamo con le reti tutto quello che galleggia!
Del resto siamo o no la razza dominante di questa palla di fango chiamata Terra? E allora dimostriamolo, eccheccazzo!
In questo esatto momento l'equipaggio di Luna Rossa sta prendendo la quinta mazzata consecutiva dai kiwi di New Zealand.
Bella figura da cioccolatai, altro che popolo di santi e navigatori.1
1 il mio nazionalismo esasperato si manifesta anche su questioni che in realtà non mi interessano granché; come, ad esempio, le competizioni nautiche.
Sparare sulla scuola è diventato lo sport di massa di ogni organo di informazione. L'ho fatto anch'io nel mio piccolo, in altri tempi e in un altro blog. Del resto spalare fango sull'istituzione scolastica non è difficile, di spunti per indignarsi davanti al progressivo inesorabile degrado del sistema educativo se ne presentano ogni giorno a mazzi.
L'indignazione si accompagna poi al solito interrogativo: dove andremo a finire?
Io una risposta ce l'ho: posso dirla? Finiremo nella merda. Olè.
C'è da stupirsi? E perchè poi? facciamo un pò di facile demagogia: la scuola è uno degli specchi della nostra società; anzi, è LO specchio della nostra società, e adesso che si è rotto ci toccano 700 anni di sfiga.
Sul valore della preparazione e i livelli di conoscenza che la scuola italiana è mediamente in grado di assicurare ho già espresso la mia opinione a suo tempo.
Ma questo è solo un aspetto, seppur fondamentale, di uno scenario più ampio. Perchè non basta la mediocrità dei metodi didattici, nè la scarsa preparazione del corpo docente, e neanche la carenza della infrastrutture, per giustificare il degrado del sistema. La scuola è un masso che rotola assieme ad altri mille nella frana della nostra società, solo che è il più grosso, quello che fa più rumore, e che nel suo rovinare ne trascina tanti altri con se.
Volendo guardare la cosa da un'altra angolazione potremmo addirittura credere che il nostro sistema scolastico sia perfetto. E' uno schifo che prepara allo schifo.
Perchè, fuori dalle aule il mondo è diverso? Nel mondo del lavoro, in televisione, nella politica: non è bene o male lo stesso sfacelo morale?
I bulli di oggi saranno i Fabrizio Corona di domani, le ragazzine che mostrano le tette ai compagni non sognano altro che un futuro da letterina (e hanno già capito qual'è la strada giusta per arrivarci), il liceale che fuma erba in classe oggi sarà il commercialista cocainomane di domani.
E dalla stessa fogna uscirà anche la futura classe politica, abbastanza abietta sul piano morale da garantire al sistema -incluso quello scolastico- ulteriori e ancora inimmaginabili tracolli.
E' un meccanismo malato che alimenta sé stesso, che prospera nella perdita dei valori, nel malcostume diffuso, nella volgarità di ogni forma e colore.
Di chi è la colpa? Di tutti. Tutti chi? Genitori, insegnanti, classe politica, televisione, modelli culturali deviati. E' materia per sociologi da salotto tv.
Sto generalizando, ovviamente. E' una cosa che ho imparato a scuola.
Di SuperCirio addì 01/06/2007 @ 22:27:31, in music, linkato 970 volte)
Ho sentito che la CBS si è comprata LAST.FM per 280 mln di dollari. Per gli appassionati di musica, soprattutto dell'universo indie e anti-mainstream, non è certo una bella notizia.
Tra l'altro la vicenda segue di pochi giorni un'altra brutta novità che ha scosso il pianeta della free music online: la chiusura di Pandora all'utenza italiana.
Potrebbe essere una fase recrudescente nell'eterna lotta tra major discografiche e musica online. Oppure la minaccia monopolistica di un'entità sovranazionale che mira al controllo della fruizione di contenuti musicali, in rete e non. O ancora qualche organizzazione paragovernativa che tramite il dominio dell'industria discografica attua oscure forme di controllo sociale.
In ogni caso, la mia resistenza attiva contro queste minacce di oscurantismo musicale non conoscerà tregua!
Visto che siamo in argomento, mi permetto di consigliare un bell'album di fresca uscita: "la seconda rivoluzione sessuale" dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Segue assaggio:
Per quante tribolazioni abbia tentato finora, non c'è verso di trovare un cazzo di driver per la mia webcam che sia compatibile con il cazzo di Windows Vista stramaledetto.
Pertanto, miei affezionati ammiratori, potrete conoscere ogni dettaglio e movimento della mia giornata seguendomi in tempo (quasi) reale su questo servizio. Vi si trovano indicazioni su ciò che il vostro eroe sta facendo/dicendo/pensando in alcuni momenti della giornata scelti a cazzo secondo l'umore o il tempo a disposizione per aggiornare.
Sulla genuinità delle informazioni garantisco in prima persona, che son io a compilarle quindi più genuine di così si schiatta.
Certo, ai vincitori si rende sempre e comunque onore, e io non voglio essere da meno ma... cosa sarà mai quell'"Inzaghi's handball goal" di cui parlano i giornali inglesi? ;)
Ogni domenica sera ci ricasco, regolarmente.
Eppure comincio già prima di cena ad autocondizionarmi: "questa sera niente Report su RaiTre". All'inizio quasi mi convinco. "Stasera non guardo Report. Stasera non guardo Report". Me lo ripeto in continuazione, come un mantra, per tutta la cena e anche dopo.
Guardare Report mi fa male, lo so. E allora ci provo a resistere.
Ci ho provato anche l'altra sera. Finiva un bel weekend, non volevo rovinarlo proprio all'ultimo. E invece sembra che a RaiTre lo facciano apposta a organizzare il palinsesto in modo da piazzarti Report nel momento più delicato della settimana. Il weekend finisce, l'indomani ci si alza presto, che un'altra settimana di duro pendolarismo sta per aprirsi... insomma, la sera della domenica di motivi per angosciarsi ce ne sono già fin troppi. Perchè allora farsi del male con le inchieste di Report su questo schifo di paese?
Eppure è una specie di droga, un alcaloide perverso che mi spinge, ogni puntata, a incazzarmi nero davanti al video che mi vomita addosso scandali e vergogne che solo in un paese di burattini mafiosi come il nostro possono esistere.
Sarà una forma di masochismo? Forse, e pare anche molto diffusa. Le inchieste della Gabanelli sono sempre gli argomenti più gettonati tra i colleghi nella pausa mensa del lunedì. Forse perchè l'indignazione (per chi ancora è capace di indignarsi) è un po' come il dolore: condividerla aiuta a sopportarla meglio.
Provate a immaginare un gruppo lavoratori del settore privato, malpagati e con mesi di ferie arretrate, che si ritrovano il lunedì mattina a commentare l'inchiesta sull'assenteismo e gli sprechi nella pubblica amministrazione.
Giuro: domenica prossima non guarderò Report. So che il fegato mi ringrazierà.
Santoro è tornato in trincea, e stavolta sembra voglia fare dei gran botti. Corriere.it racconta oggi che il pasionario di AnnoZero avrebbe intenzione di costruire un'intera puntata del suo programma intorno ad un documentario-denuncia (acquistato dalla BBC, mica pizza e fichi) sul ruolo omertoso e compiacente dei vertici ecclesiali anglosassoni riguardo tanti casi di pedofilia tra i preti.
L'attuale papa ne esce poi particolarmente concio: gli autori della denuncia sottolineano un suo ruolo primario nel favorire la copertura e la messa a tacere di tanti scandali che hanno riguardato abusi sessuali su minori da parte di sacerdoti.
Apriti Cielo.
L'Avvenire ha già definito il documentario come materiale "da bidone della spazzatura", i capoccioni vaticani sono in agitazione e minacciano anatemi mentre i baciapile della tv pubblica affilano le spade pregustando la definitiva decapitazione mediatica di Santoro.
E' solo un'altro capitolo dello scontro tra mondo laico e tradizione cattolica, un dualismo abbastanza stucchevole visto che in questa povera Italia schiava di Ratzinger le battaglie tra Stato e Chiesa finiscono sempre con la vittoria di quest'ultima.
Nel caso qualcuno volesse emanciparsi dalla furia censoria di papi e cardinali sappia che la tecnologia è dalla sua parte: su YouTube sono disponibili le clip del documentario originale con tanto di sottotitoli in italiano.
Da guardare e, soprattutto, meditare.
In Italia uno dei rituali sportivi più assurdi è la passione collettiva che dilaga ogni quattro anni per la coppa America. Gente la cui massima esperienza in ambito marinaresco è stato un Livorno-Olbia sui traghetti Tirrenia improvvisamente si scopre esperta di scafi, vele e tecniche navigatorie. Uno spasso.
Ammetto di averci provato anch'io in tempi non sospetti ad approcciare le vicende sportive di LunaRossa & co, ma è stata una meteora passionale: troppo noioso. Per me la nautica è un pò come la pesca: devi praticarla in prima persona, altrimenti sentirne solo parlare in tv è una rottura di coglioni.
E poi perchè proprio la vela e non, ad esempio, il cricket? Chi lo ha mai cagato, il cricket? Eppure nel subcontinente indiano milioni di persone lo seguono con lo stesso fervore che noi dedichiamo al calcio. In India e Bangladesh è lo sport nazionale e i suoi giocatori migliori sono trattati alla stregua di semidei, esattamente come da noi i vari Totti&Co.
Eppure sfido chiunque tra i miei connazionali a conoscere da quanti giocatori è composta una squadra di cricket, o che forma ha il campo da gioco (ammetto che il cricket preveda un campo da gioco).
Eppure preferiamo infiammarci per quattro cazzoni in pantaloncini e occhiali a specchio che si affannano in strane operazioni a bordo di una bagnarola costosissima. Non me lo spiego. C'entrano forse le nostre tradizioni di santi e navigatori? Eppure mi risulta che tra i maggiori competitor di questa coppa ci sia un equipaggio svizzero. Svizzeri! Ci giochiamo un trofeo nautico contro gente che per andare in spiaggia deve varcare la frontiera.
E allora si può trattare di semplice campanilismo? Spirito nazional-sportivo? Se è per questo anche il sopracitato cricket ha la sua bella federazione con tanto di nazionale azzurra.
E poi il cricket si potrebbe anche integrare nelle discipline olimpiche, mentre con la vela sarebbe più problematico: a Pechino manco c'è il mare...
Beh, a Milano passeggiando dopo pranzo coi colleghi alle spalle del duomo può anche capitarti di incrociare un plotone di soldati della Wermacht armati ed equipaggiati di tutto punto...cosa c'è di strano? A me è successo proprio oggi:
Tempo fa leggevo da qualche parte una storiella simpatica su un presunto virus informatico elaborato da hacker rumeni pasticcioni i quali, assolutamente digiuni di informatica e incapaci di elaborare un virus vero e proprio, scrivevano una mail alle potenziali vittime pregandoli di provvedere direttamente alla cancellazione di alcuni file di sistema.
Oggi mi è arrivata una mail dal contenuto ugualmente surreale il cui mittente, un fantomatico capitano Mazzi della polizia di stato, mi contesta di aver visitato alcuni siti da dove avrei scaricato file mp3 pirata.
Ora, è vero che a volte i funzionari delle forze dell'ordine non hanno una gran padronanza della lingua italiana ( barzellette e aneddoti sul tema si sprecano), però 4 paragrafi senza mai usare uno straccio di accento mi sembra esagerato anche per il capitano Mazzi, no? Ah, Ovviamente neanche ci penso a "desarchiviare" l'allegato!